L’ultimo bilancio della Capo d’Anzio ci mostra quanto la situazione della partecipata sia ad un passo dal baratro. Una perdita di esercizio di 600 mila euro e oltre 4 milioni di euro di debiti.
Le relazioni del Collegio Sindacale e dei Revisori dei conti ci dicono che non c’è più tempo per tergiversare e che vanno prese decisioni circa il futuro della Società la quale non è più in grado di fare fronte all’indebitamento e non è nelle condizioni di perseguire l’obiettivo societario, ossia la costruzione del nuovo porto, e si limita invece a una marginale attività di gestione.
Oltre ai debiti verso l’erario abbiamo il debito verso il comune per 525 mila euro, quello per il dragaggio per 194 mila euro,c’è il problema dei canoni concessori non pagati alla regione, per circa un milione e mezzo, la quale delegando il Comune alla riscossione e al controllo ha reso l’ente di fatto controllore di sé stesso, creando un immobilismo amministrativo.
Ma ci sono soprattutto dei contenziosi per cifre importanti, come quello del l’ex direttore del porto, e di diversi studi legali, tutto per centinaia di migliaia di euro, per cui è stato indispensabile allocare dei fondi prudenziali in relazione al rischio molto alto di soccombenza nelle cause, così come spiega lo stesso Amministratore unico nella nota integrativa al bilancio, aggiungendo che “la società è fortemente indebitata e incapace di fare fronte autonomamente alle obbligazioni assunte passate e presenti”
Queste erano le stesse cose che da consiglieri comunali facevamo presenti al sindaco, il quale amava ripetere:
“non c’è bisogno”;
“non dobbiamo niente a nessuno”;
“è tutto sotto controllo”.
Oggi alla luce del bilancio non ci sembra affatto.
Alla drammatica situazione finanziaria a cui si è arrivati anche per una operazione trasparenza di cui va dato atto al nuovo amministratore unico Dott.ssa Cinzia Marzoli, si aggiunge il problema del dragaggio anche questo non più rimandabile per la sicurezza delle imbarcazioni.
Un ulteriore aspetto da non sottovalutare: con la perdita di esercizio della partecipata l’ente ha l’obbligo, per motivi prudenziali, di accantonare nel proprio bilancio dell’anno successivo una somma di importo pari al risultato negativo in proporzione al numero delle azioni possedute. ( art.21 dlgs 175/16).
Un ulteriore danno per i cittadini quindi, che vedranno diminuire la disponibilità di bilancio per i servizi.
Oggi che alla guida della città abbiamo la Commissione Straordinaria forse finalmente conosciamo le cose per come stanno davvero, ma questo non è sufficiente, i Commissari devono spiegare ai cittadini come intendono muoversi, perché non è pensabile che il problema venga traslato alla prossima giunta tra un anno circa.
Quanto ancora si deve prolungare l’agonia?
A meno che il bilancio del 2023 non presenti sostanziali novità il che allo stato attuale sembra un’utopia.
Il porto, il suo indotto, la concessione e tutto le sub concessioni 45bis non sono un affare da discutere in privato nelle stanze di villa Sarsina ma una proprietà dei cittadini che vanno informati a dovere su tutte le possibilità e le conseguenze.
Vogliamo che il porto resti pubblico, messo in sicurezza e nelle condizioni di operatività e intendiamo rivolgere un’interrogazione alla regione Lazio che sembra essersi completamente lavata le mani del problema. Perché nonostante la delega al demanio girata al comune, il porto resta comunque di interesse regionale.
Gli ex consiglieri comunali M5S
Rita Pollastrini
Alessio Guain