“Negli ultimi giorni si è tornato a parlare molto del nostro porto e della complicatissima vicenda della Capo d’Anzio, la società partecipata costituita ormai un ventennio fa per la realizzazione del progetto di nuovo “megaporto”.
Nell’ultimo Consiglio comunale la consigliera Marracino (in teoria di opposizione, ma non è la prima volta che Italia Viva simpatizza con la maggioranza) ha fatto un intervento il cui senso era scaricare sulla precedente Giunta guidata da Luciano Bruschini e togliere dalla attuale Amministrazione De Angelis tutte le responsabilità della situazione di grave stallo in cui si trova non solo la Capo d’Anzio, ma soprattutto il porto, quello vero, che costituisce il cuore pulsante di Anzio e che soffre di pesanti problemi, a partire dall’insabbiamento cronico.
A questo intervento ha risposto l’ex-Sindaco stesso, con un’intervista in cui tiene a sottolineare che De Angelis ha condiviso tutti i vari passaggi della vicenda, inclusi quelli che hanno visto un privato entrare nella società e prenderne piano piano il controllo di fatto. Ovviamente, si è ben guardato dall’assumersi anche solo mezza responsabilità dei vari fallimenti che si sono susseguiti nel tempo, per cui il primo bando è andato deserto per colpa del governo Monti, il secondo bando è di nuovo andato deserto per colpa del socio privato, e via dicendo. Nessun cenno all’assurda inversione di cronoprogramma dopo il primo bando deserto, agli impegni presi in Consiglio e poi disattesi, al disastro del Progetto LIFE (per cui la nostra città potrebbe essere penalizzata nell’accedere ai fondi europei).
La realtà dei fatti però è ben diversa. Il fallimento del “megaporto” targato De Angelis-Bruschini era inevitabile fin dall’inizio. Da sempre questo progetto è stato sovradimensionato e poco rispettoso della storia e delle necessità concrete di Anzio. Se non bastasse questo, tutti ammettono che è ormai irrealizzabile.
Per questo è illusorio il “ritorno alle origini” proclamato a gran voce dal Sindaco De Angelis nei giorni scorsi. Il problema è infatti proprio in quelle origini e non basta tornare al vecchio logo per risolverlo. Piuttosto che tentare operazioni di facciata, il Sindaco e il Comune tutto chiedano alla Regione di attuare l’ordine del giorno che ha approvato più di due anni fa, aprendo un tavolo sul futuro del porto di Anzio. Alla Città non servono progetti faraonici, ma un porto che permetta finalmente ai suoi pescatori di svolgere il loro lavoro in sicurezza e lo sviluppo di un turismo sostenibile e rispettoso della storia e delle tradizioni di Anzio”.
Gabriele Palomba
Alternativa per Anzio