Giardini colmi d’immondizia sembrano irriconoscibili e abbandonati.
E’ uno dei luoghi simbolo di Anzio dove il tramonto spezza in due il respiro. Li in tanti ci siamo dati appuntamento con amori estivi, abbiamo giocato a palla o gonfiato le ruote delle biciclette per poi scendere a mani libere nella discesa della Riviera Mallozzi. Sono i giardini di Nerone. Meta ora di turisti incuriositi da una statua a lui dedicata. E’ il luogo della mia infanzia, è uno dei luoghi che ho voluto ritrovare tornata ad Anzio dopo degli anni lontana. Proprio qui, ad una rosa dei venti incastonata nel calpestio, nel mite inverno passato ho portato mia madre e mio figlio piccolo a passeggiare. E quel tempo è stato di gioia , mentre oggi provo strazio e rabbia. Non siamo venuti a salutare il dolce faro che, pur uguale a mille nel mondo è il faro di Anzio del nostro affetto, ma a fuggire da quella vista subito. Mi è sembrato come dopo un concerto senza senso: pieno di carte, involucri di cibi distratti, bottiglie vuote, buste , coppette di gelato firmate. Sono resti che oggi imprigionano i rami, che mortificano i profili dei cespugli, che risuonano di barbari che hanno esploso qui le sporte dei loro rifiuti. Perché così? Perché non si è avuto cura di questo posto, non ce se n’è più curati come direbbe una vecchia canzone dal core n’grato. Eppure non poco tempo fa un numero copioso di signori giardinieri piantavano fiori di vetro, potavano pitosfori, inorgoglivano oleandri. C’era da essere felici per questo posto e non lo sapevamo che a breve non sarebbe stato lo stesso. Voglio chiudere gli occhi e pensare che domani tornerà pulito. Torneranno i nostri giardini . Perché questo luogo, a discapito di chi ha pensato di dargli una connotazione politica, d’attualità o del passato, appartiene solo a chi gli si avvicina con sentimento . Non è palcoscenico per discorsi, per suoni di bande o cose simili. E’ luogo per una musica vera, quella fatta dei ricordi , o quella fatta per istanti di vita invincibilmente autentica. Qui, e quelli di Anzio lo sanno, si può guardare il cielo e il mare congiungersi infinitamente e salutare il dolce faro.
Maria Gabriella Formicola