IL “Dossier Anzio” realizzato da Marcello Bartoli, minuziosa ricostruzione di fatti e inquietanti realtà

Lo scandaloso governo cittadino della Giunta Bruschini riassunto nel “Dossier Anzio” realizzato da Marcello Bartoli in collaborazione con Paride Tulli ed Antonio Cappuccia. Una minuziosa ricostruzione di fatti e inquietanti realtà che interessano la città di Anzio e i territori limitrofi.

 

 Il “Dossier Anzio” completo.

 Il Dossier propone i  seguenti argomenti

 Cap 1.   Gli Scandali     

Cap 2.   Il declino del Consiglio Comunale

Cap 3.   La Trasparenza, illustre sconosciuta

Cap 4.  L’orrore del Piano Regolatore

Cap 5.   La sicurezza del territorio e  la  criminalità organizzata

Cap 6.  Analisi del territorio

cap  7.   La grande utopia

Capitolo 1: Gli scandali.

Gli spari al vicesindaco di Anzio Patrizio Placidi

Le ultime amministrazioni di centrodestra si sono contraddistinte per numerosi episodi di cronaca nera, a riprova del fatto che la politica anziate ha vissuto anni decisamente bui sotto il profilo etico, lasciando spesso spazio alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In questo caso si mette in evidenza un episodio mai verificatosi in precedenza, che testimonia in modo eclatante il clima torbido della sfera politica e soprattutto le conseguenze distorte della politica clientelare.

“Spari contro il cancello dell’abitazione del vicesindaco di Anzio, Patrizio Placidi: il fatto è accaduto ieri pomeriggio attorno alle 15.00. Si è sfiorata la tragedia: fuori, nel cortile di casa, a Lavinio, stavano giocando i nipotini di Placidi. Appena uditi gli spari, il vicesindaco è uscito fuori dall’abitazione e così hanno fatto anche alcuni vicini di casa: dall’ingresso della villetta, è stata vista fuggire in tutta fretta una Smart For Four di colore grigio. L’episodio, ha tutto il sapore di un’intimidazione. Sul posto, una volta lanciato l’allarme, sono accorsi i Carabinieri. Dai racconti di Patrizio Placidi, che in Comune ha le deleghe all’ambiente e alla sanità, non sono emersi elementi utili alle indagini. I militari della Compagnia di Anzio, ora, scavano nella vita privata e lavorativa del vicesindaco, in cerca di una pista utile”.

(tratto da Studio 93)

Le presunte tangenti per il servizio mensa della Serenissima

Un altro episodio deplorevole è stato quello che ha visto coinvolto il consigliere comunale Mario Pennata (all’epoca dei fatti del Pdl), che denunciò pubblicamente alcune presunte tangenti legate al servizio mensa e destinate a un assessore anziate. Sulla vicenda venne aperta anche un’inchiesta da parte della Procura di Velletri, e contemporaneamente venne avviata una radicale azione politica del gruppo consigliare del Pd. Gli articoli che abbiamo raccolto illustrano in modo chiaro la vicenda, sulla quale comunque permangono ancora diversi punti oscuri. In ogni non è nostra intenzione esprimere giudizi, quanto invece testimoniare, con documenti a supporto, la realtà dei fatti.

“Dopo circa un mese di roventi polemiche arriva l’inchiesta. La Procura di Velletri, attraverso il lavoro del procuratore capo Silverio Piro, ha aperto ufficialmente un fascicolo in merito alla vicenda delle presunte mazzette denunciate dal capogruppo del Pdl di Anzio Mario Pennata. L’atto, dovuto, fa seguito all’esposto presentato dal sindaco Bruschini, che dopo la denuncia di Pennata si rivolse immediatamente ai carabinieri. Va ricordato che l’esponente pidiellino aveva effettuato questa denuncia nell’ambito di una riunione interna del Pdl, anche se poi qualche “talpa” fece esplodere il caso trattato da tutti i mezzi di informazione. Successivamente Pennata nell’ultimo Consiglio comunale ha effettuato una brusca marcia indietro riferendo di una trappola in cui sarebbe caduto e di un’aggressione verbale subita da parte di due persone che lo avrebbe indotto a esporre i fatti.

Ora la magistratura veliterna dovrà fare luce sulla vicenda, indagando a 360 gradi, a cominciare proprio dalla presunta aggressione subita da Pennata e passando per la ricostruzione esatta della riunione del Pdl dello scorso 13 maggio.  Inoltre andrà anche approfondita la posizione della mensa Serenissima, appaltatrice del servizio nelle scuole, attualmente nell’occhio del ciclone anche per la qualità del servizio offerto. D’altronde nella prima denuncia di Pennata si fa esplicito riferimento a presunte tangenti legate alle mense e destinate a un assessore. Il centrosinistra anziate ha dato battaglia nell’ultimo Consiglio e non solo, pretendendo spiegazioni plausibili (ancora non pervenute) e chiedendo le dimissioni dell’assessore Del Villano, respinte al mittente. Ora la parola passa ai giudici.”            (tratto da “Cinque Giorni”)

“Quello di giovedì 26 maggio, è stato per la città di Anzio, un Consiglio comunale incentrato sulla discussione della incresciosa faccenda innescata alcuni giorni or sono dalle dichiarazioni del capogruppo del PDL Mario Pennata (delle quali riportiamo i particolari in un articolo a parte) riguardanti presunte tangenti pagate dalla ditta di ristorazione scolastica Serenissima ad un non ben identificato rappresentante dell’Amministrazione comunale (chi dice un assessore..). Dopo una lamentosa dichiarazione fatta in proposito dallo stesso Pennata, il lungo dibattito che ne è seguito e che ha registrato momenti di grande tensione dove si è quasi sfiorato lo scontro fisico, con buona capacità di sintesi, può essere così riassunto: se tangenti non sono state pagate (cosa che appurerà comunque in una sua indagine la magistratura) allora, così come ha ben sottolineato il capogruppo del PD Paride Tulli, la questione andrebbe imputata al fatto che, malgrado le numerose lamentele dei genitori ed i tanti rapporti negativi redatti nel tempo dalla Commissione Mensa, mai nessuna sanzione sarebbe stata ancora stranamente applicata alla ditta fornitrice dei pasti cosa che, di conseguenza, avrebbe così inculcato in qualcuno legittimi dubbi di inciucio.
Durante la discussione che ne è seguita quindi, se da un lato tanti sono stati i plausi rivolti al sindaco Bruschini ed altrettanto tante le critiche rivolte invece al povero Pennata per i comportamenti rispettivamente adottati nel trattare la faccenda, una severa condanna di sciacallaggio politico è stata espressa nei confronti dei partiti firmatari dei manifesti fatti affiggere a riguardo in tutta la città. Al termine del dibattito durante il quale, il consigliere Attoni ha chiesto inutilmente le dimissioni da capogruppo di Pennata, sono state messe ai voti due mozioni, una presentata dalle forze di opposizione ed una presentata da quelle di maggioranza. La prima, dove si chiedeva tra l’altro la rimozione dai rispettivi incarichi dell’assessore Marco Del Villano e della dirigente comunale Angela Santaniello è stata ovviamente bocciata, mentre la seconda, che prevedeva controlli straordinari sul servizio di refezione scolastica è stata naturalmente approvata. Dato il protrarsi del dibattito durante il quale anche gli scranni hanno voluto dire la loro.., ad essere stata trattata è stata la sola approvazione del piano finanziario TIA mentre, dall’intero Consiglio, in attesa di poter abrogare la tanto discussa tassa sui passi carrabili, il pagamento della stessa per l’anno in corso, è stato fatto slittare al giorno 3 del mese di novembre.
La trattazione di interrogazioni, interpellanze e di tutti gli altri punti all’ordine del giorno, è stata invece spostata nell’Assise straordinaria di martedì 30 maggio che riporteremo però, nel nostro prossimo numero.
Tornando invece con una nota di colore alla questione delle presunte tangenti, appare strano che in un territorio dove lo sport nazionale è quello di farsi gli affari e le identità altrui, quelle dei due fantomatici accusatori non siano saltate fuori.
Tito Peccia

Dopo Nettuno, i veleni della politica ora sembrano non risparmiare neanche la vicina Anzio dove, la questione su presunte bustarelle sollevata dal capogruppo del PDL Mario Pennata, ha scatenato un vero e proprio putiferio le cui conseguenze potrebbero finire in aule che non sono soltanto quella del Consiglio comunale. E così, come se la querelle sulla famigerata tassa sui passi carrabili non fosse già abbastanza, ecco che sulla testa del sindaco Bruschini è piovuta anche la tegola di presunta corruzione per dei suoi non identificati collaboratori. Il tutto ha avuto un inizio piuttosto farraginoso e precisamente quando poco tempo fa, così come riferisce lo stesso Pennata, mentre si accingeva a salire in macchina sarebbe stato avvicinato da due tizi i quali, con fare minaccioso, gli avrebbero detto che il servizio di refezione scolastica ad Anzio non funzionerebbe bene perché la ditta fornitrice pagherebbe per questo alcune tangenti. Il consigliere che non è nuovo nell’incappare in fatti piuttosto incresciosi (ricordiamo in proposito la rissa avuta lo scorso anno con il vicesindaco Garzia..), avrebbe allora indetto una riunione di partito dove, alla presenza del sindaco, avrebbe rilanciato l’accusa subita. Così, sia pure dopo un comprensibile momento di sconforto, lo stesso Bruschini recandosi nella caserma dei Carabinieri ad esporre i fatti appresi, avrebbe tuttavia innescato un meccanismo che non fa presagire nulla di buono. Infatti, se da un lato l’Arma prima e la Magistratura poi potrebbero procedere ora con delle indagini, dall’altro, la ditta incriminata, per salvaguardare la sua immagine, potrebbe invece procedere immediatamente con una denuncia querela per diffamazione. Insomma un pasticciaccio per il quale la minoranza ha chiesto una immediata riunione del Consiglio comunale mentre, tra i rappresentanti della maggioranza l’ombra dei sospetti sembrerebbe farsi sempre più incombente. Quello che lascia più inquieti è sul perché proprio Pennata sarebbe stato preso di mira dai due energumeni e se, quello che avrebbe riferito sin ora, sia tutto o ci sia dell’altro come ad esempio il nome o i nomi degli eventuali destinatari delle tangenti pagate. Nel frattempo, sembra che allo stesso Pennata, che ora si dichiarerebbe vittima di una trappola, pervengano inquietanti telefonate anonime”.  (tratto da “Il Pontino”)

L’arresto dell’assessore ai servizi sociali Italo Colarieti

Un altro inedito dell’ultima Amministrazione di Anzio targata Pdl è stato l’arresto dell’assessore Colarieti, accusato di abuso d’ufficio, in merito alla vicenda della proroga dell’appalto per l’assistenza ai disabili e agli alunni sui pullman del Comune. Arrestata anche la dirigente comunale Angela Santaniello nell’ambito di una vicenda sulla quale non è corretto esprimere giudizi (quelli competono alle autorità giudiziarie), ma che ha messo in luce ancora una volta il connubio perverso tra amministrazione pubblica e affari privati. Non può non saltare agli occhi come l’assessore Colarieti abbia gestito per molti anni una casa di riposo nella quale sono stati ospitati anziani ai quali il Comune ha pagato un’integrazione della retta. Di sicuro, pur evitando processi sommari, la vicenda rappresenta una pagina nera della politica locale.

“L’assessore ai servizi sociali del Comune di Anzio, Italo Colarieti (Pdl), la dirigente Angela Santaniello e il presidente della cooperativa Rainbow Augusto De Berardinis sono da ieri sera agli arresti domiciliari. Loha stabilito il Tribunale di Velletri, su richiesta della Procura, a seguito di un’indagine della Guardia di Finanza sulla proroga dell’appalto per l’assistenza ai disabili e agli alunni sui pullman del Comune.

Nell’aprile scorso c’erano state delle perquisizioni, la cooperativa che ha beneficiato della proroga è considerata vicina proprio a Colarieti e il presidente sarebbe solo un prestanome. L’accusa è di abuso d’ufficio. L’assessore, fra l’altro, gestisce come direttore generale la casa di riposo La Francescana nella quale sono ospitati anziani ai quali il Comune paga un’integrazione della retta. Colarieti era stato indagato, in passato, per una vicenda legata alla casa di cura Villa dei Pini nell’ambito di una più vasta inchiesta sulla Asl Roma H”                                                                                                                                                            (tratto da Il Messaggero)

Le denunce dell’Amministrazione verso alcuni cittadini.

Nella scorsa estate la politica anziate si è infiammata a causa delle polemiche innescate da un gruppo di cittadini, che hanno denunciato attraverso i social network l’elevato tasso di inquinamento del mare. Una denuncia fondata, se consideriamo che gli stessi cittadini si sono avvalsi di documenti ufficiali della Asl, in cui emergeva chiaramente il valore fuori norma del batterio Escherichia coli. Quello che i cittadini di Anzio avevano sempre sospettato, si è tramutato in realtà avvalorata da analisi accurate. L’Amministrazione di Anzio, attraverso l’assessore alle Politiche ambientali Patrizio Placidi, anziché dare vita a un confronto costruttivo con i cittadini, ponendo riparo alla situazione di degrado, ha pensato bene di ricorrere alle vie legali contro gli stessi che avevano posto all’attenzione il problema. L’episodio, che viene spiegato a fianco attraverso le diverse posizioni delle parti in causa, evidenzia, se mai ce ne fosse bisogno, la distanza siderale tra gli amministratori e i cittadini, chiamati in causa solo a ridosso delle tornate elettorali. Da rimarcare come questi ultimi abbiano affrontato con dignità e coraggio la situazione, sfidando a viso aperto l’Amministrazione attraverso la manifestazione “Denunciateci tutti day”. P.S. In questo libro ci siamo imposti la regola di non giudicare in modo drastico alcuni episodi, soprattutto in ambito giudiziario, ma questo non pregiudica il fatto di non poter commentare in modo perentorio alcuni episodi della vita pubblica cittadina.

Lettera aperta ai gestori degli stabilimenti balneari

La presente lettera si riferisce ai fatti accaduti lo scorso mese di luglio quando, per diversi giorni, il mare di Anzio fu invaso da macchie marroni e maleodoranti, suscitando le proteste di bagnanti e operatori balneari attraverso segnalazioni alla Guardia Costiera — subito attivatasi — e inutili richiami al Comune di Anzio. Il riferimento è anche alla denuncia pubblicata suFacebook da quattro cittadini indignati che hanno pubblicato — in un secondo tempo — un documento di analisi delle acque effettuato dall’Arpa dalle quali sono emerse le cattive condizioni del nostro mare nel mese di luglio e che hanno sostanzialmente confermato che le lamentele di bagnanti e operatori balneari erano più che giustificate.

Alla pubblicazione di questi dati è seguita una denuncia alle autorità da parte dall’Assessore alle Politiche Ambientali del Comune di Anzio per “procurato allarme e falso ideologico”. I quattro cittadini sono: Andrea Mingiacchi, Claudio Petriconi, Paolo Salvucci e Umberto Spallotta. Nel frattempo, un movimento di opinione sempre più vasto si sta facendo spazio su internet e anche fuori e fatti, date dei documenti e responsabilità cominciano ad avere contorni sempre più chiari.

Dal canto suo, l’Assessore Patrizio Placidi continua a sostenere di aver sporto denuncia in qualità di semplice cittadino senza alcun avallo dell’amministrazione comunale.

