Condannati a 14 anni di reclusione il titolare e tre dipendenti della casa di riposo abusiva. Condanne e assoluzioni per gli imputati di Nettuno ed Anzio
Una nonnina di 89 anni, malata di cuore e di Alzheimer non poteva camminare per le conseguenze di una frattura del femore, lasciata in abbandono. Nell’ospizio nel quale era ospitata venne lasciata morire senza cibo e cure da chi avrebbe dovuto occuparsi di lei. Per il tribunale è un caso di omicidio volontario e il titolare della società che gestiva la casa alloggio in provincia di Roma e tre suoi dipendenti sono stati condannati a 14 anni di carcere. La vicenda risale al luglio del 2010 e la sentenza è destinata a creare un precedente nei casi di maltrattamenti di anziani nelle strutture dove vengono portati a vivere.
Secondo gli avvocati Renato Archidiacono e Silvia Siciliano, legali di parte civile dei familiari di Elisabetta Pinna, l’anziana morta a causa dello stato in cui era ridotta, si tratta di una condanna esemplare per omicidio volontario legata all’assenza di cure e di assistenza sanitaria. I fatti si svolsero nella Casa Alloggio per Anziani «Villa Sant’Andrea» di Aprilia. La signora Pinna morì il 18 luglio 2010 in un ospedale di Gallarate, nel Varesino, dove era stata portata dai parenti, tenuti fino a quel momento all’oscuro della sua situazione. Quattro i condannati, assolti invece altri due imputati. Si è concluso così, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina. I giudici hanno condannato a 14 anni di reclusione Alfio Quaceci, 71 anni, gestore della comunità alloggio Villa Sant’Andrea, a 14 anni e 1 mese la collaboratrice del gestore, Maria Grazia Moio, e a 14 anni l’infermiera Gheorgeta Palade 56 anni, romena, residente a Nettuno, e l’operatrice Noemi Biccari, 29 anni di Nettuno. Assolte invece Carmelina Maggiordomo, 65 anni di Anzio, e Luciana Liberti, 63enne di Nettuno.