Da i “Racconti di Porto d’Anzio”:L’avventura della paranza Favilla
Dopo alcuni giorni di pesca lungo le coste della Sardegna, la paranza Favilla salpò in direzione di Anzio per scaricare il pescato. La barca era di media grandezza, molto più piccola di quelle attuali, con un motore di centosessanta cavalli e una radio a valvole con cui poteva mettersi in contatto con la radio costiera di Anzio, la ‘Stamar’. Le condizioni meteorologiche non erano buone ma il comandante, dopo aver consultato il barometro, decise comunque di intraprendere il viaggio. A metà percorso però, il mare s’ingrossò di libeccio.
Anche ad Anzio, viste le pessime condizioni meteorologiche, per non subire danni tutte le paranze in porto erano state staccate dalla banchina e portate nella rada. Nell’insenatura potevano sostare in sicurezza, al riparo dai venti e dalle correnti.
Forti onde cominciarono a infrangersi violentemente all’interno del porto, oltrepassando il molo di sopraflutto, esposto più di tutti al moto ondoso. Quando arrivò la notizia che la Favilla era in prossimità della costa, alcuni pescatori si recarono dietro alla darsena per vedere se riuscivano a scorgere l’imbarcazione o almeno le luci di posizione, data la scarsa visibilità causata dalle nebbie del mare in tempesta.
Quella sera io e mio padre, comandante di un piccolo peschereccio, eravamo da poco rientrati a casa. Mentre cenavamo con delle aringhe affumicate, le campane della chiesa presero a suonare per segnalare un pericolo. Mio padre si alzò da tavola e scese in piazza ed io lo accompagnai incuriosito. Lì apprendemmo la notizia che la Favilla, in prossimità della costa, aveva interrotto le comunicazioni radio con Anzio. Si temeva il peggio. Mio padre si recò dal comandante della Capitaneria di Porto insieme ad altri marinai, per decidere come soccorrere l’imbarcazione. Poiché il comandante era privo di mezzi di soccorso, tutti furono d’accordo che l’unico modo per andare in aiuto alla Favilla era mettere in mare il Marcantonio, un grande peschereccio di Anzio. La titubanza e la paura del capitano della grande paranza svanì quando mio padre si offrì volontario per salpare. Appena fuori del porto, l’imbarcazione fu investita da due grosse ondate tali da drizzare la prua verso terra, ma poi finalmente riprese il largo verso Torvaianica, rimanendo in contatto radio con la ‘Stamar’ anche per darci notizie della Favilla.
All’epoca la costa non era urbanizzata e le luci a riva erano pochissime e fioche, ma all’altezza di Torvaianica i soccorritori localizzarono la Favilla, che per fortuna non aveva riportato danni a parte l’avaria della radio.
Il Marcantonio, scortando la paranza verso casa, comunicò alla radio costiera di Anzio che i dispersi erano stati ritrovati. Una volta giunto a terra, ancora scosso per quanto successo, il comandante della Favilla disse di aver perso l’orientamento e che senza l’intervento del grande peschereccio sarebbe sicuramente naufragato sulle spiagge di Torvaianica.
Questo racconto, pubblicato con l’autorizzazione dell’autore, è tratto dal libro “RACCONTI DI PORTODANZIO ” di Ciro Spina, edito dall’Associazione Culturale 00042