Scriviamo solo per chiarire i fatti e vi ringraziamo per aver tenuto un comportamento equilibrato e neutrale, consapevoli che la protesta alle autorità del comune sia stato un atto dovuto al fine di creare, per il bene di Anzio, una rottura con quella mentalità dell’arrangiarsi senza prendere decisioni che ha portato molti villeggianti ad abbondanare, negli anni, la città di Anzio, complice, sicuramente, il mare poco pulito, nonostante le sbandierate “Bandiere blu”.

Confidiamo nella vostra continua collaborazione per migliorare le condizioni igieniche del nostro mare con proposte, informazioni e consigli che solo gli addetti ai lavori sono in grado di dare,  perché Anzio riacquisti la meritata fiducia dei turisti che, quando saranno garantite idonee condizioni di trasparenza nella gestione dei controlli sull’inquinamento del mare, saranno lieti di continuare a frequentare le nostre spiagge.

Per continuare la nostra battaglia insieme, vi aspettiamo domenica 28 ottobre dalle ore 10 in piazza Garibaldi per il “Denunciateci tutti Day”, una manifestazione contro i mezzi  intimidatori usati per reprimere la libertà di opinione e di informazione.

Andrea Mingiacchi e Umberto Spallotta

La risposta dell’assessore alle Politiche Ambientali Patrizio Placidi

 “In riferimento all’iniziativa “Denunciateci tutti” e ad alcuni articoli di stampa sulla vicenda il sottoscritto precisa di“non aver sporto denuncia in qualità di semplice cittadino” ma di averlo fatto in qualità di Vicesindaco con delega alle politiche ambientali e dopo aver avuto un colloquio con il Sindaco di Anzio, Luciano Bruschini.

Ribadisco, come evidenziato dai dati dell’Arpa Lazio, che nessuna ordinanza andava emanata rispetto ad eventuali divieti di balneazione e che il sottoscritto, a tutela dell’immagine della Città di Anzio e del lavoro degli stabilimenti balneari, si è rivolto alle Autorità Competenti per ristabilire la correttezza dei fatti.

Inoltre preciso di aver invitato il Signor Mingiacchi a chiarire le sue dichiarazioni non veritiere e che soltanto dopo un suo diniego ho proceduto per le vie legali.

Nonostante la strumentale presa di posizione di una ristretta cerchia di persone, alla ricerca di visibilità politica in vista delle prossime elezioni comunali, ci tengo ad elencare velocemente quanto è stato fatto in questi ultimi anni in materia ambientale:

  • 3 Bandiere Blu consecutive
  • riapertura del centro raccolta ingombranti Usa & Getta
  • prossima apertura di un secondo Centro a Lavinio
  • avvio della raccolta differenziata porta a porta su tutto il territorio
  • cura e manutenzione di tutte le aree verdi comunali
  • risparmi sul conferimento dei rifiuti in discarica
  • conseguente investimento delle risorse per la pulizia del territorio
  • ecc…

Sono soltanto alcuni dei provvedimenti adottati che dimostrano quanto impegno abbiamo messo nella nostra azione amministrativa.

Il resto sono strumentali illazioni che i diretti interessati farebbero bene a chiarire pubblicamente”.

Incompatibilità degli amministratori

Un altro capitolo nero della storia del centrodestra di Anzio riguarda la vicenda incompatibilità di alcuni amministratori, che avendo ricevuto una condanna della Corte dei Conti, avrebbero dovuto abbandonare la carica pubblica, nonostante la rateizzazione delle multe inflittegli. Questo indica chiaramente la legge sugli enti locali n.267 del 2000, che all’articolo 63 dichiara “incompatibile colui che , per fatti compiuti allorchè era amministratore o impiegato del Comune, ovvero di istituto o azienda da esso dipendente, è stato, con sentenza passata in giudicato, dichiarato responsabile verso l’ente non avendo ancora estinto il debito”. La questione ha sollevato numerose polemiche in Consiglio comunale, nell’ambito del quale il centrosinistra ha effettuato numerose interrogazioni, rivolgendosi al Prefetto di Roma. Persino il consigliere regionale Enzo Foschi ha sollevato la questione attraverso un’interrogazione indirizzata alla presidenza del Consiglio regionale. La vicenda è stata analizzata a fondo anche dalla stampa locale, che ha posto serie questioni di principio e legalità. Di fianco troverete le rimostranze espresse dal centrosinistra e l’ottima rilettura della vicenda operata da “Il Granchio”, con un’iniziale ricostruzione e una successiva riflessione a distanza di mesi.

“I Partiti di sinistra di Anzio Prc/ Fds , Sel e Idv esprimono la loro indignazione per la scandalosa vicenda delle incompatibilità con le cariche amministrative per coloro che hanno subito condanne dalla corte dei conti, lo rendono noto in un comunicato stampa congiunto: “Com’è noto quella corte ha condannato alcuni ex e attuali amministratori anziati a pagare delle salate multe per delle mancate riscossioni tributarie. I condannati Placidi, De Angelis, D’Arpino, Tontini e Zucchini, hanno ottenuto la rateizzazione delle multe, ma  la legge sugli enti locali n° 267 del 2000 all’art. 63  parla chiaro: è incompatibile ”Colui che, per  fatti compiuti allorché era amministratore o impiegato, rispettivamente del Comune o della Provincia ovvero di istituto o azienda da esso dipendente, o vigilato è stato, con sentenza passata in giudicato, dichiarato responsabile verso l’ente, istituto od azienda non ha ancora estinto il debito”. Cosicchè i condannati, che annoverano anche funzionari e revisori di conti del comune, e della controllata Capo D’Anzio attualmente non sarebbero eleggibili, a meno di saldare per  intero quanto devono alla giustizia. Le forze di sinistra insieme al Pd hanno intenzione di sollevare la questione, tramite i loro rappresentanti, in consiglio comunale, dato che è inconcepibile oltre che illegale che coloro che gestiscono la cosa pubblica, pretendono sacrifici ai cittadini per risanare i conti pubblici si trovino in questa situazione, godendo del privilegio della rateizzazione, mentre c’è chi si suicida per non riuscire a pagare le tasse o perché perde il lavoro. I condannati facciano un passo indietro o si mettano in condizione di saldare quanto devono allo Stato, visto che non solo risulterà illegittimo e impugnabile ogni loro futuro atto amministrativo, se verranno inopinatamente rieletti, ma risultano a rischio di illegittimità anche gli atti compiuti nel frattempo da loro che, condannati, sono rimasti in giunta. Si tratta di un gesto obbligatorio e salutare per tutti, mirante a ristabilire quelle condizioni minime di legalità che ad Anzio sembrano mancare del tutto.

Ma risulta macroscopica e secondo noi incompatibile anche la situazione dell’attuale Assessore ai servizi sociali Colarieti, il quale è anche direttore della casa di riposo La Francescana, azienda privata che percepisce  fondi dall’amministrazione per conto di alcuni ospiti che hanno scelto di far accreditare direttamente alla proprietà la compartecipazione dell’ente alla loro retta di degenza in casa di riposo. Per lo stesso articolo 63 però è incompatibile “colui che, come titolare, amministratore, dipendente con poteri di rappresentanza o di coordinamento ha parte, direttamente o indirettamente, in servizi, esazioni di diritti, somministrazioni o appalti, nell’interesse del comune o della provincia, ovvero in società ed imprese volte al profitto di privati, sovvenzionate da detti enti in modo continuativo, quando le sovvenzioni non siano dovute in forza di una legge dello Stato o della regione”. L’Assessore Colarieti ci appare addirittura in un macroscopico conflitto di interessi! Si dimetta o rinunci a quelle attività che hanno a che fare con il comune di cui è amministratore, ci sembra un gesto di giustizia e correttezza che farebbe bene alla città”.

(tratto dal sito di informazione “ In libera uscita”)

E’ datata 17 maggio 2011 la lettera inviata dal Ministero in risposta ai chiarimenti chiesti dal comune di Anzio proprio sugli amministratori incompatibili. E il Ministero, un anno fa aveva chiarito che “gli assessori devono possedere gli stessi requisiti di candidabilità, eleggibilità e incompatibilità previsti per la carica di consigliere e che “Va rilevato che qualora gli amministratori in questione siano stati dichiarati, con sentenza passata in giudicato, responsabili verso il Comune per fatti compiuti allorché erano amministratori dell’ente medesimo, la causa di incompatibilità verrà meno (…) solo quando il relativo debito nei confronti del Comune sia stato completamente estinto”.

Nonostante questo parere “vecchio” di anno, però sono state approvate delibere di rateizzazione. Così il vicesindaco Patrizio Placidi usufruisce delle rate mentre i consiglieri Tontini e Zucchini hanno saldato. Restano a questo punto molti dubbi da chiarire.

(tratto da “Il Granchio”)

Il Prefetto di Roma Pecoraro ha risposto ad un quesito del sindaco di Anzio Luciano Bruschini che sollevava la questione dell’incompatibilità dell’assessore Patrizio Placidi condannato dalla Corte dei Conti a risarcire il comune per danno erariale. Il Prefetto ha risposto che, in base alla decisione dell’amministratore comunale di risarcire l’ente locale a rate, non ci sarebbero gli estremi per riscontrare l’incompatibilità. Salvo rimandare la materia ad un ulteriore parere del minstero degli Interni. La nota del Prefetto è stata tempestivamente girata alla stampa per giusta conoscenza. Una solerzia che il sindaco di Anzio non aveva avuto un anno fa quando nel mese di maggio il ministero degli Interni aveva invece sollevato forti dubbi sul fatto che Placidi potesse restare in carica come assessore davanti ad una sentenza alla Corte dei Conti che lo condannava a risarcire il Comune. Quel parere è rimasto infatti chiuso in un cassetto del Comune per lungo tempo ed è venuto alla “luce” casualmente solo nel giugno scorso. Insomma, come si può capire, un caso di trasparenza ad orologeria.                                                                     

(tratto da “Il Granchio”)

 La richiesta della commissione di accesso per mafia

Nel gennaio del 2012 la politica nazionale mette nel mirino il comune di Anzio. Dopo i numerosi episodi di cronaca nera, legati strettamente alle infiltrazioni della criminalità organizzata, alcuni deputati, in primis Touadi e Veltroni, hanno rivolto un’interrogazione al ministro dell’Interno, elencando i numerosi affari gestiti dalle cosche mafiose sul nostro litorale. Nell’interrogazione si fa esplicito riferimento alla presenza costante della famiglia Gallace sul territorio anziate e agli avvisi di garanzia a carico di alcuni esponenti dell’Amministrazione ( i consiglieri comunali Godente e Monti). Inoltre non si possono ignorare i numerosi delitti e attentati ai danni di attività commerciali, caratterizzati da una matrice prettamente mafiosa. Per tutta questa serie di motivi i deputati democratici hanno ritenuto opportuno chiedere una commissione d’accesso per verificare l’eventuale presenza di infiltrazione della criminalità organizzata nel comune di Anzio. Di seguito troverete alcuni passaggi dell’interrogazione e la battaglia condotta dal sottoscritto, con le risposte da parte del senatore De Angelis e del sindaco Bruschini.

“A rivolgere la nuova interrogazione al ministro dell’Interno sono stati i deputati democratici Touadi e Veltroni, elencando le tante inchieste delle Dda di Roma e di Napoli sugli affari delle cosche nella zona. Dopo una prima interrogazione presentata lo scorso novembre in Senato, il Pd torna alla carica – questa volta a Montecitorio – con la richiesta di invio di una commissione di accesso per verificare l’eventuale presenza di infiltrazione della criminalità organizzata nel comune di Anzio, sul litorale romano. A rivolgere la nuova interrogazione al ministro dell’Interno sono i deputati democratici Touadi e Veltroni, elencando le tante inchieste delle Dda di Roma e di Napoli sugli affari delle cosche nella zona. Oltre alla presenza – ormai radicata da tempo – della ‘ndrina dei Gallace-Novella, già ampiamente citata al Senato, nell’interrogazione presentata la scorsa settimana i deputati ricordano l’operazione della Guardia di finanza “Arcobaleno”, che – su indagini condotte dalla procura antimafia di Napoli – “portava a individuare consistenti investimenti immobiliari del clan camorrista dei Mallardo nel territorio di Nettuno ed Anzio”. Secondo Touadi e Veltroni sono molte le ombre che si sono addensate sull’amministrazione del centrodestra alla guida del comune del litorale romano. I magistrati starebbero valutando alcune ipotesi di illeciti nell’amministrazione della città, che si affiancano alla presenza storica delle mafie: “Risultano pendenti presso la procura di Velletri – si legge nell’interrogazione – diverse indagini che riguardano la concessione di permessi a edificare; in particolare la procura ha più volte perquisito e acquisito documentazione presso l’ufficio tecnico; risultano essere stati raggiunti da informazione di garanzia emessa dalla procura di Velletri i consiglieri comunali Giulio Godente, Nello Monti e il dirigente dell’ufficio tecnico Marco Pistelli”.

La famiglia dei Gallace – con molti membri oggi sotto processo con l’accusa di gestire una locale di ‘ndrangheta nella zona – può contare, secondo i deputati del Pd, su parentele strette all’interno dell’amministrazione comunale: “Nella giunta di Anzio siede l’assessore Pasquale Perronace fratello del defunto Nicola Perronace (…) già rinviato a giudizio per associazione a delinquere di stampo mafioso”. Durante le indagini “Appia” e “Mithos” – le cui udienze di primo grado sono ancora in corso – il Ros dei carabinieri di Roma ha raccolto diversi elementi su Nicola Perronace, fratello dell’attuale assessore alle attività produttive, accusandolo di aver favorito la latitanza di importanti boss della ‘ndrangheta già negli anni Ottanta, tra i quali Cosimo Ruga.

La giunta di Anzio, guidata da Luciano Bruschini, Pdl, ha sempre respinto le accuse partite dai democratici, facendo intervenire a difesa del suo operato il senatore Fli Candido De Angelis, ex sindaco della città del litorale romano. L’area di Anzio è interessata da diversi investimenti milionari, che permetteranno l’apertura di decine di nuovi cantieri.  L’interrogazione presentata in Senato lo scorso anno, quando agli Interni c’era ancora Roberto Maroni, non ha ricevuto fino ad oggi nessuna risposta.

Come era prevedibile stizzita la risposta arrivata subito dal Sindaco di Anzio Luciano Bruschini: “Invito i Parlamentari del Pd, che hanno richiesto l’invio di una commissione d’accesso al Comune di Anzio, ad approfondire meglio i fatti prima di prendere in considerazione eventuali segnalazioni locali di qualche signore poco attendibile. Non ritengo corretto che rappresentanti della nostre più alte Istituzioni, come il Parlamento della Repubblica, abbiano messo insieme fatti di microcriminalità avvenuti diversi anni fa, molti dei quali in altri territori, con fatti squisitamente amministrativi con l’unico intento di screditare l’intera classe politica locale e la nostra Città che invece merita rispetto”.   “Ma di cosa si sta parlando? Non è consentito a nessuno gettare fango sulla nostra Città – prosegue il Sindaco di Anzio, Luciano Bruschini –che, in questi ultimi dodici anni di Amministrazione, ha rappresentato un modello di buon governo nell’ambito della nostra Regione. Rispetto all’Assessore Perronace, che riveste la carica di Consigliere Comunale dal lontano 1980, è una persona seria ed onesta che gode della mia piena fiducia. Ma tutto questo cosa c’entra con le infiltrazioni mafiose? Oltre a lavorare – conclude il Sindaco di Anzio – milito in politica da molto tempo, conosco ogni angolo di Anzio e sono certo dell’onestà e della solidità delle nostre Istituzioni Locali; per questo mi ritengo profondamente offeso da queste insinuazioni”.

