[sg_popup id=”106217″ event=”inherit”][/sg_popup]Il 13 novembre si è tenuta la Commissione trasparenza e Bilancio, con audizione del CDA della Capo d’Anzio S.pA., rappresentato dall’amministratore delegato Antonio Bufalari.
L’audizione aveva lo scopo di chiarire gli innumerevoli dubbi sullo stato di salute della società e sulle sue possibilità di portare a termine il lavoro per cui è stata costituita: costruire il nuovo porto di Anzio.
Molteplici i temi trattati a cui l’amministratore delegato è stato chiamato a rispondere e che qui proviamo a sintetizzare nei punti fondamentali:
1. La società al momento svolge attività di gestione del porto.
2. Tale attività ha portato ad un contenzioso con le cooperative di ormeggiatori che lavoravano al Porto prima della concessione data alla Capo d’Anzio (con la quale avevano un accordo che non è poi stato rispettato a causa dell’inversione del crono programma dei lavori). Questi, oggi, hanno in gran parte perso il lavoro;
3. La stessa attività non contempla il dragaggio del porto: gravissimo è il problema dell’insabbiamento che impedisce agli operatori, in particolare ai pescatori, di lavorare. A tale proposito pare ci sia una controversia con la Regione su chi debba svolgere questo compito nell’attuale fase;
4. E’ stato approvato il progetto esecutivo della fase 2, riguardante l’Adeguamento della Darsena Nord con un costo stimato di 24 milioni di euro (20.000.000 € più IVA);
5. La società non versa in buone condizioni economiche. Chiude il 2017 con un passivo di 2.980.174 € a fronte di un utile di 13.666 €.
6. La fase 2 potrebbe essere finanziata con 8.000.000 € a dedito, 8.000.000 € con la vendita dei posti barca e 8.000.000 € per ribasso di gara. Ad oggi del bando non c’è traccia e resta solamente un proclamo sbandierato ogni sei mesi circa.
7. Non ci possono essere al momento garanzie che si riesca a completare la fase 3 di costruzione del porto (braccio esterno), dal costo stimato di 140 milioni. Questo problema si affronterà in un secondo momento e dopo aver completato la fase 2. Ricordiamo che la concessione riguarda l’intera opera e se questa non dovesse essere realizzata per intero il porto riandrebbe comunque in mano alla Regione.
Ci ritroviamo, pertanto, davanti ad una situazione a dir poco critica. Un porto insabbiato che sta mettendo in crisi le attività oggi in essere ed un progetto che dovrà essere finanziato da una società in crisi che pensa di recuperare fondi e pagare debiti con vendita di posti barca, in un momento in cui il giro d’affari dei porti turistici a livello nazionale è al di sotto del 20% rispetto al periodo pre-crisi (dati Assomarinas).
In questo contesto si ha l’impressione, pertanto, di navigare a vista. Senza un programma economico a sostegno del completamento del progetto del porto si rischia di fermarsi alla fase 2, realizzare e vendere posti barca da diporto e trasformare, di fatto, il porto di Anzio in una marina a discapito delle attività di pesca, commerciali e cantieristiche che caratterizzano la città.
A fronte di queste evidenze, si rafforza la nostra convinzione della necessità di rimodulare il progetto del nuovo porto di Anzio puntando alla riqualificazione del suo bacino interno. Strada sicuramente complessa e difficile, ma l’unica che valga la pena veramente di seguire. Data la complessità dell’argomento, Alternativa per Anzio organizzerà a breve un’iniziativa sul Porto durante la quale si avrà modo di approfondire il tema, confrontarsi con i cittadini e discutere delle proposte alternative.
Alternativa per Anzio