Sono passati 45 anni, i tribunali hanno scritto una verità giudiziaria, ma la memoria della strage della stazione di Bologna continua ad essere terreno di scontro politico. Una strage che, come ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella “ha impresso sull’identità dell’Italia un segno indelebile di disumanità da parte di una spietata strategia eversiva neofascista che mirava a colpire i valori costituzionali, le conquiste sociali e, con essi, la nostra stessa convivenza civile”.
Il 2 agosto 1980 era un sabato di esodo per le vacanze, proprio come quello del suo 45/0 anniversario: alle 10.25 una bomba esplose nella sala d’attesa della stazione di Bologna provocando 85 morti e oltre 200 feriti. Dopo 45 anni di depistaggi e ostacoli, i tribunali, conclusi numerosi processi, hanno scritto una verità: gli esecutori materiali furono i terroristi neofascisti, i mandanti Licio Gelli e i membri della loggia massonica P2, che quella strage la idearono, la organizzarono e la finanziarono, anche con l’aiuto dei Servizi Segreti. E così il primo anniversario con una sentenza definitiva scritta dalla Cassazione sulle responsabilità della vicenda è stato uno dei più partecipati, ma anche uno di quelli dai toni più accesi degli ultimi anni.
Si sono, dopo tanti anni, risentiti anche i fischi in piazza, quando il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi ha citato il presidente del Senato Ignazio La Russa. E proprio Bolognesi, che dopo la cerimonia ha lasciato la guida dell’associazione al suo vice Paolo Lambertini, ha attaccato frontalmente il governo e la presidente Giorgia Meloni: “una cosa – ha detto, riferendosi anche agli screzi che seguirono la cerimonia dell’anno scorso – è il rispetto per le istituzioni, un’altra cosa è l’accettazione di riscritture interessate della storia, cosa che non siamo in alcun modo disposti a far passare. Presidente Meloni – è andato avanti parlando a una piazza gremita di fronte alla stazione – condannare la strage di Bologna senza riconoscerne e condannarne la matrice fascista è come condannare il frutto di una pianta velenosa, continuando ad annaffiarne le radici”.
La premier ha parlato solo attraverso una nota nella quale ha assicurato che “Il governo continuerà a fare la sua parte in questo percorso per arrivare alla piena verità sulle stragi”, definendo “terrorismo feroce” quello che ha colpito a Bologna senza però citare la matrice fascista della strage. “Una delle pagine più buie” della storia di Italia, ha aggiunto. A rappresentare il governo alla cerimonia c’era la ministra dell’Università, la bolognese Anna Maria Bernini, che nell’incontro in Comune con i familiari che tradizionalmente precede il partecipatissimo corteo, ha parlato di “una strage oscena, orrenda, che i magistrati hanno definito di eversione neofascista”. Per poi prendere le distanze dalle parole di Bolognesi, che nel suo intervento ha attaccato anche la separazione delle carriere dei magistrati e il ddl sicurezza:
“Qualunque collegamento con l’orrore della strage e l’attualità o l’attuale governo – ha aggiunto – lo respingo senza se e senza ma”. Bernini è rimasta sul palco per tutto l’intervento di Bolognesi: “proprio il profondo rispetto che a titolo personale e come rappresentante del governo nutro nei confronti dei familiari delle vittime”. In piazza anche il presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale al suo esordio in questo ruolo (“ma sono sempre venuto con la fascia tricolore come sindaco di Ravenna”, ricorda) i parlamentari bolognesi, fra cui Pier Ferdinando Casini ed Elly Schlein, segretaria del Pd, che ha invitato “anche chi governa a leggersi le sentenze”. Sentenze la cui pubblicazione è peraltro al centro di un altro terreno di scontro.
“Ci batteremo a ogni livello – ha detto il sindaco Matteo Lepore – affinché siano pienamente pubblicate le sentenze sulla strage, così come prevede la legge italiana e come invece impedirebbero il decreto del governo e la circolare dell’archivio di Stato. Tutti devono potervi accedere alle sentenze. Il governo non osi insabbiare questa verità”. Oltre alle complicità negli apparati dello Stato, Mattarella, nel suo messaggio, ha ricordato anche la fermezza con cui risposero il Paese e Bologna in particolare. Quella fermezza che anima numerose iniziative culturali come il concerto in piazza Maggiore quest’anno diretto da Oksana Lyniv. E che si rinnova alle 10.25 di ogni 2 agosto quando l’intera città si ferma in silenzio ad ascoltare tre fischi del treno che ricordano le 85 vittime innocenti della più grave strage di civili avvenuta in Italia in tempo di pace.