Evidentemente gli esponenti del Pd apprezzano gli organi dello Stato solo quando fa comodo a loro”. Il senatore Candido De Angelis (Fli) commenta così la nuova interrogazione parlamentare di Veltroni e Touadi. “Ignorano la risposta che il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, ha dato a una mia precisa richiesta e cioè che allo stato non ci sono motivi per ricorrere agli strumenti previsti dall’articolo 143 del decreto legislativo 267 del 2000 ovvero la nomina della commissione d’accesso. Francamente non capisco questa insistenza che diventa sospetta, fra l’altro con un evidente copia e incolla delle precedenti interrogazioni e qualche aggiunta relativa a procedimenti penali noti e nei quali il Comune di Anzio non risulta coinvolto”. De Angelis, poi, ricorda “i brillanti risultati da Veltroni sindaco e Touadi delegato alla sicurezza, visti gli ingenti investimenti della ‘ndrangheta a Roma, certificati dalle confische dei beni, c’è da chiedersi dove fossero mentre amministravano e la criminalità investiva nella Capitale, la verità è che un conto sono gli affari della mala e un altro il condizionamento delle amministrazioni. Posso affermare che ad Anzio questo condizionamento – aggiunge il senatore – non c’era prima, non c’è stato con me sindaco e non c’è adesso”. Nell’interrogazione si parla, fra l’altro, di investimenti sospetti nel settore edile. “Se è così è giusto che la criminalità venga perseguita e mi sembra che magistratura e forze dell’ordine lo stiano facendo. Io da quando ero sindaco aspetto ancora, invece, una risposta della Procura sull’acquisto da parte del Comune di Roma di alloggi ad Anzio per sistemare i propri sfrattati, pagati almeno due volte il prezzo di mercato. La verità è che nel vuoto amministrativo del Pdl ad Anzio il Pd, anziché preoccuparsi di questo, continua a infangare la città e a fare un regalo a chi la governa”.

La cultura del sospetto. C’è da interrogarsi seriamente sul perché ogni qual volta si parli di possibili infiltrazioni mafiose ad Anzio, i massimi esponenti del centrodestra locale reagiscano in modo così veemente.- dichiara Marcello Bartoli membro del  Direttivo Pd Anzio – Puntualmente ad ogni sollecitazione di associazioni anti mafia o di deputati del nostro Parlamento, la risposta consueta del sindaco Bruschini e del senatore De Angelis è : “nessuno può permettersi di infangare la città di Anzio”. Chi la sta infangando sul serio? Non credo personalmente che un’interrogazione parlamentare volta a fare chiarezza su eventuali connubi tra malavita e classe politica debba essere interpretata come un attentato alla dignità del cittadino anziate. Nessuno ha tirato in ballo la nostra città cercando di infangarla, al contrario l’intento di queste richieste è proprio quello di assicurarsi che i cittadini neroniani vivano in una città priva di radici mafiose. Purtroppo l’ultima iniziativa dei deputati Touadì e Veltroni mette in luce diversi fatti di cronaca inquietanti, ed è sacrosanto che la magistratura intervenga per fare chiarezza. Il sottoscritto – ricorda l’esponente del PD-insieme all’esponente de “Il Giovanotto” Federico Arancio e alla collaborazione di Anzio Futura ha organizzato un convegno volto proprio a cercare di riportare dati oggettivi sul fenomeno mafia nel territorio. Nell’occasione (tenutasi lo scorso 13 gennaio) abbiamo invitato tutti gli esponenti politici e del mondo civile, tra cui anche il senatore De Angelis, che ha avuto modo di esprimere liberamente il suo pensiero (senza ascoltare le risposte di molti cittadini). Credo che Anzio stia vivendo un momento molto delicato della propria storia recente, sia a livello economico, sia in termini di prospettive politiche. In qualità di esponente del Pd anziate, mi sento di affermare che le recenti interrogazioni sicuramente necessitano di alcune integrazioni, cosa riconosciuta dallo stesso senatore Vita, ma allo stesso tempo vanno sostenute in toto. Sarebbe interesse di tutti, anche degli esponenti del centrodestra, sapere con certezza se esistano o meno legami tra la malavita e alcune frange della classe politica. Io sono fautore di un profondo rinnovamento della politica neroniana e credo che si potrebbe partire già adesso, lanciando un segnale trasversale e accogliendo con favore un’eventuale commissione di accesso. D’altronde, se tutti auspichiamo che i nostri rappresentanti politici abbiano lavorato onestamente, perché temere una semplice interrogazione parlamentare? Sarebbe opportuno che si partisse già dal basso, magari presentando le dichiarazioni dei redditi, che numerosi esponenti del centrodestra continuano ostinatamente a non presentare. Chi vi scrive – conclude Bartoli– è fautore della trasparenza a tutti i livelli, quindi cominciamo già adesso! Io non voglio vedere Anzio infangata dalle eventuali infiltrazioni mafiose, e non da una semplice interrogazione parlamentare”

(tratto dal sito “InLiberaUscita.it”)

Capitolo 2:  Il declino del Consiglio comunale.

Mai come in questi ultimi anni, l’assise comunale ha fatto registrare un’involuzione netta sotto il profilo della dialettica politica e anche sotto l’aspetto etico. Quello che fino a pochi decenni orsono rappresentava la massima espressione della politica cittadina, si è ridotto a un’assise domestica, con un linguaggio da film trash (compresi i saluti romani) e la scarsa preparazione culturale di molti esponenti della maggioranza, caratterizzata non solo dalla mancanza di adeguati titoli di studio (sono pochi gli amministratori laureati), ma anche dalla scarsa propensione all’ascolto e al dialogo con i cittadini. Ci sono alcuni casi emblematici di questo clima da arena, che hanno scatenato persino la reazione veemente della stampa locale. Su tutti gli episodi dell’ “invasore” Ranucci e del “censore” Borrelli.

Marcello Bartoli autore del "Dossier Anzio"

 

“Borrelli allontana un teleoperatore.

Bufera sul gesto del Presidente del Consiglio Comunale. “Si alimenta l’antipolitica” secondo l’Unione Cronisti. Venerdì scorso, durante l’ultima seduta del Consiglio Comunale di Anzio presso la sala consiliare di Villa Sarsina è successo un fatto increscioso che ha creato polemiche e diverse reazioni da parte di varie categorie della stampa.

Il fatto è stato l’allontanamento di un operatore Tv di Telepontina che stava riprendendo il dibattito consiliare di Anzio. L’atto è stato ordinato dal Presidente del Consiglio Comunale di Anzio Sergio Borrelli (che era stato fatto oggetto di critiche, tempo fa, da parte dell’opposizione per la questione relativa all’Acqua Pubblica e al capovolgimento dell’ordine del giorno per non farla discutere) con la motivazione che l’operatore non aveva l’autorizzazione a riprendere la seduta. L’Unione Nazionale Cronisti Italiani, saputo dell’accaduto, ha emesso subito un comunicato in cui si stigmatizza il gesto. “Così si alimenta l’antipolitica e nessuno dal Sindaco all’opposizione, ha sentito la necessità di intervenire. Ormai anche la ripresa dei lavori del consiglio comunale può essere ‘scomoda’ evidentemente, per chi, pur svolgendo un ruolo pubblico del quale deve rendere conto ai cittadini, vede nella stampa un nemico”. E dire che il Consiglio Comunale era cominciato nel peggiore dei modi con parole grosse, litigi e urla tra i banchi di maggioranza e opposizione. Forse questo ha fatto scattare la molla al Presidente Borrelli di mettere il bavaglio all’informazione. Giù dura anche Stampa Romana che in una nota esprime sdegno per questo gesto: “Prima l’allontanamento dell’operatore Tv poi la richiesta di identificare un giornalista, questo è accaduto al Consiglio Comunale di Anzio – si legge nella nota – dove il Presidente Borrelli ha messo in atto una censura senza precedenti. Soprattutto senza che il Sindaco e consiglieri di maggioranza e opposizione, sentissero il dovere di spendere una parola. Il presidente ha allontanato perché ‘non autorizzato’ l’operatore Tv colpevole solo di fare le riprese all’assemblea civica che, fino a prova contraria, è pubblica. Poco dopo ha chiesto alle forze dell’ordine di identificare un collaboratore del quindicinale “Il Litorale” che era seduto tra il pubblico e stava facendo delle riprese con una macchina digitale. Comportamenti assurdi con i quali si nega il diritto a informare, avvenuti nel totale e gravissimo disinteresse dell’assemblea consiliare. Dobbiamo immaginare che i giornalisti ormai sono ‘scomodi’ solo in quanto tali. Per questo l’Associazione Stampa Romana stigmatizza il comportamento del Presidente dell’Assemblea e di chi non ha trovato il modo di dire una parola sull’accaduto e esprime solidarietà con i colleghi coinvolti”.         (tratto da “Scanner news”)

L’ex consigliere Udc di Anzio Giuseppe Ranucci e attualmente consigliere di amministrazione della Capo d’Anzio, questa mattina, ha interrotto i lavori dell’assise inveendo e minacciando di passare alle mani il sindaco Luciano Bruschini, il presidente del consiglio Sergio Borrelli (Udc) e l’assessore all’Ambiente Patrizio Placidi. Il primo cittadino ha deciso di non fare intervenire i carabinieri per allontanare Ranucci, ma ha interrotto i lavori del consiglio per una ventina di minuti per tentare di calmare l’ex consigliere. Sembra che alla base del litigio innescato da Ranucci ci sia il fatto che un suo nipote sia stato licenziato dall’azienda dove lavorava che si occupa di raccolta dei rifiuti, costringendo così sindaco e assessore a seguirlo nella sala giunta. Sembra che la situazione si sia risolta con la riassunzione del nipote di Ranucci, che a quel punto si è calmato ed è andato via.”                                                                               (tratto da Il Granchio)

Capitolo 3: La trasparenza, illustre sconosciuta.

Nonostante una legge in vigore, nonostante i ripetuti appelli della stampa e di alcune frange del centrosinistra, ad Anzio la trasparenza non è mai andata in voga. Quello che dovrebbe rappresentare un dovere di base di tutti i consiglieri comunali, ovvero la presentazione della dichiarazione dei redditi, non è stato rispettato da una larga parte dei rappresentanti politici. Un dato assodato che fa nascere molti dubbi, uno su tutti: per quale motivo molti consiglieri comunali, che non svolgono una professione, esitano a dichiarare i loro redditi? A fianco vi sono alcune tabelle emblematiche di quanto riferito, oltre al rifiuto da parte dell’Amministrazione di centrodestra di adottare la Carta di Pisa, che in molti Comuni è stato sinonimo di una nuova cultura improntata proprio sull’etica e sulla trasparenza.

Redditi, ci risiamo

“Siamo tornati a chiedere chi rispetta la legge e chi non. Chi ha ottemperato all’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi al Comune di Anzio e chi, per dimenticanza o scelta precisa, non l’ha fatto. La risposta è di venerdì 14 “Ad oggi presso il Segretario Generale del Comune di Anzio i consiglieri Renato Amabile e Paride Tulli hanno consegnato il 730 2012 mentre i consiglieri Riccardo Rocchetti e Vito Presicce hanno consegnato il Cud 2012”. Mancano all’appello, quindi, il sindaco, tutti gli assessori e la bellezza di 26 consiglieri. E parliamo della dichiarazione dei redditi presentata a giugno. La legge che dispone la consegna si applica “Ai membri del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati; al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri, ai Sottosegretari di Stato; ai consiglieri regionali; ai consiglieri provinciali; ai consiglieri di comuni capoluogo di provincia ovvero con popolazione superiore ai 50.000 abitanti”. Ad Anzio prima ancora che si raggiungesse la quota minima di residenti il consiglio comunale ha deliberato all’unanimità nel 1993 di far depositare la denuncia dei redditi. L’unica cosa nota per gli amministratori è quello che percepiscono per la carica e che, dopo mesi di lotte di questa testata, è stato finalmente inserito sul sito qualche tempo fa. Ad Anzio manca una cultura della trasparenza, su questo ormai non ci sono dubbi, e soprattutto la stragrande maggioranza di chi amministra o siede in consiglio continua a sentirsi al di sopra della legge. Il massimo sarebbe l’anagrafe degli eletti, come in Provincia, dove non solo si consegnano le denunce dei redditi ma vengono rese pubbliche. Affinché i cittadini possano rendersi conto di come vive un eletto, con quali risorse, se nel corso del suo mandato si è in qualche modo “arricchito”. Ma ad Anzio di questa trasparenza non si sente il bisogno e solo quattro eletti che hanno ottemperato a quanto previsto dalle norme vigenti sono l’ennesima dimostrazione. Intanto mentre siamo in stampa si è svolta a Roma – nella sede della Federazione nazionale della stampa (Fnsi) – la “Giornata della trasparenza” volta a rivendicare la piena conoscenza su tutti gli atti della pubblica amministrazione. Altra battaglia che portiamo avanti da tempo e sulla quale, a fatica, vediamo aggiornare i siti delle nostre pubbliche  mministrazioni che nei prossimi numeri continueremo a monitorare. Sull’iniziativa alla Fnsi l’Unione nazionale cronisti ha ricordato che “da sempre si batte per ottenere l’accesso qualificato dei cronisti alle informazioni”. Unione che al suo ultimo congresso ha approvato una specifica mozione a rigurardo. L’iniziativa rientra nel cosiddetto Foia, il “freedom of informaction act” per il quale si stanno battendo anche in Italia diverse organizzazioni. Nel presentare la giornata è stato ricordato che “Ogni atto delle pubbliche amministrazioni (dal governo ai comuni, alle istituzioni tutte) appartiene alla comunità e deve essere conosciuto dalla comunità. In questi giorni Obama, proprio in nome del Foia, ha dovuto perfino rendere nota la formula precisa della birra prodotta dalla Casa Bianca che era un piccolo segreto”.

 (tratto da Il Granchio)

“La legge è uguale per tutti, ma si sa che l’Italia è un paese creativo e anticonformista. Fortuna vuole che Anzio sia una cellula di questa nazione e che ben rappresenti gli atteggiamenti indicativi del profilo morale di una classe politica italiana tutta da riformare. Per migliorare la trasparenza tra cittadini e amministratori, una norma richiede a tutti i consiglieri dei comuni superiori ai 50.000 abitanti di depositare ogni anno le proprie dichiarazioni dei redditi e renderle visibili ai cittadini, favorendo, così, un aumento di credibilità della classe dirigente . La “casta di Anzio” non risponde all’unisono, sicura appunto della relatività della legge. Insomma “c’è chi può!”.Hanno depositato le proprie dichiarazioni dei redditi solamente i consiglieri Aurelio Lo Fazio, Ivano Bernardone, Massimo Creo, Paride Tulli, tutti di area PD. L’argomento sembra non interessare gli altri 35 membri della giunta e del consiglio comunale della nostra città.

Sbagliano i cittadini a questo punto a pensare male? Perché tutta questa resistenza su una questione così importante?

