Vivessimo su Marte, pure pure. Ma siamo ad Anzio, la situazione della società ancora al 61% pubblica – la Capo d’Anzio – è pressoché fallimentare, però leggiamo su un periodico specializzato come “Nautica report” che il porto cresce.
Giova ricordare che la Capo d’Anzio è rimasta senza presidente per le dimissioni del generale Ugo Marchetti e dopo averne cambiati quattro in tre anni. La società da sette anni ha una concessione che non riesce a rendere operativa, da più di tre annuncia improbabili bandi, chiude i bilanci in rosso sistematicamente, ha un contenzioso aperto con gli ormeggiatori, uno ancora più serio tra soci, non paga i canoni di concessione, ha una fidejussione che non si poteva concedere ancora in piedi e sotto la lente della Corte dei Conti, ma continua a vendere fumo.
“(…) Un progetto, dunque, impegnativo reso possibile dalla forte partnership pubblico-privato tra una amministrazione comunale lungimirante e una società specializzata nella portualità turistica – la Marinedi srl, forte di una rete di ben 13 marina operativi e 10 in sviluppo – nonché dalla volontà appassionata di alcuni operatori locali come il “nostromo” Luigi d’Arpino, che hanno permesso il superamento delle iniziali difficoltà tecnico-burocratiche e delle consuete beghe locali di parte“. La data sul post come potete vedere è quella del 29 novembre, dell’impegno di D’Arpino per il porto sappiamo bene, però non guida più la società ormai da tempo e anzi vanta (o vantava, non sappiamo se è stato risolta la vicenda) un credito per gli stipendi non avuti.
E le difficoltà tecnico-burocratiche non ci sono da quando, nel 2010, è stato firmato l’accordo di programma con la Regione che nel 2011 ha dato la concessione (giunte Polverini) e – nel 2014 (giunta Zingaretti) – ha invertito su richiesta della società il crono programma. Peccato che di quell’accordo, della concessione – che per esempio prevede l’escavo del canale di accesso – e dei vari piani finanziari dall’inversione del crono programma a oggi sia stato solo demolito l’ex Splash down, dipinta qualche bitta, fatto piccoli lavori che hanno “aperto” il cantiere che lì si è fermato. In cambio della gestione del bacino, dopo aver “sfrattato” cooperative che avevano certamente mille difetti (e comportamenti minacciosi) ma delle quali si stanno ancora usando – gratis – le attrezzature. Peggio, indicando in bilancio la cifra di un potenziale risarcimento dalle stesse coop che nessuno ha ancora stabilito.
Che Marinedi punti a “prendersi” il porto non è un mistero, in questo umile spazio lo vado ripetendo da tempo e chi vuole può scaricare qui una serie di precedenti. E’ il caso che il socio di maggioranza si faccia almeno sentire (sembra abbia revocato i patti parasociali, è già qualcosa) così come la Regione Lazio, magari iniziando a rispondere alle puntuali richieste di Anna Marracino, capogruppo del Pd.
Delle bugie siamo stanchi.