Israele ha colpito di nuovo Gaza City con tre violenti attacchi aerei nel giro di pochi minuti. Le esplosioni si sono sentite a distanza di chilometri. Un missile è caduto vicino l’ospedale al-Shifa, creando panico e terrore tra i pazienti e il personale medico. I jet hanno bombardato anche Khan Younis, nel sud, mentre dalle zone occupate i carri armati israeliani colpivano Nuseirat e Deir al-Balah, nel centro di Gaza. Almeno due persone sono state uccise nel quartiere di Sabra, a Gaza City, altre cinque all’interno di un veicolo a Khan Younis. Ci sono bambini tra i feriti. Il cessate il fuoco è stato rotto con la «violenza immediata» che il premier Benyamin Netanyahu ha ordinato all’esercito.
Le ha definite «piccole schermaglie» il vicepresidente degli Stati uniti, JD Vance, fiducioso che la tregua reggerà, anche se è palese che Israele non ha intenzione di farlo. E nonostante i morti e nonostante l’occupazione israeliana di aree aggiuntive della Striscia.
Secondo il Canale 12 israeliano, sarebbero già in corso colloqui tra Tel Aviv e Washington per definire l’ampiezza dei nuovi domini assoggettati con la forza. I piani israeliani e americani prevedono che la ricostruzione di Gaza parta solo all’interno delle aree che l’esercito attualmente controlla, affidate in parte alle milizie mercenarie che finanzia e arma. Potrebbe essere questo l’obiettivo finale dell’ultima, grave violazione israeliana del cessate il fuoco. La 125esima dall’11 ottobre, secondo l’Ufficio media di Gaza. I morti di martedì si aggiungono alle 94 vittime delle ultime due settimane.