Anzio-Space è andato a ricercare interessantissimi dati che furono pubblicati nel 2005 nel sito dell’Agenzia delle Entrate e abbiamo trovato il reddito imponibile di 27 degli attuali amministratori e consiglieri di centro destra e di centro sinistra. Ci siamo fatti due conti. Abbiamo escluso i sei che possedevano incarichi dirigenziali e quindi un reddito annuo superiore ai 47.000 euro, e abbiamo fatto la media del reddito annuo dei restanti 21 politici. La media risultante è stata di 13.870 ciascuno.In sintesi, 21 dei nostri attuali amministratori, vivendo dello stretto necessario con le proprie famiglie per tutto il 2005, avrebbero in quell’anno potuto mettere da parte soldi per acquistare un “Ciaetto” usato. Ovviamente la media risultante ha salvato coloro che, in quello stesso anno, avremmo dovuto trovare in fila agli sportelli dei servizi sociali, e danneggiato chi avrebbe potuto acquistare una Fiat Punto full optional invece che un Ciao. Con l’augurio che le cose siano oggi migliorate un po’ per tutti i nostri amministratori, contiamo di vedere presto le loro attuali dichiarazioni dei redditi pubblicate. I cittadini hanno bisogno di vederci chiaro.

(ANZIO-SPACE SETTEMBRE 2011)

La maggioranza di centro destra del Consiglio Comunale di Anzio ha bocciato la proposta dell’opposizione che chiedeva l’adozione della Carta di Pisa.

 L’intervento del Consigliere del Pd Bernardone relatore della mozione.

“Un codice etico a cui uniformare i comportamenti degli amministratori locali poteva essere una prima occasione di riscatto per una classe politica avvitata su se stessa e applicata solo alla coltivazione dei propri interessi sempre lontani da quelli dei cittadini. E’ tempo che a ricoprire ruoli di responsabilità siano soltanto persone che non solo non abbiano pendenze con la legge ma che si impegnino alla massima trasparenza dei loro atti, a dichiarare di cosa vivono e a non impegnarsi in politica solo per favorire se stessi o loro parenti e amici. La “Carta di Pisa” se condivisa ed applicata sarebbe una di quelle innovazioni che Anzio e l’Italia intera reclamano prima di ogni altra riforma per avere garanzia, innanzitutto, che il governo della cosa pubblica sia affidato a persone serie, competenti e trasparenti. La maggioranza di governo ad Anzio ha votato NO all’introduzione di regole che sarebbero un sicuro ausilio per chi vuole amministrare con correttezza; d’altronde questa è la maggioranza dei soliti noti, quelli che si ostinano a non pubblicare le proprie dichiarazioni dei redditi in spregio alle norme e a ridurre il Consiglio Comunale ad uno squallido e sterile teatrino, quelli che considerano il territorio terra da vendere o costruire e non luogo in cui vivere, quelli allergici alle idee soprattutto se promuovono trasparenza e legalità”.

Ivano Bernardone

Capitolo 4: L’orrore del piano regolatore.

In questi ultimi mesi si è molto dibattuto ad Anzio sulle divisioni in seno al centrodestra, che di fatto hanno portato alla scissione del duo Bruschini- De Angelis. Non entrando nel merito della questione prettamente politica, che richiederebbe un capitolo a parte, bisogna invece registrare una sostanziale continuità nel tempo tra la politica adottata dalle due amministrazioni targate De Angelis e da quella Bruschini. Un filo sottile ha sempre legato le due anime del centrodestra, ovvero quel piano regolatore che ha devastato l’assetto della città, determinando di fatto la chiusura dell’economia locale. Il piano, ideato e portato avanti con vigore dall’ex sindaco De Angelis ha inizialmente portato un beneficio solo a una ristretta fascia lavorativa (costruttori e agenzie immobiliari), per poi evidenziare nel tempo tutti i limiti di una politica miope. Migliaia di case invendute, un territorio senza sviluppo, per non parlare di alcune inchieste che hanno riguardato molte costruzioni, alcune di grande valenza simbolica per la città, come Villa Adriana e Bambinopoli, di cui riferiamo a fianco. Questi gli esiti drammatici prodotti da un comitato d’affari che ha messo le mani sulla città da oltre quindici anni.

“Ad Anzio esplode il caos. Nelle ultime settimane l’Amministrazione comunale neroniana è stata travolta dal ciclone piano regolatore. Un tema annoso, che ha sempre visto in netta contrapposizione la maggioranza di centrodestra e l’opposizione. Punta dell’iceberg di una lunga catena di costruzioni contestabili l’affaire “Tuodì”, il centro commerciale sorto a Lavinio, nei riguardi del quale i carabinieri hanno avviato un’indagine. La zona nella quale è stato costruito il centro era a servizi in base al piano regolatore, poi è spuntato un condono e infine sono scaduti i vincoli urbanistici. Una vicenda complessa che meriterebbe un’analisi più approfondita e che fa seguito anche alla rivisitazione delle altezze di Villa Adriana (dove i lavori potranno riprendere) e alle polemiche sul quartiere Bambinopoli. L’opposizione di centrosinistra ha ripreso vigore anche in virtù del parziale dietrofront operato dal senatore Candido De Angelis sul piano regolatore, da lui approvato quando era sindaco di Anzio. Il Partito democratico oggi ha allestito una conferenza stampa nella quale si svilupperà in modo più approfondito il tema dell’urbanistica. In ogni caso alcuni esponenti del Pd hanno già anticipato la loro linea, ribadendo la loro ferma opposizione ad un piano regolatore che nel corso degli anni ha devastato il territorio neroniano. «Il Centrosinistra venne tacciato di essere freno allo sviluppo della città e il sottoscritto, per aver espresso diverse riserve venne appellato dall’estensore del Piano (l’architetto Cervellati, ndc) come un terrorista e un creatore di leggende metropolitane», dice sdegnato il consigliere comunale e assessore alla Provincia Aurelio Lo Fazio. «Sono contento che l’ex sindaco di Anzio sia arrivato alla conclusione che io e altri esponenti del Pd abbiamo elaborato già da tempo», ha dichiarato il consigliere Giovanni De Micheli. «C’è voluto tempo, ma alla fine anche De Angelis ha compreso che lo strumento così come è ora è imperfetto. Servirebbe ben altro per il pieno rilancio turistico di Anzio».                                                                              (tratto da “Cinque Giorni”)

 

Bambinopoli, storia avvolta nel giallo. Lo storico quartiere anziate, una delle poche zone incontaminate del centro neroniano è al centro delle polemiche per via dei lavori edilizi, prima partiti e poi immediatamente sospesi. La scorsa settimana la società di costruzioni Geim sas, noncurante della sentenza del Consiglio di Stato ha ripreso i lavori per costruire le palazzine della “discordia”. Immediatamente è arrivato il dietrofront del sindaco Bruschini, che si è attenuto alle sentenze del Tar, dando per assodato che il permesso a costruire era scaduto da oltre un anno.

«Una vicenda alquanto intricata e poco chiara ha riferito Giancarlo Scatassa, presidente del Comitato Bambinopoli -. Noi come cittadini amanti di Anzio abbiamo percorso tutte le vie possibili per bloccare i lavori di costruzione, o meglio per farli adeguare ad alcune normative ben precise. D’altronde il Tar del Lazio ha già espresso un giudizio netto in merito alla vicenda di Villa Adriana, sancendo che per le altezze delle nuove costruzioni non si possono superare i 7,5 metri (quattro piani contro i sei previsti). L’Amministrazione comunale dapprima ha sostenuto che il permesso a costruire presso Bambinopoli non fosse scaduto, per poi effettuare un brusco passo indietro dinanzi alle sentenze in merito a Villa Adriana. In ogni caso noi in qualità di Comitato siamo disposti ad andare fino in fondo e finora le sentenze giudiziarie sulla zona hanno confortato le nostre tesi. Ora attendiamo fiduciosi il responso del Tar del Lazio che si è espresso solo in parte, per noi è già una vittoria il fatto che la magistratura abbia rivisto i criteri di costruzione delle nuove palazzine». Questo il punto di vista del battagliero Scatassa, in attesa che il Consiglio di Stato faccia chiarezza definitiva sulla vicenda.

Rimangono molti punti oscuri, a partire dalla recente ripresa dei lavori, che il legale del Comune aveva criticato rifacendosi al permesso scaduto. La vicenda a questo punto avrà anche risvolti penali, e all’orizzonte si profila persino l’ipotesi di eventuali avvisi di garanzia per alcuni rappresentanti dell’ufficio tecnico. Questo nell’eventualità in cui vengano accertate alcune irregolarità nelle procedure attuate. Il giallo continua.”                                                                                                                                          (tratto da “Cinque Giorni”)

“Abbiamo incontrato Paride Tulli, capogruppo del Pd di Anzio, per chiedergli quali sono le novità da parte della Regione Lazio in merito agli esposti che erano stati presentati sulle costruzioni dei 2 lotti che erano rimasti liberi ad Anzio centro.
– Signor Tulli, che cosa ci dice la Regione?
“La Regione ha praticamente chiuso, per quanto mi riguarda, i dubbi che c’erano sui 2 progetti di Bambinopoli e l’altro di Villa Adriana. La Regione, leggendo le norme della zona B2 del Piano Regolatore di Anzio, ha sentenziato che i 2 lotti liberi sono edificabili solo per 7,5 mt di altezza e quindi 2 piani e non 8 piani da una parte, a Bambinopoli, e 7 piani a Villa Adriana. Questo è quanto dice la Regione e anche la Procura si è interessata a questa storia, tanto è vero che è stata già sospesa, su sollecito della Procura, la concessione edilizia del Bambinopoli e credo che a breve avverrà anche per Villa Adriana. Sospensioni delle concessioni che aveva già chiesto la Regione, che l’ufficio tecnico non ha evaso perdendo tempo. Purtroppo i privati, intendo i comitati cittadini vicini a questi lotti che vedevano sorgere queste grandi strutture vicino alle loro abitazioni, hanno dovuto ricorrere sia alla magistratura penale, sia a quella amministrativa con i ricorsi al Tar, di cui credo che per Bambinopoli ci sia l’esame di merito a dicembre e successivamente anche per Villa Adriana. Il Tar di fronte a provvedimenti di sospensione della concessione fatta dallo stesso ufficio tecnico non credo che possa contestare i dubbi dello stesso ufficio tecnico espressi nella sua ordinanza di sospensione. E’ un vero colpo per l’edilizia e per chi ha comprato per pochi soldi 2 lotti del centro storico rendendoli edificabile oltre misura”.
– Comunque la lettera della Regione verrà pubblicata in calce, vogliamo ricordare questi 2 interventi in cosa consistevano.
“I 2 interventi consistevano in 2 palazzine su Bambinopoli in totale di 60 appartamenti, non curanti della sistemazione del verde tanto è vero che la Procura è intervenuta facendo notare che la piantumazione descritta nell’elaborato tecnico non coincideva poi con la realtà in quanto gli alberi da piantare andavano a finire sul solaio di cemento dei garage. Oltre a questo fatto però c’è questa interpretazione autentica da parte della Regione del nostro piano regolatore non lascia dubbi, al di là dei particolari qui c’è il problema di cubature, non sono ammessi cubature oltre i 2 piani dove non ci sia autorizzazione di costruzione. Bambinopoli non può superare i 2 piani di altezza, questa è una cosa tacita. Stesso discorso vale per Villa Adriana, anzi per Villa Adriana addirittura la Regione rivela altri problemi, come le distanze dal marciapiede e dagli edifici vicini che non vengono rispettate, addirittura c’è una rampa di accesso al garage sotterraneo che sta su una zona verde, quindi ci sono diversi problemi che certamente, come ho detto prima, danno fastidio a chi voleva ottenere da questi 2 lotti più di quello che il piano regolatore concede”.
– Il Sindaco aveva ribadito ai comitati, tempo fa, che avevano seguito le norme e tutte le procedure delle norme tecniche alle ultime delibere che erano state fatte in Consiglio comunale, come l’ha presa?
“Il Sindaco non l’ha presa bene, quando l’ingegner Pistelli ha dovuto firmare l’ordinanza di sospensione per Bambinopoli il sindaco non è stato entusiasta di questo provvedimento, ma siccome giustamente è l’ingegner Pistelli che rischia in prima persona rispetto alla Procura credo che non possa fare a meno di procedere come da legge. Il sindaco è troppo ottimista, bisogna che si legga meglio le norme che lui stesso ha votato”.

