mercoledì, 31 Dicembre , 2025
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Nettuno, Antonio Taurelli “amarezza e delusione” per l’uscita di Rabini dal Patto per Nettuno

“La decisione di Gianfranco Rabini di uscire dal Patto per Nettuno è per me motivo di profonda amarezza e sincera delusione personale e politica. Potrei sorvolare sulla questione interna e confezionare un ipocrita «augurio di buona fortuna», ma la franchezza con cui ho inteso fin dall’inizio il rapporto con lui e con gli elettori, mi impone una riflessione e alcuni dovuti chiarimenti.

Dopo il risultato elettorale di un anno fa, il Patto per Nettuno si è riunito regolarmente attraverso i suoi organi statutari (non so quanti partiti locali possano vantare la stessa vitalità interna!) e ha espresso in modo democratico e partecipato linee politiche e amministrative coerenti col mandato elettorale. Abbiamo deciso di svolgere un’attività di opposizione vera e non di facciata, esterna alla maggioranza, immune da ricatti e da biechi opportunismi personali. Siamo e vogliamo essere una forza politica propositiva, senza però abdicare alla necessaria – e sicuramente faticosa – funzione di controllo.

Fin da subito la posizione di Rabini è apparsa in frizione con le indicazioni del Direttivo del Patto. Da persona intransigente e finanche ruvida in campagna elettorale, ho riscoperto col passare dei mesi un consigliere iper-diplomatico, incline a cogliere i meriti dell’Amministrazione e molto premuroso di non urtare la sensibilità di nessuno, specie di chi governa. Abbiamo più volte dovuto constatare (e contestare) che si stava confrontando più spesso col Sindaco Burrini e con la giunta che non con i componenti di quel gruppo che gli ha consentito di essere eletto. E oggi, proprio nel momento in cui il gruppo consiliare decide di depositare una interrogazione tesa a fare luce sulla gestione economica degli eventi natalizi affidati alle associazioni, Rabini esce fuori dal Patto.

E allora mi chiedo e ti chiedo pubblicamente, caro Gianfranco: «in cosa dovrebbe consistere una sana opposizione se non nell’attività di controllo economico-amministrativo? È forse lesa maestà chiedere pubblicamente come vengono spesi i soldi pubblici? È forse opposizione pregiudiziale – come tu asserisci – sostenere che gli ingenti affidamenti diretti, per quanto formalmente legittimi, siano inopportuni e pericolosi in una città sciolta per mafia?».

Ho visto in questi anni nella figura di Gianfranco Rabini un uomo e un amico intransigente fino al massimalismo, attento al metodo politico, sensibile alla trasparenza, rigoroso. Oggi mi pare di vedere non dico una ambiguità, ma certamente una flessibilità inedita rispetto a quei principi che insieme mettemmo come base non negoziabile del Patto per Nettuno. Quando Gianfranco Rabini si è candidato, gli chiesi di dimettersi da Presidente della Associazione Stella del Mare perché ritenevo e ritengo sbagliato sovrapporre il ruolo di amministratore della Città con un ruolo di rappresentanza di una associazione che prende finanziamenti dal Comune. Rabini accettò la mia condizione e rassegnò prontamente le dimissioni assicurandomi una effettiva – e non solo formale – fuoriuscita da quella associazione. Mi chiedo, allora, perché oggi tanti tentennamenti quando si tratta di comprendere il rapporto tra associazioni e Comune?

Visto il periodo di bilanci, chiudo con una breve riflessione generale. Inizio a credere che in questa Città quasi nessuno voglia (o possa) essere minoranza, quasi nessuno voglia (o possa) essere fuori dai circuito del potere o – peggio – di disturbo al potere. Manca in questo nostro territorio una vera e sana cultura di opposizione, che invece aiuterebbe a correggere il tiro di molte scelte amministrative poco meditate. Destra e sinistra si confondono sempre di più dentro il palazzo con l’unico scopo di stare nella stanza dei bottoni. Anche chi si è opposto in campagna elettorale con apparente fermezza, è subito stato risucchiato sulla plancia di comando, senza nemmeno aver avuto il tempo di valutare l’effettiva condivisione della rotta. I componenti della vera opposizione si contano sulle dita di mezza mano e ciò rivela un modo di intendere la democrazia sconfortante in cui rilevano più gli interessi diffusi e i posizionamenti opportunistici che non le idee e i programmi. La democrazia, quella vera, è fatta di ruoli ben diversi e il ruolo di chi controlla il potere, di chi lo argina, di chi vi si oppone, dei contrappesi, non è meno utile alla Città rispetto al ruolo di chi, quel potere, lo esercita. Tuttavia, basti seguire superficialmente la cronaca politica della Città, per rendersi conto che tutti vogliono strizzare l’occhio al capo di turno: fu così con Coppola, è così con Burrini. Voglio invece cogliere l’occasione per fare un piccolo elogio delle minoranze vere. Quelle che resistono non esercitando un potere, correndo il rischio di apparire anche disturbanti, ma cercando di custodire una coerenza e una credibilità. Mi piace ricordare che spesso il nostro paese si è salvato dal baratro per opera di piccole minoranze resistenti che incubavano – negli anni del plebiscito – un’idea alternativa. Il Patto per Nettuno, nel suo piccolo, credo sia ancora una casa politica plurale, non ricattabile e non ostaggio di nessuno.

Caro Gianfranco, ti faccio tanti auguri di buon anno e consentimi di salutarti con una frase che disse un dirigente politico che tu ricorderai: «la politica è altrove, noi ti aspetteremo là”.

Antonio Taurelli
Capogruppo del Patto per Nettuno

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