[Fonte http://giovannidelgiaccio.wordpress.com/]
“Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare…” avrebbe cantato Francesco Guccini. Sì, piccola e ignobile perché un cittadino ha diritto ad avere risposte dal suo Comune se viene tirato in ballo, accusato di “diffondere informazioni superficiali e tendenziose”, e poi le sue richieste di chiarimento spariscono misteriosamente.
Fa bene il Pd di Anzio a rivolgersi al Prefetto (che alle vicende di casa nostra non sembra molto attento, a dire il vero) e all’autorità nazionale anti corruzione. Dopo interrogazioni, aperture di credito, comprensione, il capogruppo Andrea Mingiacchi e i suoi colleghi consiglieri Maria Teresa Lo Fazio e Ivano Bernardone chiedono (nella foto) di far applicare la legge. Era ora! Ad Anzio il decreto legislativo 33/2013 è calpestato e prima ancora le norme sulla trasparenza che l’hanno preceduto. Si fa fatica a trovare atti normali, dalle delibere alle determine, e qui torniamo alla storia ignobile…
Il 28 febbraio la giunta decide di finanziare un corso per la difesa personale delle donne, da tenere l’8 marzo. Appena 3.500 euro di spesa, a un’associazione ospite presso una palestra locale. Diffondo il 5 marzo la notizia esprimendo delle perplessità e gli assessori Laura Nolfi e Roberta Cafà replicano il giorno dopo attraverso la pagina facebook di una dipendente comunale (ma l’ufficio comunicazione che ce l’abbiamo a fare?) parlando appunto di “informazioni superficiali e tendenziose”.
Il 10 marzo chiedo ufficialmente al segretario generale, attraverso una mail certificata, copia del programma del corso indicata al punto 2 della delibera ma non allegata né reperibile sull’albo pretorio web (a proposito di trasparenza) e di conoscere la data di presentazione del progetto che risulta “assunto agli atti” con il protocollo 5622/2014. Voglio capire, insomma, se veramente sono stato superficiale e tendenzioso.
Nessuna risposta dal Comune. Il 22 aprile sollecito, rispedendo tutto per posta certificata – compresa la ricevuta di consegna della mail precedente – e interesso anche il sindaco Luciano Bruschini e il presidente della commissione trasparenza, Andrea Mingiacchi. Nessuna risposta.
Incontro il segretario generale per altri motivi, presente il responsabile dell’ufficio comunicazione, e chiedo lumi personalmente. Risposta disarmante: “Questa richiesta non c’è, ho fatto anche fare una ricerca, non si trova”.
Allora: uno spedisce con posta certificata all’indirizzo dell’ufficio protocollo del Comune, ha la ricevuta di consegna, la lettera era indirizzata al segretario ma non è mai arrivata. Nel primo e nel secondo caso. Possibile? Evidentemente sì. E tornano vicende singolari, perché il protocollo è efficientissimo quando arriva la richiesta per la sagra del peperoncino che va in giunta il giorno dopo e quando c’è da fare un comando dalla Provincia, poi ci mette qualche giorno a recepire i dati dell’Arpa Lazio sul mare inquinato o smarrisce – come in questo caso – la richiesta di un cittadino.
Siamo al 19 maggio, rispedisco tutto e all’indirizzo certificato del segretario e a quello dell’ufficio comunicazione, sono canali insoliti – vero – ma hai visto mai? E’ trascorso praticamente un altro mese invano. Di quel preventivo e di quando è stata protocollata la proposta non c’è traccia.
Già, che saranno 3.500 euro, ma che vai cercando… E’ una piccola storia ignobile, vero, e Guccini saprà essere comprensivo, perché l’impressione è che come per la canzone questa vicenda sia “solita e banale come tante”. Chissà quante richieste saranno rimaste inevase, si saranno perse tra piazza Cesare Battisti – dove si trova il protocollo – e Villa Sarsina. Ma è diventata una questione di principio: dov’è quel preventivo, cosa c’è scritto, e quando è stato presentato?
[Fonte http://giovannidelgiaccio.wordpress.com/]