IL DOCUMENTO DELLA REGIONE LAZIO
Oggetto: esposto relativo al P. di C. n. 20747 dell’08/07/2009 rilasciato alla soc. Villa Adriana srl. Accertamento istruttorio.
A seguito del ricevimento di un esposto prevenuto con nota prot. N. 25735 del 12/02/2009, questa Direzione Regionale in data 25/02/2009 con nota prot. N. 25735 ha richiesto chiarimenti al Comune di Anzio in merito alle procedure amministrative relative ai lavori di rifacimento di un tratto di fognatura in via Gramsci, apparentemente privi di autorizzazione. Ulteriore motivo dell’esposto è stata la denuncia cautelativa sul rilascio di un Permesso di costruire che il Comune era in procinto di eseguire, sempre sul medesimo sito che presentava, secondo quanto dichiarato dall’esponente, possibili motivi di illegittimità.
Non avendo ricevuto i chiarimenti richiesti, con nuova nota prot. N. 25735 del 06/08/2009 inviata al Comune di Anzio, sono state riproposte le richieste già avanzate con la nota del 25/02/2009 unitamente ad altri elementi fatti pervenire nel frattempo con nuove comunicazioni da parte dell’esponente.
L’esposto evidenzia le seguenti irregolarità:
1. i lavori di palificazione, non autorizzati, nulla avrebbero a che fare con la messa in sicurezza della fognatura ma sarebbero preordinati alla realizzazione di un futuro fabbricato;
2. i lavori di rifacimento della fognatura, anch’essi privi di autorizzazione, per mezzo dei vari riporti di terra e ghiaia su lotto avrebbero alterato le quote del terreno in aumento di circa un metro nella parte a valle del lotto con conseguente alterazione della quota da cui calcolare l’altezza dell’erigendo fabbricato;
3. i lavori relativi alla fognatura da tempo conclusi, non sono stati accompagnati dalla rimozione della recinzione in tavolate che ancora ostruisce il marciapiede e parte di via Gramsci con evidente disagio ai cittadini;
4. risulterebbe rilasciata a favore della soc. Villa Adriana srl, il permesso di costruire n. 20747 dell’08/07/2009 con il quale si prevede di realizzare un fabbricato di sette piani di cui due in elevazione rispetto alla quota di terreno alterata come indicato al punto 2) della presente e i rimanenti cinque piani di elevazione rispetto alla quota di via Gramsci;
5. dall’esame degli elaborati grafici di progetto del fabbricato si rileverebbero profili di illegittimità quali:
a) il nuovo PRG di Anzio e le relative norme tecniche di attuazione stabiliscono eccezionalmente per la zona a sud della ferrovia in relazione a tre lotti posti nel Centro Storico la “demolizione e ricostruzione”. Poiché quello in esame, non risulta già edificato ed essendo classificato in zona B2 Centro Urbano, sarebbe considerato “zona di completamento B” con la previsione di realizzare edifici di altezza massima di mt. 7,50 e n. 2 piani fuori terra (art. 21.4 delle N.T.A.);
b) la costruzione assentita non sembra rispondere alla normativa paesaggistica che prevede per le nuove costruzioni una altezza massima di mt. 15 partendo dalla quota più bassa (art. 42 del P.T.P. 10);
c) il progetto non rispetterebbe il parametro relativo all’altezza media degli edificanti antistanti come previsto all’art. 21 delle N.T.A., essendo conformato alla costruzione più alta;
d) l’edificio sembrerebbe occupare nella sua area di sedime lo spazio attualmente destinato a marciapiede.
Il Comune di Anzio, ha risposto con nota prevenuta in data 22/09/2009 con prot. n. 181784, unitamente alla documentazione richiesta.
Inoltre, in data 27/05/2009 è stato eseguito un sopralluogo sul sito oggetto dell’esposto.
All’esame della documentazione prevenuta e da quanto dichiarato, salvo tutti gli eventuali approfondimenti e valutazioni questa Direzione Regionale, sugli aspetti sopra evidenziati, ha rilevato quanto segue:
Lavori relativi alla fognatura:
a) Il Comune risulta che abbia consentito lavori di rifacimento di un tratto di fognatura su via Gramsci affidando i lavori ad una ditta privata; le relative autorizzazioni sia per i lavori da effettuare sia per la realizzazione della rilevante palificazione in c.a. non sono state ancora trasmesse alla scrivente Area.
b) In ogni caso essendo i lavori di rifacimento della fognatura già da tempo ultimati, si attende che il Comune, come dichiarato nella nota prot. n. 181784 del 22/09/2009, disponga il completamento del ripristino dei luoghi visti i notevoli riporti artificiali di terreno e della recinzione di cantiere che occupa il marciapiede creando disagi ai cittadini.
Lavori relativi al fabbricato:
Per quanto attiene il rilascio del Permesso di Costruire n. 20747 del 08/07/2009, si rileva che trattasi di edificio residenziale avente due piani seminterrati adibiti a garage e cinque piani fuori terra con altezza su via Gramsci pari a mt. 15,40.
Il lotto è riportato in Catasto al Foglio 22 part. 172 di superficie mq 1100 per un totale di volumetria da realizzare fuori terra pari a mc. 5.860.
Il PRG individua tale lotto come zona “B/2 Centro Urbano” e parte in zona a “Verde privato” come si rivela dal certificato di destinazione urbanistica trasmesso dal Comune con nota prot. 41100 del 04/02/2009.
Esaminati gli elaborati progettuali e tenuto conto della normativa di riferimento stabilita dalle N.T.A. del P.R.G., così come approvato con delibera di G.R. n. 1259 del 17/12/2004 pubblicata sul B.U.R. n. 5 del 19/02/2005, si rileva quanto segue:
che il Comune ha ritenuto di dover applicare una disposizione contenuta nelle N.T.A. all’art. 21 punto 1.4 “B/2 Centro Urbano” così come indicato nella delibera di C.C. n. 23 dell’11/03/2002 di adozione del PRG da parte del Comune di Anzio che prevede “All’interno del perimetro del centro urbano è ammesso un indice edificatorio di 0,45 metri quadri di superficie utile netta per ogni metro quadro. L’altezza massima consentita è di 2 piani fuori terra comunque non superiore a 7,50 metri lineari.
Il dispositivo regolamentare continua specificando che “Per la zona posta a sud della linea ferroviaria il piano indica la demolizione e nuova costruzione per un numero cospicuo di fabbricati esistenti. La dimensione degli interventi, superficie utile altezza del fabbricato, deve conformarsi alle misure della zona circostante (cfr, Scheda Norma centro Storico, tav. 13 in cui sono riportati i profili dei nuovi interventi a cui adeguarsi per quanto concerne l’altezza dei fabbricati). La superficie coperta può interessare l’intera superficie del lotto…”
– Pertanto è del tutto evidente che all’area oggetto dell’intervento si debba applicare la norma prevista all’art. 21.4 “B/2 Centro Urbano” che prevede: “Indice edificatorio di 0,45 metri quadri di superficie utile netta per ogni metro quadro. L’altezza massima consentita è di due piani fuori terra e comunque non superiore a 7,50 metri lineari” e che altrettanta evidenza il dispositivo normativo che segue all’art. 21.4 debba riferirsi esclusivamente alle aree poste a sud della linea ferroviaria nelle quali sono previsti interventi di demolizione e ricostruzione, quindi riferite a lotti con presenza di edifici preesistenti.
– Tale assunto è confermato dal parere del prof. P.L. Cervellati redattore del P.R.G. il quale rispondendo ad un quesito formulato dal Comune di Anzio, con propria nota assunta al prot. n. 34221 del 02/07/2007 evidenzia che, “Le B/2 (poche in verità) presenti nella zona sud della linea ferroviaria, tendono ad accelerare un processo di riconversione di questa parte del territorio, distrutta dalla guerra e ricostruita spesso in modo casuale… ricostruzioni che, dopo 50 anni sono diventate obsolete e con tipologie abitative inadeguate. Il Piano auspica la loro demolizione e ricostruzione. Ovviamente, la demolizione e ricostruzione non può essere attribuita ad aree libere da fabbricati come sono le zone B/2, a nord e a sud della ferrovia”. E ancora, il medesimo professionista, sul successivo parere richiesto dal Comune, assunto al n. prot. 23006 del 09/07/2007, risulta indicare:
“La normativa non attribuisce alla zona B/2 centro urbano posta a sud della linea ferroviaria, alcun indice di edificabilità. Come riportato nell’Art. 21.4, la dimensione degli interventi, superficie utile e altezza del fabbricato, deve conformarsi alle misure della zona circostante; pertanto si rimanda all’Art. 15 delle N.T.A. per stabilire la consistenza degli interventi tramite la definizione delle altezze, delle distanze dalle strade e dai confini. Il volume massimo realizzabile è dato dalla superficie del lotto depurata dalle aree relative ai distacchi dai lotti confinanti e dal fronte strada moltiplicata, al massimo, per l’altezza realizzabile”.
– Ad ulteriore riscontro, l’art. 15 delle N.T.A., dopo aver preso in esame gli interventi ammessi, espone tutta una casistica di indicazioni relative ai prospetti ed alle altezze e prevede: “Comunque per le zone B/2, B/3, B/4 e B/5 le norme danno indicazione precisa dell’altezza massima ammessa”, con ciò rinnovando il concetto che la normativa di riferimento è quella che prevede una altezza massima consentita per 2 piani fuori terra per un massimo di 7,50 metri lineari. Sulla base di quanto sopra, non sembra che le caratteristiche dimensionali (superficie, volume, altezza, numero dei piani) dell’edificio autorizzato risultino rientrare negli indici e nei parametri edilizi previsti nella zona “B/2 Centro Urbano” così come stabilito dalla citata delibera regionale di approvazione del PRG.
Inoltre si rilevano ulteriori aspetti di irregolarità.
– distanza del fabbricato posto a mt. 2,30 dal marciapiede esistente che non coincide con la distanza di mt. 5,00 dal confine dello stesso indicata per tutte le sottozone B del PRG prevista all’art. 15 delle N.T.A. né alla più generica disposizione del Comune ugualmente contenuta all’art. 15 che la distanza vada correlata a quella del fabbricato limitrofo prevalente. Nel caso si rileva che il fabbricato prevalente sia quello denominato A, posto a circa mt. 5 dal marciapiede. In ogni caso non risulta che la scelta progettuale autorizzata sia conforme alle disposizioni dell’art. 18 delle N.T.A. che così recita “In tutte le zone B prospettanti su strade di qualsiasi tipo e natura purchè pubbliche, è fatto l’obbligo in caso di demolizione e ricostruzione o di nuova costruzione, di realizzare un marciapiede all’interno del proprio lotto di larghezza non inferiore a metri 1,80 per tutto il tratto adiacente alle strade”.
– erronea giacitura delle rampe di accesso ai due piani interrati ad uso garage, che risultano insistere sull’area destinata a Verde privato e mancata indicazione della percentuale di pendenza delle stesse elemento questo rilevante data la configurazione del lotto;
– mancata rappresentazione delle alberature presenti sul lotto, come si evince dalla foto aerea presente su Google Maps scaricata dal sito il giorno 14/10/2009;
– mancanza dei dati progettuali per quanto concerne il piano quotato ante e post operam;
– peraltro, risulta non chiaro, ove fosse possibile l’applicazione della norma relativa agli interventi di demolizione e ricostruzione il riscontro delle altezze di tutti i fabbricati limitrofi. Si evidenzia nel caso che sono stati rilevati i soli fabbricati denominati A e B posti su via Gramsci. Di questi, il fabbricato B è stato considerato con una altezza di mt. 12,80, comprendendo una sopraelevazione formata da un torrino di cui non è data conoscere la legittimità e la destinazione d’uso anziché prendere in considerazione la linea di gronda, la quale tra l’altro, non viene identificata negli elaborati grafici allegati al Permesso di Costruire n. 20747 del 08/07/2009. Inoltre non risulta preso in esame il fabbricato posto sul versante opposto di via Gramsci, individuato in catasto al Foglio 22 particella 455. Sulla base delle considerazioni riportate, emergono come rilevanti i profili di illegittimità delle caratteristiche edilizie relative al fabbricato autorizzato con Permesso di Costruire n. 20747 del 07/08/2009 in ordine soprattutto alla difformità con le NTA del PRG. Pertanto si invita il responsabile del competente ufficio comunale a voler riesaminare lo stato delle procedure attuate volendo fornire alla scrivente Direzione Regionale i dovuti chiarimenti in merito entro 30 gg. dal ricevimento della presente e nel caso, di adottare in via di autotutela, idoneo provvedimento atto a rimuovere i vizi riscontrati per l’intervento edilizio autorizzato dal fabbricato residenziale, disponendo nel contempo la sospensione cautelativa dei lavori allo scopo di preservare l’efficacia dei provvedimenti di merito. Inoltre si richiede con la massima urgenza di dare riscontro sulla legittimità delle opere realizzate per il tratto di fognatura, del ripristino dei luoghi e della rimozione della recinzione dell’area di cantiere
(tratto da Il Pontino)

La sentenza sul caso Villa Adriana

Il vincolo pertinenziale è caratterizzato sia da un oggettivo nesso funzionale e strumentale tra cosa accessoria e principale, cioè da un nesso che non consenta, per natura e struttura dell’accessorio, altro che la destinazione della cosa a un uso pertinenziale durevole; sia dalle dimensioni ridotte e modeste del manufatto rispetto alla cosa cui esso inerisce, per cui soggiace a concessione edilizia la realizzazione di un’opera di rilevanti dimensioni, che modifica l’assetto del territorio e che occupa aree e volumi diversi rispetto alla res principalis, indipendentemente dal vincolo di servizio o d’ornamento nei riguardi di essa. Segnalazione e massima a cura di F. Albanese)

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Quarta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso in appello n. 9735 del 2010, proposto da
Villa Adriana residenziale s.r.l., in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa dagli avv.ti Paolo Stella Richter e Pasquale Di Rienzo, ed elettivamente domiciliata presso i difensori in Roma, viale G. Mazzini n. 11, come da mandato a margine del ricorso introduttivo;

contro

Comune di Anzio, in persona del sindaco legale rappresentante pro tempore, rappresentato e difeso dall’avv. Giulio Lais, ed elettivamente domiciliato presso il difensore in Roma, via C. Monteverde n. 20, come da mandato a margine del ricorso introduttivo;
Regione Lazio, in persona del presidente legale rappresentante pro tempore, non costituita in giudizio;

nei confronti di

Claudio Fancelli, Marco Fancelli, Maria Antonietta Barone e Filippo Anastasi, rappresentati e difesi dall’avv. Alberto Costantini, ed elettivamente domiciliati presso il difensore in Roma, via Corso d’Italia n. 19, come da mandato a margine della comparsa di costituzione e risposta;

per la riforma

della sentenza del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, sezione seconda quater, n. 30619 del giorno 11 agosto 2010;

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;

Visti gli atti di costituzione in giudizio del Comune di Anzio, nonché di Claudio Fancelli, Marco Fancelli, Maria Antonietta Barone e Filippo Anastasi;

Viste le memorie difensive;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore nell’udienza pubblica del giorno 11 dicembre 2012 il Cons. Diego Sabatino e uditi per le parti gli avvocati Pasquale Di Rienzo, Paolo Stella Richter, Alberto Costantini e Giulio Lais;

Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO

Con ricorso iscritto al n. 9735 del 2010, Villa Adriana residenziale s.r.l. propone appello avverso la sentenza del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, sezione seconda quater, n. 30619 del giorno 11 agosto 2010 con la quale è stato accolto il ricorso proposto da Claudio Fancelli, Marco Fancelli, Maria Antonietta Barone e Filippo Anastasi contro l’appellante, il Comune di Anzio e la Regione Lazio per l’annullamento del permesso di costruire n. 20747 dell’8 luglio 2009, rilasciato dal Comune di Anzio alla società controinteressata “Villa Adriana Residenziale”; della determinazione n. 996 del 16 dicembre 2008; della deliberazione della Giunta Comunale di Anzio n. 121 del 13 ottobre 2008; nonché della deliberazione del Consiglio Regionale 31 luglio 2007 n. 41 (in S.O. n. 15 B.U.R. Lazio del 14 febbraio 2008 n. 6).

……omissis……

P.Q.M.

Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta), definitivamente pronunziando in merito al ricorso in epigrafe, così provvede:

1. Respinge gli appelli proposti nel ricorso n. 9735 del 2010 da Villa Adriana Residenziale s.r.l. e dal Comune di Anzio e, per l’effetto, dichiara improcedibile l’appello incidentale proposto da Claudio Fancelli, Marco Fancelli, Maria Antonietta Barone e Filippo Anastasi;

2. Compensa integralmente tra le parti le spese del presente grado di giudizio.

Ordina che la presente decisione sia eseguita dall’autorità amministrativa.

Così deciso in Roma, nella camera di consiglio del giorno 11 dicembre 2012, dal Consiglio di Stato in sede giurisdizionale – Sezione Quarta – con la partecipazione dei signori:

Giorgio Giaccardi, Presidente

Diego Sabatino, Consigliere, Estensore

Raffaele Potenza, Consigliere

Andrea Migliozzi, Consigliere

Fulvio Rocco, Consigliere

Capitolo 5: La sicurezza sul territorio e le infiltrazioni mafiose.

In questa sezione viene affrontato il tema della sicurezza, uno di quelli più a cuore per i cittadini anziati, che negli ultimi anni hanno assistito a una rapida escalation della criminalità, dettata in parte dalla crisi economica, ma anche al radicamento di infiltrazioni mafiose nel litorale romano. Un problema di enorme rilevanza, per il quale finora la classe politica anziate non ha saputo mai trovare le giuste contromisure. Il centro storico è rimasto abbandonato a se stesso, con la diretta conseguenza di numerosi furti ai danni delle principali attività commerciali. Mai come in questo caso i numeri possono rendere meglio l’idea di quanto premesso. I rapporti sulla sicurezza stilati dalla Regione Lazio ci forniscono un quadro della situazione negativo, con la nostra città ai primi posti in una classifica in cui nessuno vorrebbe primeggiare. Allo stesso modo una fotografia perfetta è costituita dal rapporto del 2010 stilato dal coordinamento antimafia Anzio- Nettuno.

