“A pochi giorno dal triste fatto di cronaca relativo a una donna vittima della violenza cieca di un uomo, ancora un episodio di violenza sul nostro territorio. L’aggressione che si è consumata ieri ad Anzio ai danni di un ragazzo africano (stando a quanto riportano i giornali) è raccapricciante e deve farci riflettere tutti. Sui social sono tanti i commenti che mettono paura per la loro equivocità. Ma siamo convinti che per ogni commento pericolosamente dubitativo esistano 10, 100, 1000 persone che sono sconvolte e che però, per ragioni diverse, non commentano. È il momento di uscire fuori allo scoperto! È il momento di contarci!
Ci rivolgiamo a tutti coloro che oggi rivestono un ruolo pubblico in queste due città al di là dei colori e dei partiti: servono giudizi netti e interamente indignati. La politica non può rimanere opportunisticamente in silenzio quando il bene in gioco è la dignità della persona in quanto persona. Non c’è spazio per sfumature del tipo “prima gli italiani e poi eventualmente anche gli altri”. Quando si tratta di diritti fondamentali l’unico motto è “prima le persone”.
Siamo anche contrari alla spoliticizzazione di questi fatti di cronaca che si basa sul teorema: “non è razzismo, è follia”. Nessuno può sentirsi deresponsabilizzato. La differenza tra il razzismo, il fascismo, il nazismo e la follia, è semplicemente nel grado di diffusione. Un folle è un caso psichiatrico. Dieci folli con lo stesso movente sono un caso politico e come tale va affrontato.
Non basta solo condannare però, serve capire il fenomeno per dare soluzioni concrete. La combinazione tra sottocultura e frustrazione per un futuro incerto, rischia di trasformare molti ragazzi in benzina su cui appiccare fuochi di violenza. Ripartiamo dall’integrazione, dalla scuola, dai luoghi di condivisione come teatri, cinema, biblioteche e da case dello sport accessibili a tutti”.
Antonio Taurelli
Waldemaro Marchiafava
Roberto Alicandri
Marco Federici