di Eduardo Saturno
Questo contributo prende lo spunto da gli ultimi eventi che hanno caratterizzato la vita politica anziate. A gran voce negli ultimi giorni dai social, dalla stampa e dalle opposizioni si sono levate concordi critiche circa l’operato dell’Amministrazione comunale. In particolare sono state chieste le dimissioni del primo cittadino che sarebbe coinvolto in una inchiesta i cui margini sono ancora da definire. Dimissioni che pero’ ad oggi non sono state presentate. Detto questo mi chiedo quale sia il concetto di politica a cui fanno riferimento i nostri epigoni e per farlo mi raccordo al pensiero di uno dei massimi sociologhi del secolo scorso: Max Weber.
In una delle sue trattazioni il sociologo in questione definisce una distinzione tra «due modi per fare della politica la propria professione. Si vive “per” la politica oppure “di” politica». La teoria di Weber, al riguardo, è essenzialmente questa: chi vive “per” la politica costruisce la sua coscienza politica in base ad una visione del mondo, condivisa con gli altri del proprio gruppo di riferimento, ispirata a principi d’interesse generale. In virtù di ciò, alimenta il proprio senso di responsabilità nei confronti di coloro l’hanno designato a rappresentarli ed è, pertanto, mosso dalla necessità di servire una causa superiore.
“Della” politica come professione vive, invece, colui che cerca di trarre da essa una fonte durevole di guadagno. La politica a quel punto non è più una missione ma una carriera. Il compromesso, invece di costituire una necessaria deroga ai presupposti originari, assume una portata metafisica, divenendo lo strumento concettuale e operativo ordinario del politico, purché sia utile a realizzare il proprio particolare interesse, rinnegando così, senza scrupolo alcuno, i valori di riferimento. Dipendere economicamente in via esclusiva dalla politica è, inoltre, estremamente rischioso per la collettività: il politico sarà, infatti, a quel punto disposto a tutto pur di difendere il proprio territorio.
Spalleggiandosi gli uni con gli altri, indipendentemente dal credo delle idee artatamente professate e dall’impegno assunto nei confronti degli elettori, i politici di professione creano così, progressivamente, un mondo a loro uso e consumo, impermeabile a forze esterne: approvano leggi e regolamenti da cui derivi, prima di tutto la tutela della loro posizione di potere e, subito dopo, inevitabilmente, una sequela di privilegi che li portano idealmente a sottoscrivere – come i maiali usurpatori nella Orwelliana Fattoria degli animali – l’ignobile principio: “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.
I cosiddetti professionisti della politica sono, in realtà, nella maggior parte dei casi, individui incapaci di affermazione individuale e di contributo collettivo in quel contesto socio-economico dove i veri professionisti, invece, misurano e affinano quotidianamente, con impegno e dedizione, le loro conoscenze e le loro capacità, unici strumenti da cui trarre il proprio reddito, la stima dei propri clienti e il senso ultimo del loro impegno professionale. E con lo stesso spirito serio, costruttivo e indipendente, questi ultimi, approcciano la politica, così come ogni loro altro importante impegno.
«La politica consiste – dice Weber concludendo la sua prolusione – in un lento e tenace superamento di dure difficoltà da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. (…) Soltanto chi è sicuro di non cedere anche se il mondo, considerato dal suo punto di vista, è troppo stupido e volgare per ciò che egli vuole offrirgli, soltanto chi è sicuro di poter dire di fronte a tutto questo: “Non importa, andiamo avanti”, soltanto quest’uomo ha la “vocazione” per la politica.»
A voi lettori il compito di effettuare le associazioni che piu’ vi aggradano[sg_popup id=”106217″ event=”inherit”][/sg_popup]