Alla Camera dei Deputati quattro mozioni su Gaza, esposte bandiere palestinesi. Conte: “È genocidio”
Legge commosso un elenco lunghissimo di nomi Angelo Bonelli, deputato di Alleanza verdi e sinistra, sono i nomi dei bambini morti a Gaza. La seduta ha all’ordine del giorno la discussione delle mozioni su Gaza, ma l’Aula è mezza vuota: due ore dopo l’inizio dei lavori sono pochi i deputati presenti dell’opposizione e solo una dozzina quelli della maggioranza. Alla fine della mattinata è passata, come era prevedibile, la mozione di maggioranza: con 166 voti favorevoli, 110 contrari e 8 astenuti. Respinte le mozioni presentate da Pd-M5s-Avs e Azione. Semaforo verde a una parte della mozione di Italia Viva.
È lo stesso Bonelli a presentare all’aula della Camera la mozione unitaria delle opposizioni (Pd, M5S e Avs) sulla situazione in Cisgiordania e nella Striscia. “Chiediamo giustizia, dignità umana e che il governo dica qualcosa in difesa di questi bambini morti – dice Bonelli – E chiediamo che Meloni ritiri l’ambasciatore e dica sì alle sanzioni a Israele. Schieratevi dalla parte giusta della storia e non voltate le spalle a chi viene ucciso, siamo davanti a una pulizia etnica”. I deputati di opposizione e di maggioranza si sono alzati in piedi. Ma Meloni aveva detto all’ultimo question time proprio alla Camera che non ha alcuna intenzione di richiamare l’ambasciatore italiano a Tel Aviv.
“Chiediamo al governo Meloni di fare come hanno già fatto la Spagna, l’Irlanda, la Norvegia e presto pure la Francia: riconoscere pienamente lo stato di Palestina”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein, pronunciando alla Camera la dichiarazione di voto. Bisogna, ha aggiunto, “procedere finalmente all’affermazione di due diritti, che devono essere riconosciuti a due popoli”. Israeliani e palestinesi “vanno liberati dalla trappola di odio nella quale sono imprigionati dal governo estremista di Netanyahu da un lato e di Hamas dall’altro”. Bisogna riaffermare “il diritto del popolo palestinese a vivere in pace in uno stato libero e sovrano e il diritto del popolo israeliano a vivere in sicurezza, senza che nessuno neghi Stato di Israele il diritto di esistere”.
Il presidente del M5s Giuseppe Conte torna a scandire la parola “Ge-no-ci-dio” durante il suo intervento. “C’è un Italia, lo dico ai giovani che sono qui e che ci guardano da casa, che non si vuole sporcare il tricolore del sangue dei palestinesi. Prendo un impegno solenne a nome della mia intera comunità politica. Ci batteremo perché questi crimini di guerra, questo indelebile sfregio contro l’umanità siano siano perseguitati e i responsabili siano puniti come meritano”. Così Conte. “Faremo in modo che il tribunale della storia non dimentichi e che l’ignominia si riversi su di loro e sui loro complici a perenne memoria delle loro nefandezze. Le loro mani sporche di sangue troveranno un’Italia in piedi che urla e agisce, che non accetta il bagaglio che non è zitta e complice”, ha concluso.
Conte e il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, deputato di Avs, con delegazioni di parlamentari dei due partiti hanno partecipato al presidio pro Palestina, “in favore della fine delle atrocità a Gaza”, in corso davanti alla Camera, mentre in Aula sono in discussione le mozioni. I manifestanti, fra cui molti appartenenti alle associazioni che hanno partecipato alla carovana che ha raggiunto il valico di Rafah, hanno scandito slogan come “Assassini” e “Palestina libera”. Sul muretto di fronte piazza Montecitorio è stata appesa una grande bandiera della Palestina. Fra i manifesti: “Stop genocidio”, “Basta con l’occupazione illegale”, “Cessate il fuoco” e “Auschwitz Gaza”. Su uno, compariva la foto della senatrice Liliana Segre e la scritta: “Io ti simo, ma come puoi non urlare contro il genocidio”.
Le quattro mozioni su Gaza
Un documento congiunto è stato presentato da Pd, M5S e Avs; un altro da Italia Viva; un terzo dalla maggioranza e un quarto da Azione.
Bonelli sottolinea in aula l’assenza del ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “È un pessimo segnale in un momento in cui c’è una discussione di questo genere in Parlamento. Ieri la gran Bretagna ha richiamato l’ambasciatore in Israele come avevamo chiesto noi al question time alla premier Meloni, richiesta che è stata invece respinta. L’Italia ha invece votato contro la revisione dell’accordo Ue-Israele”. Unico esponente presente per il governo è il sottosegretario Silli.
La mozione unitaria di Pd, M5s e Avs, impegna l’esecutivo a “provvedere all’immediata sospensione dell’importazione degli armamenti dallo Stato di Israele”, a “sostenere in sede europea l’adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario” e a “dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale”.
Lo stesso documento chiede anche di “riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967, con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele” e di “intraprendere con urgenza, nelle opportune sedi internazionali ed europee, ogni iniziativa utile volta all’immediata interruzione, nonché alla ferma condanna del Piano ‘Carri di Gedeone’, atto finale mirato a concludere un progetto di annientamento sistematico di una popolazione martoriata dal conflitto in atto nella Striscia di Gaza”.
Il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, Roma
Il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, Roma (ansa)
La mozione di maggioranza che è passata chiede invece di “sostenere, insieme ai partner europei e internazionali, ogni tentativo di soluzione negoziata tra Israele e i rappresentanti palestinesi – anche a partire dal piano predisposto dai Paesi arabi – per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza e per consolidare in modo permanente la cessazione delle ostilità, anche nell’ottica di rilanciare un processo politico verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente, basata sulla soluzione dei due Stati, con Israele e uno Stato di Palestina che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, all’interno di confini mutualmente riconosciuti”.
Il documento chiede di “lavorare affinché le parti, nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della legalità internazionale, giungano all’immediata cessazione dei combattimenti, alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, al ripristino delle condizioni che consentano l’assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza”.