Lavori al porto neroniano, il comitato per la Tutela: “Omertà e silenzio dalle istituzioni”

C’era un ordine del giorno e un impegno preso in consiglio comunale, sulla tutela dell’area archeologica delle grotte di Nerone. “Tutte le promesse sono state ad oggi disattese”. Interviene duramente, il comitato “Tutela della Villa e Grotte di Nerone”, dopo aver appreso che la società aggiudicataria dell’appalto della Regione Lazio per la tutela dell’antico porto neroniano ha ricevuto un’interdittiva antimafia dalla prefettura di Latina. “Il provvedimento di interdittiva – dicono i portavoce del Comitato Silvia Bonaventura, Chiara Di Fede e Francesco Silvianon ha fermato il cantiere sulla nostra costa, dove i mezzi stanno proseguendo il lavoro di dragaggio e di realizzazione di una barriera di cemento in mare, a ridosso dell’area archeologica del porto imperiale. Questo comitato non può tacere, come non ha mai taciuto, sollevando la questione della discutibilità dell’intervento davanti a tutte le istituzioni preposte, Regione, Ardis, Comune, Soprintendenza, chiedendo anche lumi sulle motivazioni che avevano spinto ad appaltare le opere saltando tutte le procedure di valutazione di Impatto Ambientale, senza mai ricevere risposte soddisfacenti. Tutti gli impegni assunti dall’amministrazione con l’approvazione unanime di un ordine del giorno in cui si elencavano le azioni volte alla tutela delle aree in questione, compresa la convocazione di un’assemblea dei Servizi, garantita anche dall’assessore Attoni nel corso dell’audizione, tenutasi il 18 dicembre 2013, sono stati ampiamente disattesi”. Polemica anche sulla mancata convocazione dell’assemblea dei Servizi che era stata garantita entro la fine di gennaio. “Nulla si è saputo – proseguono dal Comitato – dell’assemblea dei Servizi, né della copia degli atti richiesti, né della copia del verbale della suddetta audizione. Attendiamo ancora risposte che in assoluta omertà l’amministrazione comunale, la Regione, la Soprintendenza rifiutano di darci, negandosi al confronto richiesto. E ci chiediamo: gli enti proposti, la stazione appaltante sapevano di questa interdittiva antimafia nei confronti della ditta? Ed ancor prima hanno provveduto, al momento dell’affidamento dell’appalto, alle verifiche necessarie ad ottemperare alla normativa antimafia, che dovrebbe proprio scongiurare che la criminalità organizzata continui a riciclare denaro sporco attraverso investimenti in opere pubbliche, spesso inutili, se non dannose?”. Domande al momento senza risposta.