Ha portato all’esecuzione di sette misure cautelari (cinque in carcere, due ai domiciliari), nei confronti di esponenti apicali, affiliati e prestanome del clan camorristico dei Moccia l’inchiesta condotta in stretta sinergia dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Roma dal Nucleo di polizia tributaria e Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, scaturite dall’uccisione di Modestino Pellino, avvenuta a Nettuno nel luglio del 2012. Un’inchiesta che parte dalla Capitale e che coinvolge anche il Sud Pontino, in particolare Formia
Gli indagati sono accusati dal trasferimento fraudolento di valori all’impiego di denaro, all’estorsione e all’illecita concorrenza con minaccia o violenza, con le aggravanti previste per i delitti commessi nell’ambito delle associazioni di tipo mafioso. In particolare, nel corso dell’inchiesta denomitata Poseidone-Passion Fruit, l’attività investigativa ha consentito di disarticolare un sodalizio criminale, promosso ed organizzato da Luigi Moccia, di 60 anni, boss dell’omonimo clan, risultato essere il gestore di diverse attività imprenditoriali, attive nella Capitale principalmente nei settori della distribuzione di prodotti lattiero caseari ed ortofrutticoli, nonché in quello turistico-alberghiero. Moccia servendosi di una serie di prestanome era riuscito a schermarne l’effettiva titolarità di svariate attività imprenditoriali.
Il boss però decideva tutto. Anzi, si preoccupava anche di predisporre le strutture ed i mezzi strumentali all’esercizio delle relative attività, di individuare i fornitori e di procurare alle società importanti clienti, decidendo anche le strategie di espansione delle imprese, sia sul mercato romano che estero. I suoi dipendenti dovevano ragguagliarlo in merito ad ogni aspetto dell’attività e consultarlo per ogni decisione anche marginale. Nell’organizzazione malavitosa un ruolo altrettanto rilevante – secondo gli inquirenti – è stato assunto da Gennaro Moccia, 45 anni, detto Roberto, che ha favorito l’introduzione delle attività di Luigi nel mercato capitolino, con proiezioni di espansione sul mercato ortofrutticolo di Barcellona, in Spagna. La collaborazione tra i due è diventata stretta a tal punto da portare alla costituzione di una vera e propria società di fatto, operante nel settore della commercializzazione di prodotti ortofrutticoli e lattiero caseari destinati ad attività di ristorazione romane di primaria rilevanza, nonché a negozi di una catena di supermercati nota in ambito nazionale. Le indagini consentivano altresì di monitorare l’interessamento del Luigi Moccia nell’acquisizione della gestione di strutture alberghiere della Capitale, peraltro già sequestrate (nel giugno 2013) in sede di prevenzione e successivamente confiscate (nel dicembre 2014), con la previsione di investimenti per circa 15 milioni di euro. Proprio in tale settore imprenditoriale, è stata accertata la riconducibilità in capo al Luigi Moccia di due unità immobiliari site a Napoli, formalmente intestate ad un’azienda facente capo a Maria Maranta, ove quest’ultima conduce l’attività alberghiera denominata Hotel San Pietro. Alla vicinanza al clan è da ricondurre anche la documentata aggressione, avvenuta presso il Centro Agroalimentare di Roma nel novembre del 2013, perpetrata da Gennaro Moccia nei confronti di un imprenditore concorrente nel medesimo settore, con le connotazioni di una tipica azione camorristica.
Dqa questa mattina gli specialisti del Gico e della Squadra Mobile hanno dato esecuzione ai seguenti provvedimenti cautelari in carcere emessi dal Tribunale e dalla Procura della Repubblica di Roma, nei confronti di: Luigi Moccia, Gennaro Moccia (classe 72) e l’omonimo Gennaro Moccia di 24 anni, Carminantonio Capasso di 29 anni e Maria Maranta di 53 anni; domiciliari invece per Riccardo Nardella di 48 anni e Nicola Castaldo di 31
Nel corso dell’attività, che ha riguardato da vicino alche il sud pontino e in particolare Formia, sono state eseguite 17 perquisizioni personali e locali tra Campania, Lombardia e Lazio. L’attività ha visto l’impiego di 160 poliziotti e finanzieri e costituisce un importante tassello per la riconquista di vitali spazi di legalità economica, anche in quei territori, come la Capitale, lontani dai luoghi di origine delle più note e strutturate organizzazioni criminali, ma non per questo immuni da condizionamenti di matrice mafiosa.