Nettuno- Bilancio 2009. Attesa a breve la sentenza del Riesame di Roma

Riesame di Roma pronto a prendere una decisione in merito all’ipotesi di falso ideologico nel bilancio 2009, formulata dal sostituto PM Giuseppe Travaglini.

di Valerio Pizziconi

Si tratta di un vero e proprio terremoto giudiziario quello in corso al Comune di Nettuno: la notizia della richiesta di arresto del Sindaco Alessio Chiavetta, del dirigente Gianluca Faraone, dei componenti del collegio dei revisori dei conti Barbara Scoppetta, Ermanno Cicchetti ed il presidente Michele Scognamiglio, sta movimentando non poco questa prima fase di inizio lavori del Chiavetta bis.

Infatti, nella mattinata di mercoledì 3 luglio 2013, si è svolta l’udienza in Camera di Consiglio davanti al Collegio dei giudici del Riesame del Tribunale penale di Roma, i quali hanno ascoltato i difensori delle parti in causa, che hanno illustrato in maniera dettagliata le vicende contabili che hanno caratterizzato il bilancio del 2009, sostenendo la legalità del proprio operato e quindi l’insussistenza dei reati contestati.

A prescindere dalla decisione che prenderanno i giudici, i quali si sono riservati, arresti o non arresti, non mi tiro indietro dall’esprimere il mio personale punto di vista, in quanto non ho affari personali da sistemare e non li ho mai avuti, i fatti sono alla luce del sole ed è evidente che la migliore pagina scritta dall’attuale amministrazione è stata proprio quella di tornare finalmente ad una situazione di normalità della gestione economico-finanziaria.  E questo merito non è da poco, se considerate le probabili conseguenze di una gestione diversa, magari simile a quella del passato, al limite dei margini di salvaguardia dell’ente. Qualcuno potrebbe chiedersi cosa sarebbe potuto accadere di tanto brutto nel caso non si fosse intrapresa tale strada, la risposta è Dissesto Finanziario.

Che cos’è il dissesto finanziario. L’art. 244 del testo Unico 267 del 2000 stabilisce che si ha dissesto finanziario quando il Comune non è più in grado di assolvere alle funzioni ed ai servizi definiti indispensabili e quando nei confronti dell’Ente esistono crediti di terzi ai quali non si riesce a far fronte con il mezzo ordinario del ripristino del riequilibrio di bilancio né con lo strumento del debito fuori bilancio. Il Dissesto Finanziario di un Ente locale non può essere equiparato al fallimento di un’Impresa a carattere privato. L’Ente locale non può cessare di esistere, in caso di dissesto si crea una frattura tra passato e futuro. Tutto ciò che è pregresso compresi i residui attivi e passivi non vincolati, viene estrapolato dal bilancio comunale e passato alla gestione straordinaria. Un apposito Organo di tre membri per Comune con più di 5000 abitanti (nominato con decreto del Presidente della Repubblica) si occupa del passato con riferimento al 31/12 dell’anno precedente redigendo un piano di estinzione con il quale viene azzerata la situazione patologica che ha creato il dissesto mentre L’Ente Locale con il suo consiglio eletto inizia una nuova vita finanziaria sgombra dal peso del passato. La normativa sul risanamento finanziario prevede la sospensione della decorrenza degli interessi sui debiti ed il blocco delle azioni esecutive. La possibilità di poter accedere ad un mutuo ventennale a carico dello Stato è preclusa a seguito dell’entrata in vigore della legge costituzionale n°3 del 2001. Pertanto, ad oggi, tutti gli Enti Locali che dichiarano il dissesto, debbono provvedere con risorse finanziarie proprie.
L’Ente Locale, una volta attivata la procedura del dissesto finanziario è obbligato come previsto dall’art. 251 del T.U. Enti Locali ad adeguare le imposte, le tasse locali, le aliquote e le tariffe di base nella misura massima consentita dalla legge. Relativamente al personale dipendente, l’Ente ha l’obbligo di rideterminare la dotazione organica collocando in disponibilità il personale che dovesse risultare in soprannumero.
Per il personale in soprannumero, il Ministero dell’Interno garantisce un contributo pari alla spesa relativa al trattamento economico per un periodo di 5 anni come previsto dall’art. 265 del T.U. Sul fronte del pregresso della cui liquidazione si occupa la Commissione Straordinaria composta da tre membri è opportuno rilevare: La possibilità per la commissione di vendere il Patrimonio immobiliare disponibile per la parte non strettamente necessaria all’esercizio delle funzioni istituzionali. La liquidazione dei debiti salvo eccezioni con una percentuale prevista dall’art. 258 T.U. che va dal 40% al 60%.

Si potrebbe parlare ancora a lungo della procedura del dissesto finanziario. Ho voluto dare alcuni brevi cenni per cercare di far capire a cosa saremmo andati incontro se, come più volte paventato dalla Commissione Prefettizia nel 2007, fossimo caduti nel baratro del dissesto finanziario. Da questa breve analisi fatta ritengo che ora come allora c’è poco da stare allegri, non stiamo discutendo se è più brava la destra o la sinistra, non centra proprio niente la fede politica, ed è tanto più scellerato leggere su alcuni giornali locali presunti informatori esprimersi in maniera sprezzante del futuro dei cittadini di Nettuno, chiedendo al sindaco il coraggio di dichiarare il dissesto finanziario. Ma siamo matti? Chiedere al sindaco eletto dal popolo di abbandonare proprio le stesse persone che gli hanno rivolto fiducia? Sono estremamente disorientato, non si può così banalmente cadere nel qualunquismo e fare di tutta l’erba un fascio, situazioni ambigue ci sono e ci sono state e su queste pagine le abbiamo sempre denunciate con coraggio, lasciando sempre e comunque al lettore la possibilità di costruire autonomamente la propria opinione sui fatti, ma oggi no.

Da informazioni assunte direttamente dalla Commissione Prefettizia, gli spazi di manovra che rimanevano per evitare il dissesto finanziario erano veramente pochi. Qualcuno nel 2007 si era già preparato al peggio. Dopo essere stati etichettati come “mafiosi” dai mass media in tanti pensavano che i cittadini avrebbero dovuto pagare materialmente i debiti lasciati da un’amministrazione indegna.
Evitata l’ennesima infamia, abbiamo affrontato con orgoglio il passato e spero sinceramente affronteremo con maggiore consapevolezza il futuro.