La sentenza della Corte d’Assise ha accolto la tesi dei difensori dei quattro agenti di Polizia che erano accusati della morte del detenuto il 9 settembre 2008.
La Corte d’Assise di Frosinone ha assolto i quattro poliziotti – Salvatore Lupoli, Alessio Sparacino, Daniele Bruno, Massimo Cocuzza – accusati di aver causato la morte di Stefano Brunetti, di 43 anni, il 9 settembre del 2008, il giorno dopo il suo arresto. Sono stati assolti con formula piena per “non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste”, come si legge nella sentenza. Sui quattro agenti del commissariato di Anzio pendeva l’accusa di aver provocato, in concorso tra loro, la morte di Brunetti dopo averlo arrestato e trattenuto presso le camere di sicurezza del commissariato fino all’accompagnamento in carcere, con percosse e lesioni personali, colpendolo più volte con un mezzo contundente all’altezza del torace fino a provocare un’insufficienza cardiocircolatoria. Ad aggravare l’accusa anche l’abuso di potere e il fatto di aver falsificato il verbale d’arresto. I poliziotti avevano attestato che Brunetti, oltre a sferrare calci e pugni su tutta la struttura delle camere di sicurezza, avesse tentato gesti di autolesionismo. L’uomo morì al pronto soccorso dell’ospedale di Velletri, dopo aver detto di essere stato pestato dai quattro agenti in commissariato. Il pubblico ministero Luigi Paoletti aveva chiesto la condanna a dieci anni per Lupoli e Sparacino, che avevano in custodia l’arrestato da quando era entrato in commissariato fino all’arrivo in carcere, mentre per gli altri due, Cocuzza e Bruno, era stata chiesta l’assoluzione dall’omicidio preterintenzionale con la condanna a un anno per aver falsificato il verbale d’arresto. Oggi i la Corte d’Assise ha assolto i quattro accogliendo la tesi dei difensori degli imputati Claudio Borgianni, Maurizio Curcio, Marco Fagiolo e Giovambattista Maggiorelli sul fatto che non esisteva alcuna prova del pestaggio, confermando quanto hanno sempre dichiarato gli agenti attribuendo al Brunetti atti di autolesionismo.