Da i “Racconti di Porto d’Anzio”: Lo sbarco di Anzio
Quel gennaio del 1944 a Bassiano faceva un gran freddo. A volte nevicava e noi bambini, pur non avendo gli indumenti adatti, uscivamo a giocare con la neve.
In quei giorni ci giunse dal fronte la notizia dello sbarco degli alleati americani a Salerno, seguito dallo smobilitamento dell’accampamento dei tedeschi nel castagneto di Bassiano. Questi fatti accrebbero l’ottimismo in tutti noi e la convinzione che la fine della guerra fosse ormai vicinissima.
Ricordo ancora chiaramente il cielo stellato della notte del 21 gennaio. Quella fredda sera si percepiva una calma assoluta, al punto che per la prima volta dopo mesi mia madre riuscì a spogliarsi e indossare gli indumenti da notte, sicura di non doversi alzare in fretta e furia per gli allarmi antiaerei.
Contrariamente alle nostre aspettative, alla mezzanotte un grande fragore ci svegliò e ci spinse di corsa fuori dal rifugio. Restammo increduli ad osservare il cielo infuocato dai bagliori e dalle scie luminose delle bombe, che dal mare ricadevano nell’entroterra. Presi dal panico iniziammo a fuggire tutti su per un sentiero della montagna che, folgorata dal fuoco delle granate, s’illuminava a intermittenza. Quella notte corremmo così velocemente da non sentire il gelo che avvolgeva i nostri corpi, arrivando quasi in cima alla montagna, dove trovammo una piccola grotta naturale in cui ci riparammo. Restammo stretti l’uno accanto all’altro, abbracciati per confortarci e riscaldarci, poiché eravamo seminudi e spaventati. Per fortuna quella sera non ci fu nessuna reazione da parte dei tedeschi che occupavano il territorio nell’entroterra e così, non appena si placarono i bombardamenti da mare, i miei zii corsero giù nel rifugio a prendere vestiti e coperte per la notte che passammo nella grotta.
Quando arrivò l’alba, gli adulti si recarono in cima alla montagna per capire meglio cosa stesse accadendo e increduli videro il tratto di mare, da Tor San Lorenzo a Torre Astura, completamente costellato da centinaia di navi militari e un’infinità di ‘palloni frenati’[1]. Ci trovavamo davanti allo sbarco degli alleati del 22 gennaio che, con il nome in codice ‘Operazione Shingle’, aveva avuto inizio.
Ricordo poi che alle dieci del mattino scendemmo dalla montagna e, raccolti i nostri pochi effetti personali, abbandonammo il rifugio perché esposto a possibili bombardamenti e attacchi aerei. Prendemmo quindi alloggio nella cantina di una casa messaci a disposizione dai bassianesi, che nella tragedia di quei giorni avevano ormai fraternizzato con grandi e piccini, donandoci anche indumenti più adatti al freddo della montagna.
Vedendo gli alleati sulla costa a pochi chilometri, si fece largo nei nostri cuori la speranza di vedere salire dalla strada per Bassiano una colonna americana che ci avrebbe liberato. Invece furono i tedeschi a tornare in massa e determinati a non arrendersi a dimostrazione che, purtroppo, la guerra e i pericoli non erano ancora finiti.
[1] Anche ‘palloni da sbarramento’ perché servivano a interdire e ostacolare il volo a bassa quota di aerei ostili.
Questo racconto, pubblicato con l’autorizzazione dell’autore, è tratto dal libro “RACCONTI DI PORTODANZIO ” di Ciro Spina, edito dall’Associazione Culturale 00042