Roma si posiziona all’ultimo posto per gli sforzi tesi a ridurre l’inquinamento atmosferico causato dal traffico di automobili. La classifica del “City Ranking Project”, pubblicata oggi e promossa da European Environmental Bureau (EEB) e da Friends of the Earth Germania, vede Roma (38%) e Milano (44%) ultime in Europa nell’attuazione di buone pratiche, mentre Berlino (84%), Copenhagen (82%) e Stoccolma (82%) sono ai primi tre posti. La ricerca analizza le diciassette principali città europee e prende in esame nove differenti parametri, tra i quali le politiche di gestione del traffico e l’utilizzo di trasporti pubblici sostenibili.
“Lo studio conferma quello che i cittadini sanno bene, Roma soffre di smog e arranca dietro alle altre città europee su trasporti e mobilità, non solo per mancanza di buone pratiche ma negli ultimi anni soprattutto per scelte sbagliate del Sindaco Alemanno -dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Già questi primi giorni di settembre mostrano una città disastrata dal punto di vista della mobilità, con un traffico sempre più incontrollato e un servizio pubblico che non riesce a farsi spazio tra le miriadi di auto private che congestionano le strade e peggiorano la qualità dell’aria. Gli annunci del Sindaco rimangono tali su pedonalizzazioni, biciclette, trasporti pubblici, trasporto merci, mentre la ZTL notturna è stata
ridotta, i pullman turistici sono liberi di andare ovunque, la sosta tariffata è stata sfasciata -continua Parlati-. Dall’inizio dell’anno Roma ha già superato per più di 35 giorni il limite del PM10 nella centralina di corso Francia e ora si avvina l’inverno quando la situazione normalmente peggiora. Unica buona notizia, dopo diversi anni Roma ha di nuovo un Piano Interventi Operativo, approvato ad agosto dalla Giunta comunale, con la previsione di targhe alterne, domeniche a piedi e blocchi per la circolazione delle auto più inquinanti. Lo analizzeremo in questi giorni, ma quel che è certo è che va reso subito operativo e affiancato da politiche pubbliche più strutturate nella direzione della limitazione del traffico privato.”
Il sistema di trasporto pubblico di Roma affronta quotidianamente problemi di capacità nelle ore più critiche, con la maggioranza dei romani che sceglie mezzi di trasporto privati e solo un misero 28% che utilizza i mezzi pubblici. Il numero delle corsie protette per i bus è aumentato del 9,8% tra il 2005 e il 2009, ma ora la crescita si è fermata e in alcuni casi spariscono le corsie già esistenti. Positive le paline elettroniche, la radio della metro e “Atac mobile”, negativo il coinvolgimento dei cittadini sulle scelte relative a trasporto e mobilità. Nemmeno il centro storico si salva dall’invasione delle automobili e i progetti di pedonalizzazione sono costantemente rinviati e sembrano privilegiare il turismo anziché la salute pubblica dei cittadini.
Per la bicicletta si evidenzia la troppo limitata possibilità di portare bici a bordo di bus e metro, a differenza di città modello come Berlino, ma anche la limitata rete ciclabile (256 chilometri), i numeri delle rastrelliere (374) e del bike sharing (29 stazioni). Non sono in atto politiche strutturate per acquisti o noleggi di flotte pubbliche di auto elettriche e a basso impatto ambientale né incentivi economici su questi temi, come ad esempio potrebbe avvenire sui parcheggi a pagamento, sui quali anzi il Comune ha scelto di prevedere la tariffa giornaliera ridotta. La programmazione delle scelte di mobilità, secondo la ricerca, non tiene abbastanza in conto la protezione dell’ambiente, mentre sono molto limitati i “piani di viaggio” realizzati dai mobility manager e finora il car sharing aveva 109 veicoli in uso (ora circa 200).
In conclusione -prosegue il rapporto pubblicato su sootfreecities.eu- “le misure adottate dalla Capitale in favore della mobilità sostenibile mancano di una strategia più ampia in grado di promuovere il trasporto pubblico rispetto all’uso prevalente delle auto, con gravi conseguenze per la qualità dell’aria e per la salute dei cittadini”. Il progetto ha messo a confronto le misure realizzate e i piani in corso d’opera nelle più importanti città europee per migliorare la qualità dell’aria e ridurre i livelli di inquinamento da PM2.5, PM10 e NO2 prodotto, soprattutto, dal traffico veicolare. Le città europee sono state giudicate in base alle misure adottate tra il 2005 e il 2010, essendo proprio il 2005 l’anno in cui è entrato in vigore il limite massimo di PM10 consentito.