In molti giornali online quest’oggi è apparso un virgolettato con una
dichiarazione del sindaco di Anzio, comunque tardiva, su quanto avvenuto
poche ore fa, ovvero sull’aggressione subita da un cittadino nigeriano ad opera di due ragazzi anziati.
Bene in questo virgolettato Candido De Angelis nel concludere il suo intervento
dice… “di qualsiasi razza essi siano.” Beh, immagino che egli volesse dire “da
qualsiasi Paese essi vengano” perché LE RAZZE NON ESISTONO! E visto che
sembra che l’argomento non sia ancora abbastanza chiaro penso sia il caso di
spendere due righe per esplicitarlo meglio, citando un po’ di storia e un po’ di antropologia.
Quando arrivò negli Stati Uniti, anche al grande scienziato Albert Einstein gli
impiegati dell’ufficio immigrazione chiesero di indicare su un modulo a quale razza appartenesse. E Einstein spiazzò tutti scrivendo: “umana”.
Allora sembrò una provocazione: era il 1933 e lo scienziato, fuggiva dalla sua
Germania proprio perché erano iniziate le persecuzioni contro gli ebrei come
lui. Eppure aveva perfettamente ragione: gli uomini non hanno razze. O, meglio, la razza umana è una sola, con infinite variazioni al suo interno.
Anche quando esprimiamo nobili e sacrosanti propositi, come nelle solenni
dichiarazioni «Rifiuto ogni discriminazione per religione, genere, razza…», in realtà stiamo commettendo un errore.
Tra gli individui e i popoli ci sono differenze, anche fisiche: ma non sono razze. Le scienze che studiano l’uomo, come l’antropologia o la biologia, hanno a lungo cercato di individuare in modo chiaro i confini che separerebbero una
razza dall’altra, ma alla fine hanno dovuto rinunciare: questi confini non
esistono.
Certo, ci sono aree del mondo dove di solito le persone hanno la pelle più
scura, altre dove i capelli sono spesso biondi, altre ancora dove domina il taglio degli occhi detto “a mandorla”. Ma non sono insiemi ben definiti, che possano cioè indicare una razza. Tra un gruppo e l’altro non c’è un confine ma una vasta.area di passaggio, con caratteri misti. Ed è proprio questo a rendere sbagliata l’idea di razza, che per essere applicabile dovrebbe essere ben riconoscibile.
L’idea che esistono “razze umane” ha iniziato a diffondersi nell’Ottocento. Fin dall’antichità, naturalmente, gli uomini si erano accorti delle differenze tra loro:ma le indicavano parlando di “popoli”, cioè di gruppi culturali identificati da una lingua, una religione, un’arte comune – magari accompagnate anche da qualche somiglianza fisica. Nell’Ottocento invece è cambiato qualcosa: perché
anziché di popoli si è iniziato a parlare di razze. Gli scienziati per giustificare il colonialismo, si misero a cercare di individuare alcune caratteristiche fisiche (andava molto di moda la misurazione e la descrizione dei crani) capaci di individuare insiemi ben definiti: le razze, appunto. Ma baravano parecchio con i dati: escludevano dai loro conteggi, per esempio, tutti quegli individui che non facevano tornare i conti.
Dalla scienza queste classificazioni razziali passarono, all’inizio del Novecento, alla politica: e diventarono un vero e proprio dramma quando in Germania un partito, quello nazista di Adolf Hitler, decise di sterminare, con l’aiuto di altri dittatori come Mussolini in Italia, quelle che definiva abiettamente “razze inferiori”, che identificava con gli slavi e soprattutto con gli ebrei e i nomadi. Le vittime di questa follia furono un’enormità, sei milioni. .Nel frattempo, per fortuna, la scienza si è resa conto che dividere gli uomini in razze è semplicemente un errore, dimostrato anche dallo studio del DNA e quindi del genoma umano.
Quello che si può fare è individuare “popoli”, cioè gruppi caratterizzati da un insieme di caratteristiche che, tutte assieme, li rendono unici. Ma non
caratteristiche fisiche, come il colore della pelle o dei capelli: decisivo, per
identificare un popolo, è riconoscere una cultura comune. Come c’insegnavano
gli antichi.
A conclusione di questa breve e non esaustiva dissertazione ci appare evidente quindi che bisognerebbe fare come in Francia dove oltre ad eliminare qualsiasi riferimento alla parola “razza” si è giunti alla formulazione costituzionale: “la Repubblica non riconosce l’esistenza di alcuna cosiddetta razza”.
Meglio essere chiari, insomma, e magari sperare che anche chi si occupa di
politica in Italia si sforzi per chiarire questa cosa una volta per tutte e faccia di tutto per diffondere questo pensiero culturale e scientifico.
Nettuno,
Dott. Roberto Alicandri
capogruppo “Democratici per Marchiafava”