L’imprenditore di Nettuno ha assunto una linea collaborativa con i magistrati della Procura di Latina
Procede a grandi passi l’iter giudiziario dell’inchiesta “Tiberio” sugli appalti pilotati nell’area pontina. Mentre per gli altri indagati si profila il giudizio immediato, l’imprenditore di Nettuno Mauro Ferrazzano ha invece chiesto il patteggiamento. Arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Tiberio” insieme ad altre 9 persone, Ferrazzano avevo ottenuto per primo agli arresti domiciliari dopo un lungo interrogatorio, durante il quale aveva confermato le accuse della Procura chiamando in causa: Nicola Volpe, Isidoro Masi e l’ex presidente della provincia di Latina e sindaco di Sperlonga Armando Cusani, rendendo dichiarazioni definite “attendibili” dal Giudice, in particolare per quanto riguarda le liste delle ditte da invitare per gli appalti pilotati. La Procura ha utilizzato le sue dichiarazioni per rafforzare ulteriormente le accuse a carico degli accusati. Una scelta che ha consentito all’accusa di ottenere la conferma delle misure cautelari. Le dichiarazioni dell’imprenditore nettunese sembrano aver contribuito a confermare l’impianto accusatorio dell’inchiesta, un atteggiamento di collaborazione che probabilmente avrà un peso notevole nel caso di un patteggiamento davanti al Gip, che dovrà decidere sulla richiesta avanzata dai suoi difensori. Stando all’inchiesta della Procura di Latina, diretta dal sostituto Valerio De Luca, c’era un accordo tra imprenditori, tecnici e politici per invitare negli appalti solo le ditte che in qualche modo si accordavano tra loro, e questo “in danno della pubblica amministrazione”.