Rapporto sicurezza Regione Lazio (Comuni della Provincia di Roma)

MEDIA ANNUA DI DENUNCE OGNI 10.000 ABITANTI NEL PERIODO 2006 – 2010 NEI COMUNI IN PROVINCIA DI ROMA

COMUNE,  INDICE DI  DELITTUOSITA’  MEDIO

Affile 151,6

Agosta 224,6

Albano Laziale 382,3

Allumiere 107,7

Anguillara Sabazia 388,7

Anticoli Corrado 169,1

Anzio 601,5

Arcinazzo Romano 187,0

Ardea 610,1

Ariccia 349,5

Arsoli 168,1

Artena 270,0

Bellegra 144,0

Bracciano 444,2

Camerata Nuova 108,0

Campagnano di Roma 274,1

Canale Monterano 200,5

Canterano 139,9

Capena 391,1

Capranica Prenestina 183,1

Carpineto Romano 117,3

Casape 242,5

Castel Gandolfo 403,4

Castel Madama 225,8

Castel S.Pietro Romano 188,4

Castelnuovo di Porto 341,5

Cave 166,8

Cerreto Laziale 182,7

Cervara di Roma 240,0

Cerveteri 213,3

Ciampino 440,0

Ciciliano 285,9

Cineto Romano 74,5

Civitavecchia 363,8

Civitella San Paolo 221,6

Colleferro 372,9

Colonna 313,5

Fiano Romano 529,3

Filacciano 420,0

Fiumicino 1122,5

Fonte Nuova 228,3

Formello 208,9

Frascati 503,0

Gallicano nel Lazio 352,7

Gavignano 318,8

Genazzano 221,6

Genzano di Roma 450,1

Gerano 149,6

Gorga 218,4

Grottaferrata 348,7

Guidonia Montecelio 249,0

Jenne 103,9

Labico 223,3

Ladispoli 379,3

Lanuvio 329,9

Lariano 276,7

Licenza 170,6

Magliano Romano 149,0

Mandela 92,6

Manziana 358,2

Marano Equo 93,6

Marcellina 141,8

Marino 363,1

Mazzano Romano 211,6

Mentana 250,5

Monte Porzio Catone 216,1

Montecompatri 338,6

Monteflavio 56,9

Montelanico 119,6

Montelibretti 339,5

Monterotondo 276,6

Montorio Romano 137,1

Moricone 152,9

Morlupo 230,6

Nazzano 490,0

Nemi 426,8

Nerola 184,3

Nettuno 432,1

Olevano Romano 130,7

Palestrina 223,9

Palombara Sabina 245,6

Percile 323,6

Pisoniano 158,1

Poli 333,4

Pomezia 612,2

Ponzano Romano 539,1

Riano 260,8

Rignano Flaminio 415,7

Riofreddo 109,0

Rocca Canterano 302,2

Rocca di Cave 98,9

Rocca di Papa 138,9

Rocca Priora 147,8

Rocca Santo Stefano 99,0

Dettaglio Comune di Anzio (Roma)

ANNO

VARIABILI       2006  2007  2008  2009  2010

01) Attentati     0 0 1 0 1

02) Strage        0 0 0 0 0

03) Omicidi volontari consumati      0 0 0 1 0

04) Infanticidi     0 0 0 0 0

05) Tentati omicidi    4 2 2 2 5

06) Omicidio preterintenzionale     0 0 0 0 0

07) Omicidi colposi     4 0 0 3 1

08) Lesioni dolose    68  93  67  74  105

09) Percosse    12  17  11  19  12

10) Minacce     82  109  88  113  107

11) Ingiurie    65  73  73  92  90

12) Violenze sessuali    3  4  6  4  3

13) Atti sessuali con minorenne    1 1 0 0 3

14) Corruzione di minorenne        0 0 0 0 0

15) Furti    1.851   2.116   1.661 1.741   1.954

16) Ricettazione   30  43  42  33  29

17) Rapine           31   27  45  18  28

18) Estorsioni    2 3 3 3 3

19) Usura           0 0 0 0 0

20) Sequestri di persona    1 3 0 0 1

21) Associazione per delinquere     0 1 0 0 0

22) Associazione di tipo mafioso    0 0 0 0 0

23) Riciclaggio e impiego di denaro  10  4  3  2  3

24) Truffe e frodi informatiche    28  59  43  65  41

25) Incendi    3 10  4  4  5

26) Danneggiamenti    225  316  262  336  372

27) Dannegg.mento seguito da incendio 2 10 4 7 7

28) Contrabbando     0 0 0 0 0

29) Stupefacenti   35  35  37  35  43

30) Sfruttamento della prostituzione e pornografia minorile   1 0 0 0 1

31) Delitti informatici    0 0 2 0 0

32) Contraffazione di marchi e prodotti industriali    0 2 0 0 0

33) Violazione alla proprieta’ intellettuale   21  18  22  7  7

34) Altri delitti    497  410  444  404  400

Totale delitti  2.976    3.356   2.820   2.963   3.221

Popolazione media   47.921   49.032   50.886   53.058   54.669

 

-Rapporto annuale 2010 sulla situazione della criminalità organizzata nel comprensorio di Anzio e Nettuno e nelle aree limitrofe .

Associazione Coordinamento Antimafia Anzio- Nettuno-

 

Il presente rapporto ha lo scopo di tracciare un riepilogo sintetico dell’attività svolta, di indicare le questioni aperte, di segnalare i problemi che assumono carattere prioritario sul nostro comprensorio.

L’associazione scrivente, nel 2007 e nel 2008, è stata impegnata in numerose attività di analisi, di studio e di denuncia dei fenomeni mafiosi nel litorale romano.

La situazione della criminalità organizzata ad Anzio e Nettuno è stata nel 2005 “ sotto l’attenzione “ dei Mass Media: quotidiani nazionali  hanno dedicato approfondite inchieste sui fenomeni di contiguità, complicità e cointeressenza tra le mafie e spezzoni della politica emersi – con prepotenza- in seguito allo scioglimento, per accertato condizionamento mafioso, del consiglio comunale di Nettuno. Lo scioglimento del consiglio comunale di Nettuno, confermato anche dal Consiglio di Stato, in via definitiva, l’accesso esperito presso l’amministrazione e il consiglio comunale di Fondi, la conseguente richiesta di scioglimento da parte della commissione d’accesso e del prefetto di Latina dott. Bruno Frattasi rilevano il grado di permeabilità delle amministrazioni comunali del Lazio alla criminalità organizzata.  A tal proposito non si registra un’ adeguata reazione da parte di tutti gli enti locali nonostante le risultanze delle indagini avviate dall’arma dei carabinieri, dalla guardia di finanza ed anche dalla polizia di stato, nonostante le numerose indagini avviate dalle procure distrettuali antimafia di Roma, Catanzaro, Catania, Napoli e Reggio Calabria attestino l’esistenza nelle aree comprese tra il litorale ed i castelli di agguerrite organizzazioni criminali di stampo mafioso e non solo dedite al traffico internazionale di stupefacenti e al riciclaggio. Inoltre nel luglio del 2009 veniva arrestato presso il quartiere di Anzio Lo Zodiaco il latitante Vincenzo Bocchetti  capo dell’omonimo clan della camorra napoletana. In particolare da parte del comune di Anzio sono stati disattesi i reiterati inviti ad effettuare la costituzione di parte civile delle amministrazioni nel processo a carico del clan Gallace – Novella pendente a Velletri mentre rimangono “ lettera morta “ le delibere e gli ordini del giorno approvati in occasione del consiglio comunale congiunto contro la criminalità organizzata approvato il 17 novembre 2004. Va invece ricordata la delibera adotta dalla giunta consiliare n. 59 di Nettuno del 11 agosto del 2008 che di seguito si riporta: “le relazioni conclusive della commissione parlamentare antimafia della XIV legislatura, la relazione sulla ‘ndrangheta della commissione parlamentare antimafia della XV legislatura, la sintesi della relazione dell’osservatorio tecnico scientifico per la sicurezza e la legalità della regione Lazio del 12 maggio 2008, il decreto di scioglimento del consiglio comunale di Nettuno del 23.11.2005, la sentenza emessa in data 4.12.2007 a carico di Gallace Angelo + altri, i procedimenti penali denominati APPIA e MITHOS coordinati dalle DDA di Roma e Catanzaro e scaturiti in altrettanti processi pendenti innanzi al tribunale di Velletri, i procedimenti per i delitti contro la PA che hanno colpito numerosi ex amministratori di Nettuno, rappresentano la presenza di organizzazioni criminali sul territorio di Nettuno;

CONSIDERATO

– che a causa delle attività delittuose sopra descritte, sintomatiche di un crescente radicamento nel

Lazio di cosche criminali, si é verificato un rilevante condizionamento della vita democratica di una parte importante del territorio regionale, quale è il comprensorio del litorale di Nettuno che ha  gravemente turbato e reso insicure le comunità locali ivi insediate, e che ha avuto come effetto lo scioglimento dello stesso Consiglio comunale di Nettuno per infiltrazioni mafiose;

CONSIDERATO

– che il comune di Nettuno, in conseguenza delle predette condotte delittuose, caratterizzate dal

c.d. “metodo mafioso” e dai reati contro la PA, ha subito danni materiali e morali, consistenti in

particolare nella lesione della propria immagine nei confronti dell’opinione pubblica locale e

nazionale, con effetti pregiudizievoli soprattutto sullo sviluppo turistico del comprensorio e

sulle attività produttive ad esso collegate;

CONSIDERATA

pertanto l’opportunità di costituirsi parte civile nei procedimenti penali per i delitti di cui all’art.416 bis cp (associazione a delinquere di tipo mafioso), nei procedimenti penali per i delitti contro la PA e nei procedimenti per la responsabilità contabile innanzi alla corte dei conti che vedano coinvolti, ex amministratori, ex dipendenti o che comunque vedano lesa l’immagine del comune;

Acquisiti i pareri di cui all’art. 49 del D.L.gs n° 267/2000 in ordine alla regolarità tecnica e contabile;

CON VOTI UNANIMI

DELIBERA

a) di autorizzare il Sindaco di Nettuno a costituirsi parte civile in tutti i procedimenti per i delitti di

cui all’art. 416 bis c.p., per i delitti contro la PA e nei giudizi innanzi alla corte dei conti, commessi

nel territorio di Nettuno, al fine di ottenere il risarcimento di tutti i danni materiali e morali subiti

dall’Ente”.

LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA DI TIPO MAFIOSO DI ORIGINE CALABRESE

La ‘ndrangheta calabrese in questo territorio è presente da trent’anni. È  opportuno ricordare che i primi provvedimenti restrittivi emessi contro soggetti ascrivibili al clan Gallace risalgono al 1983. Le indagini della magistratura, le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, le sentenze passate in giudicato attestano il coinvolgimento della famiglia Gallace Novella in numerose attività delinquenziali: dal sequestro di persona al traffico di droga. Secondo le indagini delle procure di Roma e Catanzaro rappresenta un centro di riferimento per  altre ‘ndrine presenti in Lombardia. Sentenze dei tribunali di Lecco, di primo e secondo grado, testimoniano la rilevanza del clan  Gallace anche nella realtà della Lombardia.

Attualmente risultano pendenti innanzi al tribunale di Velletri, in avanzata fase dibattimentale, due processi a carico del clan Gallace il processo a carico di Gallace Agazio + 25 (procedimento APPIA) e il processo Aloi + altri (procedimentoMITHOS).

Giova rilevare che il 9 maggio del 2007 la il G.O.A. (Gruppo Operativo Antidroga) delle fiamme gialle coordinato dalla DDA di Reggio Calabria eseguiva 40 ordinanze di custodia cautelare a carico di un’organizzazione di narcotrafficanti attivi tra la Colombia, l’Olanda, la Calabria e il Lazio. Nell’ area di Anzio e Nettuno operavano gli emissari del clan Gallace alcuni come Cosmo Leotta e Francesco Taverniti imputati di associazione a delinquere di tipo mafioso nell’ambito delle inchieste Appia e Mithos assieme ad Antonio Giuseppe Gallace. Il Leotta svolgeva un ruolo fondamentale nell’ambito della struttura criminale composta anche dalle consorterie criminali di Locri e San Luca. Attualmente Antonio Giuseppe Gallace risulta rinviato a giudizio per il delitto di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga mentre Cosmo Leotta è stato condannato a 14 anni di carcere nell’ottobre 2008 dal gup del tribunale di Reggio Calabria dott.Santo Melidona con il rito abbreviato. Di particolare  interesse è la sentenza a carico di Gallace Angelo + 4 emessa dal GUP di Roma in data 4.12.2007. Tale sentenza riconosce l’esistenza di una pericolosa associazione a delinquere di tipo mafioso nel territorio di Anzio e Nettuno. Il giudice dott.ssa Adele Rando riporta nelle motivazioni della sentenza una ricostruzione storica della presenza e delle attività della cosca calabrese: “In proposito va detto che proprio l’Andreacchio precisava che già dal 1974 si erano insediati sul litorale laziale, ed in particolare nella città di Nettuno, elementi delle famiglie Gallace e Tedesco, presumibilmente allo scopo si sottrarsi a possibili vendette di membri della famiglia rivale dei Randazzo che sarebbero seguite ai conflitti avvenuti tra le predette organizzazioni criminali in Calabria;  spiegava altresì lo stesso dichiarante che la ragione di tale scelta doveva essere probabilmente individuata nel fatto che a Nettuno si erano già da tempo stabiliti alcuni parenti di una sua  pro-zia, tale Andreacchio Maria denominata “a bandita”, moglie di Gallace Peppino, che, unitamente al coniuge e ai figli si era trasferita nella città laziale dove erano state proseguite e avviate attività illecite, quali il commercio di sostanze stupefacenti (nella specie cocaina), furti, estorsioni, detenzione, porto e cessioni illegali di armi e munizioni, in tal guisa complessivamente evidenziando un sodalizio volto al sistematico perseguimento di ingenti profitti per il tramite di attività illecite, al quale si accompagnava la crescente statura criminale”.

Va poi ricordato il delitto di Carmelo Novella imputato nei processi Appia e Mithos pendenti innanzi al tribunale di Velletri. Il Novella si era trasferito a San Vittore Olona, paese di circa 6 mila abitanti della provincia di Milano a pochi chilometri da Legnano. A San Vittore Olona aveva l’obbligo di dimora. Lì è stato ucciso, intorno alle 18.30 di lunedì 14 luglio 2008. Nella zona di Legnano Novella, secondo gli inquirenti, avrebbe  stretto rapporti con il clan di Giuseppe Rispoli, residente a San Giorgio su Legnano. Importanti rapporti avrebbe avuto, secondo gli investigatori,  con Domenico Barbaro, detto l’Australiano, e il clan Papalia (quello dei sequestri Sgarella e Casella). Il 23 aprile 2008, il clan dei Novella aveva subito un duro colpo: la sezione operativa della Dia di Catanzaro aveva sequestrato alla ‘ndrina beni mobili e immobili per un valore complessivo di 5 milioni di euro. Il decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Catanzaro, aveva riguardato case, magazzini, terreni, conti correnti bancari, auto e moto aziendali e perfino una chiesa sconsacrata di epoca bizantina. Due le imprese sequestrate: la “Trans Ven srl” che svolge attività di autotrasporto merci in Italia e all’estero, e la “Roberta sas” di Novella Edoardo & C.” che gestisce il Ritual Bar di Legnano. Il provvedimento era stato eseguito in Calabria e Lombardia, con la collaborazione del Dia di Milano. Altrettanto significativi sono il delitto di Domenco Vallelunga (avvenuto il 27 settembre del 2009) ritenuto dagli investigatori il capo dell’omonima cosca di Serra San Bruno in provincia di Vibo Valentia; impelagato nella ben nota faida dei boschi, altrimenti detta “dei viperari”. Vallelunga come Novella era imputato per associazione a delinquere di tipo mafioso nel processo MITHOS. Risale alla fine di dicembre del 2009 la sparizione di Giuseppe Todaro condannato in primo grado dal GIP di Roma dott.ssa Adele Rando per la partecipazione all’associazione a delinquere di tipo mafioso denominata clan Gallace. È opportuno ricordare inoltre il grave delitto di Pietro Chiefari ucciso il 14 gennaio del 2010 a S. Andrea (CZ), a colpi di pistola e di fucile a pallettoni (nei confronti di Chiefari il pm Francesco Polino della DDA di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito del procedimento MITHOS). Tali delitti e la sparizione del Todaro potrebbero essere significativi di un conflitto in seno alla criminalità organizzata attiva nel Soveratese e in Lombardia.

