[sg_popup id=”106217″ event=”inherit”][/sg_popup]Arriva alla fine della stagione estiva la nota della Regione Lazio (Area Economia del Mare)- rivolta ai gestori delle spiagge libere del comune di Nettuno – con la quale si comunica che i servizi che i titolari di convenzione possono offrire sulle spiagge libere sono: assistenza e salvataggio; servizi igienici accessibili anche ai diversamente abili; servizi di pulizia; percorsi fino alla battigia per la fruizione dell’arenile anche da parte dei diversamente abili. In nessun caso – ed è questa l’anomalia che ha scatenato la rabbia dei concessionari – sulle spiagge libere oggetto di convenzione possono essere occupati spazi dove il titolare possa svolgere attività economiche e offrire servizi diversi da quelli su descritti.
Pertanto l’occupazione di spazi demaniali con strutture di facile rimozione di 25 mq, devono essere riservati esclusivamente per finalità di pubblico uso (igiene, assistenza pulizia, salvataggio), pena la revoca della convenzione. In sintesi, niente chioschi sulle spiagge libere, non essendo autorizzato l’utilizzo commerciale della struttura. Una decisione assolutamente non condivisa dai gestori delle spiagge libere che non hanno possibilità, in tal modo, di rientrare delle spese impegnate per i servizi offerti.
“A Nettuno succede anche questo – commenta uno dei gestori -Dopo aver vinto un regolare bando con determina del mese di marzo, l’assegnazione è avvenuta a fine luglio e già la cosa, di per sé, ci pareva assurda. Mai avremmo immaginato, però, che il bello dovesse ancora venire. In questi giorni ci è stata notificata tramite pec dal comune di Nettuno una lettera con la quale ci viene imposto di non poter svolgere attività economica sull’arenile assegnatoci. Non abbiamo la possibilità di mettere né il chiosco né noleggiare lettini ma dobbiamo comunque garantire la pulizia, il salvataggio, l’accesso ai disabili ecc. Nessuno sembra aver tenuto conto del fatto che sono state fatte decine di migliaia di euro di investimenti da parte nostra. Come dovremmo rientrare delle spese sostenute? Il bando era chiarissimo, ad oggi il Comune ci deve spiegare come sia possibile una cosa del genere, o perché esistano spiagge di serie A e di serie B. Noi ci batteremo fino all’ultimo, cari signori che state impedendo a dodici famiglie di lavorare. Andremo per vie legali e qualcuno ci dovrà risarcire”.