La VI sezione del Consiglio di Stato (Pres. Luigi Maruotti, Rel. Bernhard Lageder) ha emesso una sentenza con la quale ha ribaltato la decisone del Tar Lazio che condannava i Ministeri della salute e dell’ambiente a risarcire i cittadini danneggiati dalla presenza di arsenico nelle acque potabili
Niente risarcimenti per i cittadini di Latina e della Provincia di Roma che per anni hanno bevuto acqua con elevate percentuali di arsenico. Il Consiglio di Stato ha annullato le sentenze con cui, a gennaio dello scorso anno, il Tar del Lazio, accogliendo i ricorsi del Codacons e di numerosi utenti, aveva condannato i Ministeri dell’ambiente e della salute a risarcire i ricorrenti con cento euro a testa, per quell’acqua contaminata che sgorgava dai rubinetti. Ma ora il Consiglio di Stato ha annullato quelle sentenze. Gli allora ministri Corrado Clini e Renato Balduzzi avevano fatto appello e i giudici del Consiglio, ritenendo corretto l’operato dei due Ministeri in relazione all’emergenza, chiedendo la cancellazione dei risarcimenti dovuti, tra gli altri, ai cittadini di Aprilia, Cisterna di Latina, Cori, Sermoneta, Latina, Priverno, Sezze, Pontinia, Sabaudia, Anzio, Nettuno e Ardea, che si erano rivolti alla giustizia amministrativa. Il Codacons, insieme a numerosi utenti, aveva chiesto al Tar di Roma di annullare le ordinanze di divieto di utilizzo dell’acqua con percentuali troppo alte di arsenico relativamente alla parte in cui non prevedevano una riduzione delle bollette per chi non aveva potuto utilizzare il prezioso liquido, e di risarcire i cittadini per le spese sostenute, il danno biologico e il danno morale. Per il Tar aveano ragione i cittadini, dopo la decisione dell’Europa del 2010, quando venne evidenziato il rischio di sviluppare tumori assumendo acqua con percentuali elevate di arsenico soprattutto per i neonati e i bambini fino a tre anni. Con una sentenza a sorpresa, il Consiglio di Stato ha annullato anche quei risarcimenti. “In sostanza per il CDS la Pubblica Amministrazione non ha alcuna responsabilità nell’aver prorogato per 11 anni i valori massimi di arsenico nell’acqua, e se i cittadini hanno bevuto acqua avvelenata la colpa sarebbe del territorio” – commenta il Presidente del Codacons Carlo Rienzi. Insomma nulla è dovuto ai cittadini utenti ai quali è stata somministrata e venduta, a caro prezzo, acqua inquinata al posto di acqua potabile. (cp)