La consorteria criminale dei Gallace assume un ruolo importante anche in Lombardia e al livello nazionale basti ricordare che nel 1999, come ha ricordato il giornalista Davide Milosa in una significativa inchiesta pubblicata su Narcomafie nr 8 del 2009,  si svolse a Nettuno un vero e proprio summit tra alcuni dei più importanti esponenti della ‘ndrangheta a livello nazionale. In quell’occasione furono individuati dagli inquirenti BARRANCA Cosimo, GALLACE Giuseppe, BARBARO Domenico, detto “l’AUSTRALIANO”, NOVELLA Carmelo, padre di Alessio, MOLLUSO Giosafatto, MINASI Saverio, MANDALARI Vincenzo, PANETTA Pietro Francesco, MANDALARI Nunziato  LAVORATA Vincenzo, BELCASTRO Pierino  e PANETTA Salvatore. Giova ricordare che Domenico Barbaro è stato più volte raggiunto da provvedimenti restrittivi per associazione a delinquere di stampo mafioso emessi dalla autorità giudiziaria milanese che lo considera capo indiscusso del clan Barbaro – Papalia.

LA PRESENZA DI ORGANIZZAZIONI CRIMINALI NEL TERRITORIO DI APRILIA

 La criminalità organizzata attiva nella città di Aprilia e nelle cittadine di Anzio e Nettuno  ha sviluppato, da tempo, una proficua collaborazione nel traffico, nel commercio di droga, nell’usura e nel racket. Il dato di questa joint venture è ampiamente “ certificato “ da sentenze passate in giudicato contro trafficanti di droga (Tridente, Appia connection), indagini della procura di Velletri, Latina e della DDA della capitale nonché dalle relazioni delle commissioni parlamentari antimafia del 1991 e del 1994. Nel territorio di Ardea sono inoltre presenti soggetti di elevata pericolosità destinatari di misure di prevenzione, definitive, patrimoniali mentre la commissione parlamentare antimafia già nel 1991 affermava che “Associazioni di tipo mafioso esistono nella zona di Ardea e Aprilia”.

Nel territorio in oggetto si sono registrate numerose intimidazioni ad esponenti politici ed imprenditori come è stato anche denunciato da un dettagliato atto ispettivo: il 27 marzo del 2007 un grave incendio doloso distruggeva l’autovettura della figlia dell’allora capo gabinetto del sindaco di Aprilia Catozzi, il 6 aprile 2007 veniva incendiata la gioielleria «Oro 2000» in via degli Aranci, gestita dal nipote di Catozzi, il 27 maggio del 2007 ignoti esplodevano 5 colpi di pistola contro la serranda del bar delle Palme, il 26 settembre del 2007 venivano sparati colpi di arma da fuoco contro l’abitazione dell’assessore agli affari sociali Bafundi, il 13 ottobre dello stesso anno venivano incendiate due agenzie immobiliari (agenzie Grimaldi), nel mese di gennaio del 2008 ignoti bruciavano l’autovettura della moglie del consigliere di opposizione dello SDI, Antonio Terra e nel mese di febbraio del 2008 veniva danneggiata l’autovettura del consigliere di AN Mario Berna. Significative indagini svolte dall’arma dei carabinieri hanno individuato e colpito consorterie criminali che utilizzavano armi e in un caso, secondo gli inquirenti progettavano attentati contro la locale compagnia dei carabinieri. L’otto aprile del 2008 venivano arrestatati nove esponenti della malavita di Aprilia e l’assistente capo della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Velletri Salvatore Raimo nell’ambito dell’operazione FORBICE per i delitti di commercio di droga, detenzione di esplosivi ed estorsione. Tra gli arrestati spiccavano Luca Palli, Ivan Casentini e Daniele Bianchi (già arrestato per gravi delitti e che nel luglio del 2007 risultava in possesso di una Ferrari Modena 360 intestata a Vittorio Casamonica dell’omonimo clan. Il 12 agosto del 2008 veniva tratto in arresto dalla polizia di stato ad Aprilia Gianfranco Antonioli, ricercato per aver gestito un traffico di armi tra Aprilia e San Luca e ritenuto uno dei fornitori di armi da guerra alle cosche della `ndrangheta. È opportuno ricordare inoltre che il 9 ottobre 2008 i carabinieri di Aprilia eseguivano dieci arresti nell’ambito dell’operazione «Lazzaro» per i reati di associazione a delinquere, estorsione, commercio di droga. Secondo gli inquirenti rivestivano il ruolo di capi dell’associazione a delinquere Antonio Salvatore (originario di Torre Annunziata ma residente ad Aprilia) e Mario Zappone di Aprilia pregiudicato per detenzione di armi da guerra e commercio di stupefacenti. Nel gruppo si riscontrava la presenza anche di  due uomini di Nettuno. L’associazione criminale imponeva il pagamento del pizzo a diverse attività commerciali ad Apriliafungendo anche da agenzia “ di recupero crediti “.


IL TRAFFICO DI  STUPEFACENTI NELL’AREA DI ANZIO E NETTUNO

Il traffico di droga ha costituito e costituisce un business fiorente per le consorterie criminali operative nel litorale. La malavita locale più volte ha dimostrato una spiccata attitudine a mettere in piedi imponenti traffici  trans nazionali di droga si veda ex multis  la sentenze emessa dal tribunale di Velletri a carico di Baio Gaetano + altri.  L’indagine a carico di Franco D’Agapiti ed altri per commercio di droga e reati contro la p.a. ha inoltre testimoniato “ la permanenza “ di tali consorterie anche a distanza di decenni.

Tra le principali inchieste vanno ricordate:

  1. 1.             l’indagine che ha consentito al commissariato di polizia di Anzio e alla Procura della Repubblica di Velletri di smantellare un’organizzazione criminosa, che aveva come base Anzio e Nettuno e che era specializzata nello spaccio di cocaina e marijuana. Il 10 maggio del 2007 venivano arrestati numerosi pregiudicati di Anzio e Nettuno. Nella stessa operazione venivano denunciate a piede libero altre quattordici persone, non solo di Anzio e Nettuno, ma anche di Roma e Cisterna di Latina, alle quali l’organizzazione si affidava per piazzare le dosi di droga. Un mercato fiorente che andava oltre il territorio di Nettuno ad Anzio, sconfinando nei comuni limitrofi e anche in provincia di Latina. Durante le indagini svolte dagli uomini del commissariato di Anzio fu possibile accertare come la banda si fosse specializzata nello spaccio di cocaina e marijuana. La cocaina veniva importata dal Perù attraverso il Cile, dove risiede Massimiliano Pascucci, punto di riferimento dell’organizzazione al di là dell’Atlantico secondo la polizia. La banda aveva pensato di coprire anche il mercato più “leggero” della marijuana, tanto da impiantare una coltivazione in una serra di circa 1.200 metri quadrati.
  2. L’inchiesta  ‘Drug and wood” coordinata dal sostituto procuratore di Velletri Giuseppe Travaglini ed eseguita dal commissariato di polizia di Anzio – Nettuno. Un traffico di centinaia di chili di cocaina per milioni di euro, con spedizioni in container navali verso la Spagna o i porti di Salerno e Livorno, quello che partiva dalla società di Vincenzo Zintu, la ‘Italtek de Colombia’ a Medellin, e aveva come terminale la criminalità organizzata di Lazio, Campania, Sicilia, Calabria, Puglia. Nella ditta di Zintu – secondo gli inquirenti, operavano trafficanti colombiani legati a Pablo Escobar e ai cartelli della droga di Medellin, oggi suddivisi in gruppi di azionariato popolare collegati alla Farc, che ha il suo quartier generale nel sud della Colombia.
    Secondo gli inquirenti, gli Zintu avevano cercato il “salto di qualita” investendo nel narcotraffico. Per la partita sequestrata avevano sborsato circa 700.000 euro ma ne avrebbero guadagnati almeno 6 milioni che sarebbero diventati 50 milioni con lo spaccio all’ingrosso e al dettaglio da parte della criminalità organizzata. Ad essere arrestati Ivano Zintu, 52 anni, residente ad Amelia (Tr) e proprietario di un’azienda per costruzione di porte blindate a Medellin, della moglie Angela Posada, 47 anni, colombiana e del figlio Vincenzo Zintu di 28 anni, arrestati con ordinanza del gip di Velletri Cristina Macchiusi su richiesta del pm Giuseppe Travaglini.
  3. Altrettanto significativa risulta l’inchiesta coordinata dalla dott.ssa Diana De Martino della procura distrettuale della capitale a carico di un gruppo di narcotrafficanti di Anzio, Nettuno e sud americani. Il procedimento ha portato il 20 dicembre del 2008 alla condanna, in primo grado,tra gli altri di Fabrizio Bartolomei di Anzio alla pena di anni 14 di reclusione per il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga come capo dell’associazione e Romano Malagisi alla pena di anni 6 per traffico di stupefacenti. Il gruppo criminale in oggetto, secondo la sentenza, ha importato dal Sud America più di 300 kg di cocaina.

 

CAMORRA : CLAN DEI CASALESI E CLAN MALLARDO

Diverse indagini coordinate dalla DDA di Napoli hanno dimostrato l’interesse del clan dei casalesi per la capitale e il suo hinterland. Particolarmente interessante risulta il processo che vede imputato Michele Zagaria (boss dei casalesi latitante) assieme ad Enrico Nicoletti, Massimo ed Antonio Nicoletti tutti imputati di riciclaggio con l’aggravante di aver agevolato una pericolosa associazione a delinquere di stampo camorristico. I tre avrebbero, secondo la prospettazione accusatoria riciclato del denaro sporco a Roma e in provincia di Latina. Il ventinove marzo del 2008 venivano ferite due persone a Cisterna. Il drammatico epilogo di un agguato che portava un commando di quattro uomini partiti da Anzio a colpire durante un tragico inseguimento lungo l’Appia sul territorio del comune di Cisterna di Latina. Obiettivo un pregiudicato della provincia di Napoli rimasto illeso; ad avere la peggio il proprietario di un podere lungo la via Appia che trovava sulla traiettoria dei proiettili del kalashnikov che il commando sparava sull’obiettivo;  rimaneva invece lievemente ferito il conducente di una delle due autovetture prese di mira: si trattava di un pizzaiolo di 49 di origine salernitana. L’agguato era teso a uccidere Francesco Cascone, 35 anni, campano e titolare del ristorante L’Oasi di Cisterna. Dietro le raffiche di Ak-47- Kalashnikov, ci sarebbe stata una rappresaglia del clan dei Casalesi. Condotte dal capo della Squadra mobile di Latina vicequestore Fausto Lamparelli e coordinate dal questore Nicolò D’Angelo, le indagini della polizia hanno consentito di individuare nel giro di poche ore due dei componenti del gruppo di fuoco: si trattava di Vincenzo Buono, 22 anni, originario dell’hinterland partenopeo, domiciliato ad Anzio, e Francesco Gara, 33 anni, calabrese di Vibo Valentia residente a Nettuno, che nel 2003 fu coinvolto e poi scagionato in una inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro sulle attività illegali della cosca di Francesco Marchese che agisce nella provincia di Vibo Valentia e Agostino Ravese (originario di Reggio Calabria ma residente a Nettuno). Questo grave fatto testimonia della presenza sul litorale di Anzio e Nettuno di una cellula del clan dei casalesi dotata di armi da guerra. Tale gruppo, secondo la prospettazione accusatoria, avrebbe chiesto al Cascone il pagamento del “ pizzo “ al clan dei casalesi –Schiavone. Giova ricordare che  il 6 luglio 2008 i militari della Guardia di Finanza notificavano ad Agostino Ravese (già detenuto per i gravi fatti poc’anzi citati) un provvedimento restrittivo emesso dall’autorità giudiziaria di Latina con l’accusa di usura ed estorsione compiuto ai danni di commercianti di Aprilia, Anzio e Nettuno. Il Ravese è stato successivamente condannato in primo grado dal GUP di Latina alla pena di anni 5 per i delitti di usura, estorsione ed associazione a delinquere.

Il 23 marzo del 2010 la guardia di finanza e la polizia di stato hanno eseguito numerosi arresti e sequestri di beni nei confronti del gruppo camorristico Mallardo, “storicamente” operativo in Giugliano in Campania e nei territori limitrofi collegato con la fazione del clan dei Casalesi di Bidognetti Francesco. L’indagine coordinata dalla procura antimafia di Napoli ha fatto emergere come il clan Mallardo, proprio attraverso il controllo del settore immobiliare e con considerevoli reinvestimenti in tale ambito, ha ormai esteso la propria operatività anche in altre Regioni dell’Italia centro-meridionale, ed, in particolare, nel Lazio. La strategia adottata dall’organizzazione camorristica ha avuto come obiettivo la realizzazione di svariati investimenti, quali Terracina, Sabaudia e Fondi (LT), Lariano ed Anzio, Nettuno (RM), San Nicola Arcella (CS), Cento (CE). In particolare giova evidenziare che proprio ad Anzio è stato tratto in arresto per associazione a delinquere di tipo mafioso Pietro Paolo Dell’Aquila. Giova sottolineare due elementi in ordine ai fatti relativi all’inchiesta contro il clan Mallardo:

1)   l’attività della consorteria criminale si è inserita in un contesto territoriale ove operano potenti organizzazioni clan Gallace e clan dei casalesi;

2)   l’attività di investimenti immobiliari si è inserita nel maxi piano regolatore di Anzio che ha portato migliaia di metri cubi nel territorio.

 

In base alla considerazione nr 1 si può, ragionevolmente, ipotizzare un accordo tra tutti i soggetti criminali operanti nell’area  per prevenire ogni conflittualità e garantire un buon andamento delle attività illegali. In ordine al punto 2 si rinvia per una più completa esposizione al paragrafo conclusivo relativo alle proposte.

SEQUESTRI DI BENI RIFERIBILI AD ORGANIZZAZIONI CRIMINALI

Nel  periodo compreso tra il 2008 e il 2009 sono stati effettuati numerosi sequestri di beni nei confronti di organizzazioni criminali che riciclavano i proventi delle loro attività delittuose nel litorale tra Anzio e Nettuno. Per la prima volta sono stati sequestrati beni riferibili a gruppi criminali nomadi. Va preliminarmente ricordato il maxi sequestro dei beni effettuato dalla divisione anticrimine della questura di Roma che ha colpito una pericolosa associazione a delinquere di trafficanti internazionali di droga attivi in Roma e provincia. Il sequestro confermato il 19 maggio del 2009, in primo grado, dal tribunale di Roma sezione misure di prevenzione ha consentito di sequestrare il 100 % delle quote della casa di cura Villa Linda sita in Nettuno. I carabinieri del Ros il 3 dicembre del 2008 effettuavano un sequestro nei confronti di quattro nomadi del campo Casilino 900 di Roma disposto dalla direzione distrettuale  Antimafia della Procura di Roma. Risultavano sequestrati circa  due milioni di euro in un anno e mezzo. Due appartamenti sequestrati a Nettuno e  a Rovigo nonché auto di lusso, tra le  quali potenti Suv, e 26 conti correnti bancari nei quali sono transitati movimenti di denaro per oltre un milione di euro.

