Quella straordinaria scuola baseball che è Nettuno

Oggi è stato pubblicato questo interessante e approfondito articolo scritto da Maurizio Roveri su baseball.it. Per questo motivo lo riproponiamo su inLiberaUscita.

Deve fare riflettere il messaggio lanciato dalla Danesi in IBL1: il coraggio di affrontare una delicata trasferta schierando per titolari 7 ragazzi dai 16 ai 23 anni. E tutti nettunesi!

Se fosse per il Nettuno, e per il suo manager Ruggero Bagialemani, il numero dei giocatori di “scuola italiana” imposto dalla Federazione ai Club di IBL Prima Divisione potrebbe essere tranquillamente portato a SETTE. In ogni partita. Anzi: se fosse per il Nettuno (e per il suo manager Bagialemani) i cosiddetti ASI potrebbero essere tutti italiani veri. Italiani doc. E non servirebbe più fare ricorso ai “naturalizzati” (che sono quasi una ventina in IBL1, mica pochi…). E ancora: se fosse per il Nettuno (e per il suo manager Bagialemani) i giocatori ASI potrebbero essere tutti giocatori del territorio. E sarebbe bellissimo!
Pensate che sia una condizione impossibile? Lo ritenete un discorso utopistico? Una cosa che non accadrà mai? Potete cominciare a togliere i punti interrogativi. Il Nettuno di Ruggero Bagialemani ha dimostrato che si può. Perché è già avvenuto. Nello scorso week end.In occasione del trittico che ha posto la Danesi di fronte ai De Angelis Knights. Sette italiani, giovanissimi e nettunesi (compresi due rookie di 16 e 17 anni), tutti insieme in campo in una partita del campionato di IBL1. Ed era – addirittura – la partita dei lanciatori stranieri…
Clamoroso. Assolutamente clamoroso, a mio parere. Ecco il motivo che mi spinge a privilegiare il Nettuno in questa puntata dell’approfondimento riguardante le vicende della Italian Baseball League.
Nettuno in copertina. Prim’ancora di commentare la cavalcata di San Marino e Bologna (che continuano a correre, spalla a spalla, in cima alla classifica, in attesa del grande duello che comincerà giovedì…). E prim’ancora di parlare del Cariparma di Rodney Medina, o di analizzare i problemi di un Rimini che non riesce mai a spiccare il volo. Vorrei appunto proporre ai lettori di Baseball.it il messaggio lanciato dal club nettunese. La scelta di affrontare un trittico in trasferta con 7 giovanissimi ASI titolari (in garauno sono stati – davvero – tutti titolari) è nata indubbiamente in una situazione d’emergenza. Tuttavia, resta una scelta coraggiosa. E di grande significato. Era in buona parte una Danesi “under 23” – con ragazzi prodotti dalla scuola nettunese – quella che è andata a vincere tre partite in IBL1. In trasferta.
Alla vigilia della trasferta di Verona, dove c’era da affrontare i “Cavalieri” della franchigia che unisce le forze di Godo e di Verona, Ruggero Bagialemani s’è trovato con un roster più corto del solito. Tre giocatori indisponibili, o quasi. Peppe Mazzanti alle prese con una infiammazione al polso sinistro. Juan Camilo nella delicata fase di un recupero – necessariamente prudentissimo – da quello strappo al quadricipite femorale della gamba sinistra che lo ha tenuto fermo per 12 partite. Ed Enzo Sanna completamente out, messo ko da uno stiramento al bicipite femorale.
Bagialemani allora ha convocato Alessandro Grimaudo e Mattia Mercuri. Due giovanissimi prospetti del Nettuno di IBL2, la squadra egregiamente preparata da Guglielmo Trinci e dove vi sono 15 ragazzi con un’età che va dai 16 ai 19 anni! Ruggero non ha semplicemente convocato Grimaudo e Mercuri per cautelarsi, per fare numero. No, no. Li ha coinvolti. Li ha gettati in mischia. Titolari subito. Nel lineup di gara1, quella dei pitchers stranieri.
Il fatto che ritengo clamoroso non è la presenza dei sette ASI (anziché i 6 obbligatori). Bensì la loro età. Manager Bagialemani non ha avuto alcuna esitazione. Decidendo di affrontare una partita delicata, contro un lanciatore difficile e di indubbia qualità come Rodney Rodriguez, con una formazione molto baby. Che comprendeva questi sette ragazzi di scuola italiana: Mirco Caradonna 19 anni, Ennio Retrosi 22 anni, Renato Imperiali 23 anni, Vinicio Sparagna 23 anni, Alessandro Grimaudo 17 anni, Mattia Mercuri appena 16 anni, Paolino Ambrosino 22 anni. Il Nettuno ha vinto, 3 a 2. E i Knights hanno giocato la miglior partita del loro trittico. Proprio i rookie, Grimaudo e Mercuri, hanno firmato due delle sole quattro battute valide concesse da un ottimo Rodriguez e da Ulloa.
Alessandro Grimaudo ha giocato titolare, ricoprendo il ruolo difensivo di prima base, anche nelle successive due gare. Ed ha confezionato un singolo pure nella terza sfida, quella che purtroppo è stata la partita… dell’anti-baseball, fra errori (7 ne hanno commesso i Knights, addirittura 6 nello stesso inning) e orrori, lanci pazzi, colpiti e balk. E un totale di 32 valide, battute su 8 pitchers. Una partita tremendamente in salita per la Danesi (0-4 in apertura, 0-5 al terzo inning e 4-9 al quarto), che tuttavia l’ha ribaltata e vinta al tie-break. Con il “cuore” e l’orgoglio di un nettunese dalle mille battaglie – Massimiliano Masin – bravo a recuperare il destino d’una gara che sembrava compromessa per il Nettuno dopo i 9 punti concessi da Richetti e Pezzullo in versione sciagura. Provvidenziale Peppe Mazzanti: con la mano dolorante, è riuscito a fare due apparizioni da pinch-hitter: un turno nel box in garadue e un altro turno in garatre, quanto bastava per confezionare due battute valide da 3 punti.

