Processo Mythos. Il pentito Belnome: a Nettuno la base della ‘ndragheta

Durante il processo Mythos in svolgimento a Velletri il pentito Belnome rivela che il capo della Locale ‘Ndrangheta ha un bar a Nettuno. Stralci dell’articolo del ‘Il Fatto Quotidiano’

Il collaboratore di giustizia Antonino Belnome – che ha deposto il 20 aprile davanti al Tribunale di Velletri per il processo Mythos contro la cosca Gallace – non ha dubbi: “Molte Locali di ‘ndrangheta della Brianza erano alleate con lui, aveva posto le basi per rendere autonoma la Lombardia e voleva uccidere lo stesso Vincenzo Gallace”. Uno scontro che apparirà chiaro dopo l’operazione Infinito della Dda di Milano, ricostruito meticolosamente dal collaboratore di giustizia. Con alcuni dettagli inediti, che aprono nuovi scenari sul litorale romano, dove la cosca Gallace – nonostante i processi e le condanne – appare ancora oggi presente e attiva.  -Scrive Andrea Palladino sul Il Fatto Quotidiano, nella ricostruzione dell’uccisione del boss Novella da parte dello stesso pentito, – Dopo l’omicidio di Carmelo Novella, Antonino Belnome fa il grande salto, verso la ‘ndragheta che conta: “Io ricevetti solo le doti, fino al grado di padrino, nessun compenso economico. Mi avevano dato grande importanza, ero rappresentante in Lombardia di qualsiasi cosa, mi avevano dato molto spazio, nell’operatività del nord ogni decisione era presa da me. Quando andavo in Calabria – ha spiegato Belnome – mi confrontavo, prendevo le novità. Mi hanno cresciuto Andrea Ruga e Vincenzo Gallace, ogni loro parola io la studiavo, io ci riflettevo”. Rappresentava, Belnome, l’investimento del gruppo nella generazione di origine calabrese cresciuta al Nord: “Avevo una mentalità vecchia e nuova”. Mantenendo sempre – forte e atavico – il legame con la Calabria: “Come le ho spiegato qualsiasi locale che non sia in Calabria è sempre un distaccamento dalla casa madre. Quindi non sarà mai importante come uno della Calabria, c’è sempre un cordone ombelicale”. Ma, per la ‘ndrangheta, gli affari si svolgono altrove: “Il vero business non si fa in Calabria, si fa dove la ‘ndrangheta si mimetizza, nella grandi metropoli. Giù non sarebbe possibile”. Con una regola, però, sempre in mente: “La sua base strategica è però sempre la Calabria”.

 Le due operazioni del Ros del 2004 – conosciute come Appia e Mythos – furono le prime a colpire duramente i gruppi Gallace e Novella. Il primo troncone si è  concluso poco più di un anno fa con dure condanne per 416 bis, dimostrando l’attività del gruppo anche nel Lazio, tra le città di Anzio e Nettuno. Secondo la ricostruzione di Antonino Belnome sul litorale romano è attiva una vera e propria locale di ‘ndrangheta, con un capo cosca ancora in libertà. “Questo rapporto tra Calabria e gruppi distaccati era replicabile anche nel Lazio?”, ha chiesto il pm Polino. “Assolutamente sì. Una volta mi ritrovai in una riunione, dove partecipava anche il capo locale di Anzio e Nettuno, Giacomo. Andavo spesso da Liberato Tedesco a Nettuno, una volta gli feci recapitare 50 kg di cocaina. Bruno Gallace aveva poi un importante commercio, ricordo che nel luglio 2010 si parlava di smerciare 120 chili nella zona. Loro avevano contati con l’Olanda e altri posti”. Un’attività che avveniva mentre era in pieno svolgimento il processo Appia.

Il nome del capo locale, “Giacomo”, Belnome lo aveva già fatto durante il precedente processo Appia. Un passaggio chiave, perché negli atti giudiziari non risulta nessuno con questo nome o soprannome. “Chi è Giacomo?”, chiede il pm Polino. “Ricordo che è un calabrese, non ricordo il cognome, so che ha un bar e che è il capo Locale della zona di Anzio e Nettuno”. Una cosca a pochi chilometri dalla capitale, con un capo probabilmente ancora in attività.