Il primo luglio  del 2009 nell’ambito di una vasta inchiesta, denominata White Wolf, contro il narcotraffico tra Roma, Anzio, Ardea e Aprilia venivano tratti in arresto 54 soggetti legati ad una consorteria criminale nomade. L’indagine coordinata dal dott. Carlo La Speranza della procura distrettuale di Roma consentiva il sequestro di cinque appartamenti tra Anzio e Ardea. Infine il 25 novembre del 2009 veniva eseguito il sequestro di quote di alcune società commerciali in Anzio su disposizione della divisione anticrimine della questura di Roma. Infine nell’ambito del cd procedimento Broker[1] coordinato dalla procura della capitale sono state sequestrate alcune villette in Lavinio (Anzio).

automezzi di imprenditori locali. Tali fatti devono indurre le istituzioni ad alzare la guardia al fine di prevenire la degenerazione della situazione della criminalità nell’area dei Castelli. Le influenze  della malavita organizzata del litorale agguerrita e di matrice mafiosa e della malavita romana (in particolare del sodalizio dei Casamonica) possono indurre anche nella zona citata un salto di qualità da parte della criminalità locale. Vi è il concreto pericolo inoltre che tali sodalizi possano infiltrarsi nelle significative opere immobiliari previste nei castelli.

 ATTENTATI COMPIUTI NELL’AREA DI ANZIO E NETTUNO

Dal 2009 e al gennaio del  2010 sono stati compiuti nel territorio di Anzio e Nettuno quattro attentati intimidatori. Il 19 maggio del 2009 una bomba carta danneggia il locale che ospita il BUENA VISTA, sala da ballo di Nettuno il cui nome era già finito nel 2005 nell’inchiesta della procura di Velletri, sui rapporti della criminalità organizzata con alcuni amministratori di Nettuno. La notte del 26 maggio del 2009 un’altra bomba carta ha semidistrutto una Clio parcheggiata in via Montenero, zona semicentrale di Nettuno, mandando in frantumi i vetri del palazzo di fronte, quelli di un’altra auto, di un’officina di meccanico e di un club privato in cui si gioca a poker. Nel settembre dello stesso anno viene danneggiato un distributore di benzina ad Anzio da un grave incendio doloso.

La notte del 21 gennaio del 2010 invece vengono sparati cinque colpi di pistola calibro 9×21 contro il portoncino blindato del un pub “The Mithicals” a Nettuno.

PROPOSTE

Allo stato l’associazione scrivente ritiene opportuno sottolineare la permanente pericolosità della presenza delle organizzazioni criminali sul territorio di Anzio, Nettuno ed Aprilia e le loro proiezioni in ambito extra regionale. Sussistono gravi e concreti rischi d’inquinamento del tessuto economico e politico del litorale. Occorre una forte reazione in primis da parte degli enti locali che devono adottare protocolli per la trasparenza e la legalità sul modello di quello adottato dal Comune di Nettuno nella fase di commissariamento. Gli enti locali devono inoltro costituirsi parte civile nei processi contro le organizzazioni criminali e prevedere, in base all’esperienza di altre realtà comunali del meridione, esenzioni dalla tassazione locale per i commercianti che denunciano fatti di usura e racket.

Occorre poi realizzare un concreto coordinamento tra le procure ordinarie e la procura distrettuale antimafia al fine di poter leggere in maniera compiuta i numerosi fatti sintomatici della presenza di organizzazioni criminali nelle province del basso Lazio (in primis attentati, incendi dolosi ed intimidazioni).Va poi tenuto in considerazione anche il fenomeno della corruzione nella p.a. fenomeno diffuso nel litorale e nel Lazio come dimostrano le indagini dell’autorità giudiziaria di Roma e Velletri nonché le relazioni inaugurali dell’anno giudiziario della corte dei conti.

Occorre inoltre perseverare, come l’associazione da anni sta facendo, in un’opera costante di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla situazione esistente nei nostri territori e sui comportamenti virtuosi che cittadini consapevoli e responsabili possono mettere in atto, ma soprattutto Devono chiedere ai loro amministratori, per contenere l’espansione della criminalità organizzata ed opporsi alla penetrazione della stessa nel tessuto politico, economico e sociale del nostro territorio.   L’operazione contro il clan campano Maliardo (cd inchiesta Arcobaleno) rappresenta un gravissimo segnale in ordine alla permeabilità del settore immobiliare ad infiltrazioni mafiose, tale segnale deve indurre gli enti locali, la regione e la provincia ad adottare procedure di controllo più trasparenti ed invasive in tale settore. Non può sfuggire il concreto pericolo di un’ulteriore infiltrazione mafiosa nei futuri lavori per l’ampliamento del porto di Anzio. Qualora tale ampliamento venisse disposto sarebbe opportuno predisporre adeguati protocolli antimafia.

Capitolo 6: Analisi del territorio.

In questo capitolo abbiamo voluto rendere omaggio a un valente studioso del territorio, l’ingegnere Giancarlo Scatassa, gia presidente di Anzio Futura, che nel recente passato ha effettuato alcune preziose ricerche sulla nostra città (e su Nettuno). Una serie di dati inoppugnabili, che meglio di qualsiasi demagogia o di slogan elettorali, certificano l’involuzione del nostro litorale sotto il profilo economico e turistico. Di fianco troverete alcuni passaggi del lavoro “Anzio e Nettuno due realtà a confronto”, in cui Scatassa ha effettuato un’analisi a 360 gradi delle nostre città.

Sistema delle imprese

Nel 2009 erano attive ad Anzio 3.752 imprese. A Nettuno le imprese erano 3.034. Anzio occupava nel litorale il quarto posto per numero di aziende,preceduta da Pomezia, Fiumicino e Civitavecchia, Nettuno il quinto posto.

In entrambi i Comuni il sistema produttivo è costituito soprattutto da imprese di piccole dimensioni (più della metà individuali, più del 40% società di capitali e di persone) mediamente con 2,3 dipendenti per azienda ad Anzio e1,9 a Nettuno.

L’attività maggiormente esercitata dalle imprese di Anzio riguarda i servizi pubblici e privati, soprattutto terziario amministrativo pubblico –con esclusione dell’ istruzione e della sanità e con inclusione delle forze armate,seguiti dal commercio -828 esercizi- e dalle costruzioni

Il settore industriale vero e proprio incide per il 6%, l’ agricoltura e la pesca per il 4%.

A Nettuno il maggior numero d’ imprese riguarda il commercio -730esercizi- ; seguono i servizi pubblici e privati, le costruzioni, l’ industria(7%), l’ agricoltura e la pesca (7%).

Ad Anzio è molto vivace il mercato immobiliare con circa 1.115transazioni nel 2009 (seconda posizione dopo Fiumicino). A Nettuno le transazioni sono state 479 . Anzio si colloca al primo posto nei Comuni del litorale per “stock “di unità immobiliari esistenti (più di 37 mila), Nettuno al quarto posto (poco più di 25 mila).

La “vivacità” del mercato immobiliare si riflette negativamente sul fenomeno dell’ abusivismo edilizio. Il CRESME e la Regione Lazio hanno rilevato per il 2009 ad Anzio 44 casi di abusivismo (quarta posizione), a Nettuno 27casi (sesto posto).  Dal 2007 al 2009 il fenomeno dell’ abusivismo è regredito del 33% ad Anzio e dell’ 83% a Nettuno.

Occupazione

Nelle imprese di Anzio erano occupate nel 2010 8.305 persone, a Nettuno 6.358. Negli anni successivi, il trend occupazionale si mostra costantemente decrescente per effetto della grave crisi economica che ha colpito il Paese.

Rapportando il numero di addetti nelle imprese alla popolazione residente si ottiene un indicatore della loro capacità attrattiva occupazionale. Per Anzio e Nettuno tale rapporto è inferiore a quello dei maggiori Comuni del litorale. Di contro a 53addetti per 100 residenti a Pomezia, a 38 a Fiumicino e a 21 a Civitavecchia,sta il valore per Anzio di 17 e per Nettuno di 13.

Sembra proprio che Anzio e Nettuno non abbiano una grande capacità di generare domanda di lavoro, anche se il sistema produttivo è sostanzialmente simile a quello medio del litorale (7 aziende attive per 100 residenti).

E’ da evidenziare a proposito che il tasso di disoccupazione, cioè il rapporto fra la popolazione in cerca di occupazione e il totale delle forze di lavoro, assume nel 2010 nelle due città un valore pari al 10,5%, maggiore del valore medio del litorale, della Provincia e della Regione Lazio. Soprattutto penalizzati i giovani, il 30% dei quali è privo di occupazione stabile. Forte è il ricorso alla cassa integrazione guadagni ed alla precarizzazione dei rapporti di lavoro (l’ 83% ad Anzio e l’ 81% a Nettuno dei contratti di lavoro iniziati sono a tempo determinato).

Reddito prodotto

Nel periodo d’ imposta 2009, il reddito complessivo dichiarato ad Anzio ai fini dell’ addizionale comunale sull’ IRPEF è risultato pari a 529 milioni di euro, a Nettuno a 462 milioni.

Inferiore al dato medio del litorale è il valore del reddito annuo per contribuente per Nettuno, pari a 21.328 euro, mentre Anzio si colloca ai primi posti (22.818).

L’ entità del reddito annuo a disposizione di ciascun residente è invece molto inferiore per Anzio a quello medio del litorale (9.817 euro procapite, il più basso del litorale dopo Ladispoli), mentre Nettuno si colloca in posizione leggermente migliore (9.861 euro per residente) pur rimanendo al disotto di quello medio del litorale.

Solo lo 0,9% ad Anzio e lo 0,5% a Nettuno dei contribuenti ha dichiarato un reddito annuale superiore a 100 mila euro.

Conclusivamente, è corretto affermare che Anzio produce quote di ricchezza di tutto rispetto, superiori a quelle di Nettuno, ma, “schiacciata”dall’eccessivo peso demografico, insufficienti a soddisfare le esigenze di una“vasta platea” di residenti. La situazione è lievemente migliore a Nettuno,comunque sempre al di sotto dei valori medi del litorale, per motivazioni di tutt’ altro ordine.

Depositi e impieghi bancari

Nel 2010 l’entità di depositi bancari ad Anzio è risultata pari a 266milioni di euro (4,8 mila euro pro-capite), a Nettuno a 323 milioni di euro (6,8mila euro pro capite), entrambi inferiori di molto a quella media del litorale.

L’ ammontare degli impieghi è pari a 169 milioni di euro ad Anzio e a 302milioni di euro a Nettuno. Il valore di Nettuno ed in misura molto maggiore quello di Anzio risultano inferiori a quelli del litorale.

Strutture turistiche

Risultano attivi ad Anzio, interessato ormai, al pari di Nettuno,quasi esclusivamente ad un turismo balneare mordi e fuggi, essendo praticamente inesistente una domanda culturale/balneare combinata con un’attrattività dei poli archeologici, come pure forme di turismo tradizionale più stanziale,prevalentemente familiare e di turismo di affari legato alla presenza di porti o di zone commerciali, 21 alberghi (7 a Nettuno), per un complesso di posti- letto rispettivamente pari a 1.242 e 421. L’ attrezzatura ricettiva si completa con la presenza ad Anzio di 99 fra alloggi, campeggi, ecc.., con 7.470 posti letto e a Nettuno di 13 (1.969 posti letto).

I dati forniti dall’Ente bilaterale del turismo evidenziano per Anzio un numero annuale di arrivi superiore a 67 mila (oltre 30 mila a Nettuno), che si è ridotto in entrambi i Comuni negli ultimi anni soprattutto per il decremento degli arrivi di italiani (che rappresentano il 64% del totale ad Anzio e l’ 86% a Nettuno). Stabile invece il flusso di presenze annuali (189mila ad Anzio e poco più di 70 mila a Nettuno) con una presenza media pari a2,8 giorni ad Anzio e 2,3 a Nettuno.

Conclusioni

La grande quantità di numeri che abbiamo utilizzato per la nostra analisi (e altrettanti sono disponibili in dettaglio per chiunque volesse approfondire gli argomenti trattati) è servita innanzi tutto a dimostrare che Anzio e Nettuno, di fatto geograficamente e urbanisticamente “uniti”, sono due realtà molto diverse soprattutto per quanto concerne la situazione demografica,che nella città neroniana è ormai esplosiva, caratterizzata com’è da una pressione di abitanti sul piccolo territorio che ha raggiunto livelli fra i più elevati della Provincia e, specificamente, doppia di quella di Nettuno.

Questo succede perché Anzio è un territorio fortemente attrattivo perle correnti immigratorie, la cui incidenza, fra le più elevate del litorale, anche in questo caso è doppia di quella di Nettuno. Sarebbe interessante indagare a fondo sulle ragioni di questo fenomeno che si manifesta in maniera così diversa in territori contigui.

Ma le differenze demografiche fra i due Comuni si annullano quando si constata che per effetto dei saldi attivi del movimento migratorio e di quello ormai prossimo allo zero del movimento naturale, le due popolazioni “invecchiano”progressivamente, riducendosi l’ incidenza delle classi di età giovanili e di quelle attive, per cui nel medio periodo non potranno certamente costituire una risorsa per lo sviluppo.

Per quanto attiene al sistema produttivo e occupazionale, le differenze fra i due Comuni sono lievi e prevale l’ incidenza di imprese molto piccole e per lo più a conduzione familiare che operano nel settore dei servizi, del commercio e delle costruzioni, con scarsa capacità di attrarre occupazione.

Ad Anzio il turismo è in costante flessione, non supportato da adeguate infrastrutture e da iniziative in grado di esaltarne le caratteristiche naturali, mentre la pesca costituisce ormai un settore marginale.

Nettuno non naviga in migliori acque, né vale a risollevare le sorti di un tessuto produttivo non esaltante la presenza di imprese nel settore agricolo.

Se dunque Anzio e Nettuno continuano ancora ad essere collocati fra i Comuni della Provincia di Roma a sviluppo consolidato, ormai tutte le analisi concordano nel verificare che il trend evolutivo si riduce sempre più. Nel confronto con altri Comuni del litorale, lasciano il posto ad economie più vivaci come quelle di Fiumicino e Pomezia o rampanti come Cerveteri, Ardea e Ladispoli.

Capitolo 7: Le grandi utopie.

Avremmo voluto dedicare un ampio capitolo ai grandi progetti per Anzio, con l’auspicio sincero di poter descrivere nei dettagli le nuovi grandi opere per la città. Si è detto e scritto tanto in merito, l’unica certezza assoluta è che dopo quindici anni di amministrazioni di centrodestra, Anzio celebra il naufragio di tre splendide utopie: il Casinò dei sogni, il Porto dei miracoli e La Città del Sole Artigiana. Sono tre fallimenti che fotografano in modo inequivocabile le enormi lacune dell’attuale classe politica anziate. Non ci sentiamo di aggiungere altro, se non la richiesta di un doveroso minuto di raccoglimento per la morte di queste magnifiche utopie. In attesa che il futuro ci riservi il Paradiso della città, il Porto a misura d’uomo e la Città dei mestieri.

Marcello Bartoli