L’en plein del Nettuno a Verona potrebbe non fare notizia. Ma il messaggio importante è il “come” è stato ottenuto: schierando una formazione così giovane. E con 9 giocatori tutti di Nettuno: i sette ragazzi, più il veterano Masin e le due presenze in battuta dell’espertissimo Mazzanti. Questa è la fotografia di Nettuno “città del baseball”. E’ una ulteriore conferma (se ancora ce ne fosse bisogno…) di quanto forte sia la passione per il baseball in questo territorio. E di quanto sia importante questo territorio per il baseball italiano. Pensate che nella zona di Nettuno e di Anzio ci sono trecento ragazzi, fors’anche di più, che ufficialmente giocano a baseball in campionati giovanili di ogni livello. Qui i ragazzi crescono sognando di diventare dei Beppe Mazzanti, dei Bagialemani, dei Laurenzi, dei Galasso (tanto per citare “idoli” di quattro diverse epoche), prima di sognare d’essere dei Del Piero, dei Cassano, dei Gattuso, dei Pazzini. A Nettuno, la “città del baseball”, il calcio è considerato uno sport minore.
La zona di Nettuno in particolare, di Anzio, e anche di Latina, rappresenta un patrimonio per lo sport del “batti e corri” in Italia. Una vera scuola di baseball. Tant’è vero che le Nazionali giovanili azzurre sono piene di ragazzi che provengono da questo territorio laziale. L’attività giovanile va forte. E’ il fiore all’occhiello del baseball nettunese. Merito del lavoro, della organizzazione, del “progetto” della franchigia Nettuno Elite. E’ la franchigia che, sotto questa denominazione, ha raggruppato le quattro società storiche del baseball nettunese: i Lions, il Nettuno2, il San Giacomo, gli Indians.
Primeggia, la franchigia Nettuno Elite, con tutte le sue squadre (ragazzi, allievi, cadetti, under 21) nei vari campionati ai quali partecipa. Un’attività intensa e di qualità che va necessariamente tutelata, protetta. E soprattutto valorizzata da parte del Club di vertice: quel Nettuno Baseball che è la Società più prestigiosa d’Italia ma che, in questi anni, a livello di risultati, ha perso dei colpi. Chiaro che l’attività di vertice deve recuperare la competitività e la credibilità del passato. Come? Attraverso una migliore organizzazione generale e un rapporto più intenso fra la Danesi di IBL1 e la Danesi di IBL2. Entrambe le squadre sono quest’anno in affanno con i loro roster “corti”. Forse non è stata felice la decisione societaria di voler partecipare anche al campionato di serie B, con la denominazione ASD Nettuno2 B.C. Questa scelta potrebbe aver sottratto giocatori ai roster di IBL.

Concludo il discorso-Nettuno con una considerazione (che ha un po’ anche il sapore di critica). La Danesi in questi anni ha fatto debuttare nella massima serie ragazzi che adesso sono già delle certezze: i vari Renato Imperiali, Ambrosino, Retrosi, Caradonna. E dal 2010 sta dando spazio in IBL a Sparagna, che la serie A1 l’aveva già vissuta con l’Anzio nel 2004 e nel 2006. Bene. Ma… Ma i lanciatori? Strano che da anni la Danesi non riesca a valorizzare un pitcher di scuola nettunese. Eppure, i ragazzi locali del mound sono interessanti. Però… o stanno a guardare (Matteo Pizziconi, 20 anni, Matteo Modica, 23 anni, che forse è penalizzato da impegni di lavoro) oppure se ne vanno via. E’ il caso di Andrea Pizziconi, scuola Lions, che è in America e proprio di recente è passato nella Organizzazione dei Kansas City Royals. E’ anche il caso di Yuri Morellini, che ha scelto di andare a giocare a Grosseto.
C’era Valerio Simone, il più interessante. Vent’anni, stella in questi anni delle Nazionali giovanili. E’ stato sfortunatissimo: giocando in prima base (ma perché?) a metà aprile in una partita di IBL2 s’è spaccato tibia e perone in una collisione con un avversario. Stagione subito finita. Peccato.
Io penso che sia sempre meglio cercare di valorizzare un giovane pitcher italiano, anziché “mantenere” in Italia un “comunitario” che lancia poco più di un inning la settimana. Ditemi se Fernando Gutierrez (1.2 rl per week end) è un investimento… Strano che nella “città del baseball” non saltino più fuori forti lanciatori locali. L’ultimo pitcher importante nettunese è stato Marco Costantini, arrivato in serie A nel 2002 e bloccato da due stagioni da problemi alla schiena. Prima di Costantini? C’era stato Claudio Taglienti nei primi Anni Ottanta, successivamente Massimiliano Masin che è entrato in scena nel 1988. Tre lanciatori di valore prodotti nello spazio di quasi trent’anni. Poco. Per la “città del baseball” è poco.

A proposito di Massimiliano Masin: all’età di 42 anni e 11 mesi è tornato a vincere una partita di campionato. Quella di sabato, a Verona, è stata la sua vittoria numero 117 in carriera. Masin è al decimo posto di tutti i tempi nella classifica dei lanciatori più vincenti nel campionato italiano di massima serie.