ANZIO: SEL CONTRO LA SVENDITA DEL PORTO AL PRIVATO
Nubi sempre più oscure ed inquietanti si addensano sul progetto del nuovo porto di Anzio. All’ombra del fallimentare mmobilismo della Giunta Comunale – che ha dimostrato di non saper gestire un piano tanto faraonico quanto insostenibile dal punto di vista finanziario – si sono attivate delle manovre tese a svendere al privato il progetto, stravolto nelle sue linee guida e notevolmente ridimensionato nella disponibilità dei posti barca (da 1082 a 133), interessando solo l’attuale bacino innocenziano. Ne è una dimostrazione la scandalosa decisione delle forze di maggioranza del Consiglio Comunale, che nell’ultima seduta hanno respinto un Ordine del Giorno del PD teso a salvaguardare la natura pubblica della struttura e garantire il principio di trasparenza nel suo iter amministrativo ed attuativo. Nei fatti la penetrazione del privato nel progetto è iniziata da tempo, e ha raggiunto il suo apice nella recente lettera inviata da una sedicente “Marina di Capo d’Anzio” a coloro che avevano manifestato interesse per avere un posto barca, chiedendo un anticipo del 45% per esercitare l’opzione. Peccato che la suddetta società sia inesistente, in quanto non registrata presso la Camera di Commercio, e dallo scorso 14 novembre sia unicamente presente su facebook come fantasiosa creatura aziendale, nata miscelando dati appartenenti a diversi soggetti: l’indirizzo della
Capo d’Anzio, il logo della Marinedi, e il numero di telefono della Acquatecno. La prima società, concessionaria per la realizzazione del porto, è una S.p.A. di proprietà del Comune per il 61%, mentre le altre due sono delle S.r.l. riconducibili all’ingegnere Renato Marconi, un imprenditore del settore dell’ingegneria nautica, che nel tempo è riuscito ad aggiudicarsi il rimanente 39% delle azioni della concessionaria, originariamente detenute dalla società pubblica Italia Navigando. Stante l’inefficienza dimostrata dal Comune (con la gara andata deserta dello scorso marzo) ad oggi Marconi è l’unico soggetto credibile sul piano delle competenze, dell’esperienza e della disponibilità di risorse finanziarie per poter avviare i lavori per il nuovo porto. Ma assegnare questi interventi ad un imprenditore vuol dire consegnare l’identità storico-culturale e l’assetto urbanistico, sociale ed economico della città agli interessi speculativi di chi risponde solo alla legge del profitto, e non al bene comune. Per questo come Sinistra Ecologia e Libertà ci attiveremo presso la Regione Lazio per verificare se, nelle more di quanto sta avvenendo, siano intervenute delle novità che abbiano portato ad una revisione dell’accordo di programma per la realizzazione del porto (senza che la Giunta Bruschini abbia colpevolmente sentito l’esigenza di informare i cittadini) e, anche di intesa con le altre forze politiche e sociali sensibili a queste tematiche, predisporre le opportune iniziative in difesa della città.