Morti alla Kiklos. Interrogazione parlamentare di Cristian Iannuzzi del M5S

Interrogazione Parlamentare  sul caso Kiklos,  primo firmatario il deputato del M5S Cristian Iannuzzi  che chiede nuove e rigorose normative sul trattamento dei rifiuti organici

Interrogazione a risposta scritta 4-05860 presentata da IANNUZZI Cristian

Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.

— Per sapere – premesso che:
il 28 luglio 2014, presso l’impianto di compostaggio Kyklos di Aprilia in provincia di Latina, hanno perso la vita due operai di un’azienda di trasporti di Orvieto, ditta che avrebbe acquisito il lavoro in subappalto dalla vera azienda aggiudicataria del servizio fornito alla Kyklos. La loro presenza nell’impianto di compostaggio, quindi, era dovuta al prelievo settimanale del percolato che regolarmente veniva caricato nelle cisterne delle autobotti per essere poi smaltito;
in precedenza, residenti nell’area circostante all’impianto già avevano messo in atto proteste a causa delle emissioni odorigene moleste che hanno altresì causato disagi, fisici alle vie respiratorie;
in un primo momento la morte dei due addetti al carico del percolato era sembrata collegata alla cattiva applicazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, successivamente, alla luce delle testimonianze riportate dalle testate di cronaca locale, si capisce che in relazione all’incidente si stiano seguendo altri percorsi investigativi;
infatti, martedì 29 luglio 2014, l’avvocato assunto dalla ditta a cui i due operai facevano capo dichiara al cronista di www.orvietonews.it: «Durante il trattamento è previsto solo l’uso di guanti e non di maschere o attrezzatura altamente protettiva: non trattandosi di sostanza tossica, incidenti come questo non sono previsti. A meno che non si riscontrino anomalie nel liquido […] Gli operai avevano utilizzato gli stessi camion anche venerdì. In più, dai primi rilievi, sembrerebbe che l’incidente non sia avvenuto subito, all’apertura della cisterna, ma quando hanno iniziato a riempirla di percolato»;
tra le notizie riportate nelle testate locali, il 31 luglio 2014 www.viterbonews24.it titola: «Livelli elevatissimi di acido solfidrico, sequestrato l’impianto delta Kyklos», articolo nel quale si scrive che «Il percolato stoccato nell’impianto della Kyklos di Aprilia, in provincia di Latina, conteneva un’elevatissima percentuale di acido solfidrico, una sostanza letale se inalata», condizione che impone al pubblico ministero l’immediato sequestro dell’azienda di compostaggio. «L’acido solfidrico a elevata concentrazione» scrivono i tecnici dell’Arpa Lazio nella loro relazione «è caratterizzato da una spiccata tossicità e, in quantità superiore alle 1000 parti per milione, provoca il collasso immediato per soffocamento anche dopo un singolo respiro […] Il percolato prodotto dalla fermentazione dell’umido non dovrebbe rappresentare alcun pericolo, tanto che non è classificato come tossico. Giovedì 31 luglio, dalle pagine web della cronaca di Latina de Il Messaggero, viene annunciato l’esito dell’autopsia effettuata sui corpi delle vittime, confermando che «il decesso è stato praticamente istantaneo, per inalazione di sostanze tossiche»;
a parere degli interroganti, la letale reazione chimica non è semplicemente riconducibile ad una mancata fermentazione aerobica, in quanto solfidrico è un composto che non può essere generato dalla fermentazione anaerobica dei composti organici quanto più da elementi di origine chimica, circostanza che lascerebbe pensare che derivi più che altro da una scorretta selezione della FORSU (frazione organica del rifiuto solido urbano);
nell’articolo 195, comma 2, lettera f) del decreto legislativo n. 152 del 2006 si legge che spetta allo Stato: «la definizione dei metodi, delle procedure e degli standard per il campionamento e l’analisi dei rifiuti», ambito nel quale rientra pienamente il processo del compostaggio che, a parere degli interroganti, non può avere come unico riferimento le BAT – migliori tecnologie disponibili – di matrice comunitaria in materia di rifiuti, perché queste si limitano ad indicare le più efficienti pratiche ma non hanno alcun potere vincolante e normativo –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;
in considerazione della gravità dei fatti verificatisi ed in virtù dell’importanza del recupero della frazione organica dei rifiuti solidi urbani, se non sia opportuno assumere iniziative per stabilire una classificazione suddivisa in più voci per quanto concerne la qualità del compost, visto che l’unica definizione «compost di qualità», come stabilita dall’articolo 183 del decreto legislativo n. 152 del 2006, collegata all’allegato n. 2 del decreto legislativo n. 75 del 2010 sugli standard minimi di composizione degli ammendanti, non assicura un prodotto di eccellenza ma solamente entro i limiti;
se non si ritenga di adottare le opportune iniziative normative al fine di porre rimedio al vuoto normativo individuato in tema di compostaggio, stabilendo procedure e standard ai quali attenersi così come previsto dall’articolo 195, comma 2, lettera f), del decreto legislativo n. 152 del 2006, che affida tale adempimento alla competenza dello Stato, in tal modo consentendo controlli mirati e specifici, nonché l’irrogazione di sanzioni certe nei confronti di chiunque non rispetti gli estremi procedurali e di qualità del prodotto (che verrebbero, così, individuati per legge e non semplicemente suggeriti dalla migliore pratica tecnologica, comunque non vincolante).