I tre, accusati di tentato sequestro di persona, violenza privata e lesioni personali si sono professati innocenti
di Elisabetta Bonanni
Sono rimasti in silenzio davanti al giudice che li ha interrogati Angelo e Michele Cavacece, padre e figlio di Aprilia, coinvolti nell’operazione Cannibal, portata avanti dal Commissariato di polizia di Anzio. I due sono stati interrogati nella mattinata di ieri insieme a Valter Miliucci, originario di Sezze. I tre sono accusati di tentato sequestro di persona, violenza privata e lesioni personali in un blitz a danno di uno straniero in cui erano coinvolte altre persone attualmente ricercate. Secondo gli inquirenti il 20 febbraio scorso i tre, con alcuni complici, avrebbero aggredito e ferito a colpi di pistola un cittadino romeno ritenuto responsabile di un furto di pneumatici in un capannone di Nettuno in cui loro smontavano auto rubate per poi rivendere i pezzi. Durante l’interrogatorio di garanzia, davanti al gip Nicola Iansiti, i tre arrestati hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, professandosi innocenti rispetto alle pesanti accuse che gli sono state mosse. ll quadro accusatorio e le prove raccolte dalla polizia, tuttavia, sembrano piuttosto solide. A tradire i tre, il fatto che durante il furto di una vettura di lusso dotata di gps, questo non si sia spento nonostante le manovre della banda per disattivarlo. Questo disguido ha portato le forze dell’ordine ad individuare due dei magazzini in cui le auto rubate venivano “cannibalizzate” creando un giro di affari per il gruppo pari a 350\400mila euro a trimestre.