Da i “Racconti di Porto d’Anzio”: Naufragio sulla riviera Mallozzi
Dagli anni Cinquanta villeggianti e turisti iniziavano a venire ad Anzio fin dal mese di maggio, per godere di tutti i benefici terapeutici dell’aria ricca iodio. Chi aveva figli con problemi asmatici o di “tosse convulsa” portava fin dal primo mattino i bambini a passeggiare lungo la riviera di ponente; in tarda mattinata arrivavano in spiaggia le persone più anziane che si ricoprivano di sabbia bollente per curare i dolori articolari e i reumatismi.
Un’importante opportunità di guadagno per molti portodanzesi era l’affitto estivo degli appartamenti, che lasciavano ai villeggianti per spostarsi a vivere con le famiglie in alloggi di fortuna come magazzini e garage di amici e parenti. A giugno e settembre il turista che desiderava soggiornare ad Anzio, trovava prezzi più convenienti rispetto ai mesi di luglio e agosto. L’alta stagione era invece economicamente migliore per chi affittava, per i negozianti, i ristoratori e le persone che prendevano servizio presso famiglie benestanti proprietarie di grandi abitazioni da rassettare. In questo periodo di rinascita economica per la città nacque la figura del sensale, una sorta di agente immobiliare che aveva la sua sede operativa sulle panchine di piazza Pia.
In quegli anni la riviera Mallozzi era più stretta di quella attuale e il mare arrivava fin sotto la strada poiché le dighe non erano state ancora costruite. Ben evidenti erano le macerie dello stabilimento della Dea Fortuna distrutto durante bombardamenti, dalle quali noi bambini ci tuffavamo in mare.
Nel 1950, tra vento e pioggia, l’estate tardava ad arrivare. Ricordo che una sera fummo svegliati da un forte trambusto e da grida che provenivano dalla spiaggia di ponente. Il mare era ingrossato dai forti venti che tiravano da ovest e un piccolo bastimento, ingannato dalle luci, aveva sbagliato l’ingresso del canale del porto Innocenziano, entrando invece nell’area dell’antico porto Neroniano. L’imbarcazione, dopo aver sfiorato gli scogli della filera[1] si arenò sulla riviera di ponente accanto allo stabilimento diroccato della Dea Fortuna. I marinai si gettarono in mare cercando la salvezza e uno di loro morì nell’incidente. Il bastimento proveniva dalla Sicilia e portava un carico di botti e botticelle di vino, che si rovesciò a causa dell’inclinazione a contatto con il fondale. La notizia si sparse in un baleno e tutti i pescatori e gli abitanti di Anzio accorsero sul luogo del naufragio per aiutare a recuperare il carico. Come da antica norma marinara, secondo la quale ogni cosa trovata in mare diventa di proprietà di chi l’ha raccolta, ciascuno si portò a casa il proprio bottino. Nei giorni successivi tutta la riviera Mallozzi, il porto e le piazze, furono invase dal forte odore di vino, proveniente dal luogo in cui era avvenuto il versamento delle botti.
Sulle coste di Anzio i naufragi con perdita del carico della merce furono diversi. Una volta su una spiaggia alcuni portodanzesi recuperarono addirittura delle forme di parmigiano. A partire dagli anni Settanta sulla riva cominciarono a trovarsi intere stecche di sigarette, probabilmente gettate in mare dai contrabbandieri.
[1] Dighe sommerse dell’antico porto neroniano.
Questo racconto, pubblicato con l’autorizzazione dell’autore, è tratto dal libro “RACCONTI DI PORTODANZIO ” di Ciro Spina, edito dall’Associazione Culturale 00042