Il ricorso alla Corte costituzionale potrebbe essere la strada utile a sciogliere il nodo legato al ruolo del capo gabinetto al Ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi, nel caso Almasri. Bartolozzi, indagata di false dichiarazioni davanti al Tribunale dei Ministri rese nella veste di persona informata sui fatti, deve essere giudicata autonomamente dai giudici ordinari o può esserlo dal Tribunale dei Ministri, pur non essendo ministro o parlamentare e non essendo sottoposta ad immunità?
Secondo l’ex capogabinetto e costituzionalista Alfonso Celotto, professore ordinario all’università Roma 3, “questo è il punto cruciale della vicenda, degno della Corte costituzionale, cioè meritevole di un conflitto di attribuzioni fra poteri”, come lascia presagire l’approvazione da parte della Giunta per le autorizzazioni della Camera della proposta della maggioranza di chiedere alla Procura ed al Tribunale dei ministri informazioni sul caso, “perché – spiega all’Adnkronos – ove ci sia un atto di un Tribunale ordinario contro la Capo Gabinetto può essere sollevato il conflitto di attribuzioni”.
Ma Bartolozzi va considerata dirigente statale ‘laica’ o, in quanto ausiliaria del ministro della Giustizia Nordio, una figura politico/ministeriale? “Qui risaliamo a Crispi che (a fine 800, in particolare nel 1887-1891 e nel 1893-1896 – ndr) affianca alla figura del ministro un segretario particolare, un tecnico, una figura fiduciaria del ministro, che quindi si colora di politica, e che media fra politica e amministrazione”, risponde. “Certo è – rimarca – che da Capo gabinetto Bartolozzi esegue ed attua ordini di un ministro su un caso delicato”.
Quindi Celotto guarda alla giurisprudenza costituzionale: “Il caso Bartolozzi è simile a quello Ruby/Berlusconi – rileva – L’unica differenza è che Berlusconi era un primo ministro mentre Bartolozzi è un capo gabinetto. Il nodo su Berlusconi fu: la telefonata in questura per far rilasciare Ruby era un reato ministeriale o comune? E la questione arrivò in Corte costituzionale. Qui invece il reato è sicuramente ministeriale, ma bisogna capire se il funzionario laico deve essere giudicato insieme a Nordio, Piantedosi e Mantovano dal Tribunale dei ministri o separatamente dal giudice ordinario”.