Delitto di Selciatella, fu il figlio ad uccidere la madre

Il fatto accaduto il 10 giugno scorso, Giovanni Zanoli  trucidò a calci e pugni l’anziana madre invalida

L'omicida intervistato da Quinta Colonna
L’omicida intervistato da Quinta Colonna

Un matricidio quello compiuto il 10 giugno scorso in località Selciatella nelle campagne tra Aprilia e Nettuno.  La feroce aggressione di Rosa Maria Grossi, 88enne inferma. Tra i dubbi dei primi giorni la verità infatti alla fine è emersa: in stato di fermo da due giorni, dopo aver confessato il delitto, si trova il figlio, il 62enne Giovanni Zanoli.

Uccisa a calci e pugni. Quando il 10 giugno scorso venne dato l’allarme, Zanoli riferì ai carabinieri di essersi recato, come ogni giorno, a casa della mamma, in via Selciatella, per aiutarla nelle faccende domestiche e di averla trovata ancora a letto, in un lago di sangue. L’abitazione era a soqquadro e una finestra rotta. “Si tratta dell’ennesima vittima di qualche balordo, pronto a uccidere per rubare pochi spiccioli”, fu il messaggio che si diffuse in fretta sui social network  unita alla rabbia contro gli  immigrati che rubano e ammazzano. La povera vecchina era stata letteralmente massacrata a calci e pugni e, ricoverata all’ospedale “Goretti” di Latina, spirò dopo 12 ore. I carabinieri apparvero per niente convinti della rapina degenerata e iniziarono in fretta a battere la pista familiare. Il Figlio intanto parlò anche davanti alle telecamere di “Quinta Colonna”, mostrandosi disperato. “Non aveva niente, neanche si muoveva”, disse riferendosi alla madre. E alla domanda su cosa avesse voluto dire a Rosa Grossi, se ne potesse avere la possibilità, rispose piangendo: “Ciao, arrivederci, ci rivedremo”. Ma quella del 62enne non era altro che una messinscena. Messo alle strette dai carabinieri, ha confessato e ha ribadito la sua confessione davanti al pm di Latina, Marco Giancristofaro, che ha disposto per lui il fermo con l’accusa di omicidio volontario. Nella tarda serata per l’apriliano si sono così spalancate le porte del carcere di Latina. “La confessione è piena”, hanno assicurato dal comando provinciale dei Carabinieri di Latina.