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Arrestato in Grecia il presunto killer di Villa Pamphili. Lo Voi: “Forti indizi di colpevolezza”

Il presunto responsabile del duplice omicidio avvenuto a Villa Pamphili, a Roma, è stato arrestato in Grecia. Si tratta di Rexal Ford, cittadino statunitense di 46 anni, fermato sull’isola di Skiathos mentre cercava di confondersi tra i turisti.

Su di lui “pesano forti indizi di colpevolezza per l’omicidio della bambina” trovata a poca distanza dalla madre a Villa Pamphili sabato”. A dirlo è il procuratore di Roma Francesco Lo Voi in una conferenza stampa in Procura. “Abbiamo già inviato un mandato di arresto europeo emesso dal gip”, ha aggiunto.

L’uomo ha raccontato agli investigatori che la bambina “era sua figlia” ha detto il procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Cascini, sottolineando però che “non ci sono al momento elementi scientifici per avere la certezza della relazione parentale”.

Le vittime, una donna e la sua bambina di pochi mesi, entrambe americane, erano state trovate senza vita sabato scorso nel parco romano. Il corpo della madre era stato scoperto per primo, seguito poco dopo da quello della figlia, a pochi metri di distanza.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Roma, hanno portato all’identificazione dell’uomo grazie all’analisi delle celle telefoniche e alle immagini delle telecamere di sorveglianza. Un testimone ha riferito di aver assistito a una lite tra la donna e l’uomo nei giorni precedenti al ritrovamento dei corpi, circostanza che aveva richiesto l’intervento delle forze dell’ordine.

Secondo quanto riportato, Ford sarebbe stato ripreso mentre teneva in braccio la bambina, che indossava una tutina rosa successivamente ritrovata tra i rifiuti. Le autorità italiane hanno emesso un mandato di arresto internazionale con l’accusa di duplice omicidio aggravato.

La scoperta dei cadaveri e le indagini

La storia burrascosa e difficile di quella mamma, trovata morta quasi una settimana fa, nascosta da un sacco nero, tra le sterpaglie, poco distante dal corpicino senza vita di sua figlia di pochi mesi, è stata ricostruita dagli inquirenti attraverso tante testimonianze di quel mondo di invisibili, dalle immagini delle telecamere di sorveglianza che le ritraevano spesso con quell’uomo di ‘carnagione olivastra’ con cui, nel bene e nel male, formavano una famiglia e vivevano per strada, tra i giardini, tra le mense della Caritas e della Comunità di Sant’Egidio della Capitale.

Ma a parlare di quella mamma e figlia sono anche i 40 reperti trovati nell’area in cui bivaccavano, la stessa dove sono stati ritrovati i cadaveri, prelevati dalla scientifica: un reggiseno, il sacco a pelo della donna, un vestitino rosa della bimba finito nel bidone. E poi quella tenda che era la loro casa, riconducibile a un’associazione benefica che ne fa dono ai senza tetto, previa consegna di un documento.

Dell’uomo si erano perse perse le tracce: si sospettava fosse fuggito all’estero dopo essere – inspiegabilmente – tornato nell’area in cui era stato abbandonato il corpo della donna, già morta, forse per cause naturali, forse no. Ma lì quell’uomo è tornato per lasciare anche il corpo senza vita della bambina, deceduta qualche giorno dopo la madre, come rivelato dall’autopsia, per strangolamento.

A dare una dritta determinante alla Squadra Mobile e gli agenti dello Sco, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dal sostituto procuratore Antonio Verdi, è stata una segnalazione arrivata mercoledì sera al programma tv “Chi l’ha visto?”. Nella trasmissione si è parlato anche del loro caso ed erano stati rilanciati i quattro tatuaggi che la donna aveva in varie parti del corpo.

 

Una telefonata di un telespettatore ha chiamato, ricordando che giorni prima del ritrovamento dei cadaveri aveva visto litigare una donna e un uomo, non lontano da Villa Doria Pamphili. Si era trattato di uno scontro violento tanto che era intervenuta sul posto una volante della polizia. Gli agenti in quell’occasione avevano così identificato quella donna e quell’uomo e si è quasi certi che fossero proprio loro, la vittima e il suo presunto omicida prima della tragedia.

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