I racconti di Ciro Spina: La salata dei pescatori

Da i “Racconti di Porto d’Anzio”: La salata dei pescatori

L'autore Ciro Spina
L’autore Ciro Spina

Oggi via dei Salatori è solo un vicoletto di dodici metri, segnalato da una targa e frequentato dai giovani che si riforniscono nei negozi di abbigliamento all’ultima moda.

Un tempo su questa strada si concentravano i locali preposti alla salagione, i cui magazzini sorgevano di fronte alla spiaggia poiché non esistevano ancora né i cantieri navali, né i palazzi di via Riviera Zanardelli. Le manaidi arrivavano dal mare con il loro carico, il pescato veniva scaricato e le reti di canapa stese al sole per essere asciugate e riparate da eventuali danni capitati durante la pesca notturna. Alcuni pescatori stagionali dormivano nei magazzini e preparavano pietanze direttamente sulla spiaggia in cucine arrangiate, dove il fuoco veniva acceso per la classica zuppa portodanzese o per il pesce arrosto.

La salata, nel gergo popolare di Anzio, indicava le diverse operazioni di salatura del pesce azzurro, in particolare delle alici. La lavorazione richiedeva l’utilizzo di un’adeguata attrezzatura e avveniva  in laboratori che si aprivano sulla strada ed erano dotati di pozzetti per lo scolo del sale e del sangue delle alici.

Anzio antica
Anzio antica

Dopo essere state scapocciate, cioè private della testa, le alici erano messe a scolare ricoperte di sale, ben allineate verticalmente con la coda in su, all’interno delle spaselle o spasini, bassi cestini in fibra vegetale. Poi si attendeva che i pesci espellessero tutto il sangue, che colava via nei pozzetti. Una volta asciutte, le alici erano disposte a strati una di fianco all’altra, alternando coda e testa, in contenitori di argilla chiamati cugnetti. Ogni strato era poi coperto da una manciata di sale. La disposizione di ogni strato era incrociata rispetto a quello inferiore e, arrivati all’orlo del recipiente, si procedeva alla chiusura con coperchi in legno chiamati tombagni, su cui si ponevano dei pesi a pressarle.

Per la salagione occorreva molto sale marino, per cui lo stesso Comune si faceva garante presso l’Intendenza di Finanza di Roma del pagamento della provvista annuale con regolare delibera del Consiglio Comunale. Dal 1870 in poi, i salatori vennero autorizzati dalla Regia Intendenza di Finanza a prelevare il sale occorrente al prezzo di quindici lire al quintale.

Via dei Salatori ricorda oggi tutti quei portodanzesi che per decenni si sono dedicati alla salagione del pesce, un’attività che all’epoca riusciva a dare ai pescatori e alle loro famiglie un ricco sostentamento per tutta la stagione invernale. Oggi la salagione e la conservazione del pesce azzurro è tenuta viva da Manaide srl di Luigi Crescenzi e Angela Capobianco, che producono e promuovono specialità ittiche tradizionali di Anzio in Italia e nel mondo.

 

Questo racconto, pubblicato con l’autorizzazione dell’autore,  è tratto dal libro “RACCONTI DI PORTODANZIO ” di Ciro Spina, edito dall’Associazione Culturale 00042.