“Atteggiamento sprezzante, diktat all’uditorio, risposte inconcludenti, e non poteva mancare il classico diverbio da bar con un partecipante. È questa la sintesi della conferenza stampa tenuta dal presidente della Capo d’Anzio spa Luigi D’Arpino. Tutto sommato, crediamo che un confronto su un tema così vitale per Anzio e la sua cittadinanza meritasse un’attenzione ben diversa, a prescindere dall’opinione che si ha sul progetto del nuovo Porto”. Il circolo Sel Anzio interviene in merito all’assemblea pubblica che si è svolta nei giorni scorsi a Villa Sarsina per parlare del progetto del nuovo porto. “Per quanto riguarda la sostanza, i soliti dubbi rimangono tutti. Qual è il senso di imbarcarsi in un progetto enorme che, a detta dello stesso rappresentante di Marconi, socio privato della Capo d’Anzio, non ha al momento nessuna valenza economica? Infatti, l’inversione di cronoprogramma (prima i posti barca privati del bacino interno, poi il bacino esterno con le strutture più essenziali) è stata richiesta alla Regione proprio per attrarre investitori (ricordiamo che la prima gara andò deserta), perché farebbe realizzare guadagni più rapidi senza grandi anticipazioni di capitale, per stessa ammissione di Franco Pusceddu. Chi garantisce quindi che una volta realizzato il loro scopo, gli investitori non si trovino “impossibilitati” a realizzare la parte a servizio della città? Come fa la società a tirare avanti se al momento, per citare lo stesso presidente, è nelle stesse condizioni “di un barbone alla stazione Termini”? (sic!) Quale sarà il rapporto della nuova infrastruttura con il resto del centro storico e con la periferia di Anzio? Perché è vero che non ci sono “barche che vanno via terra”, come simpaticamente si faceva notare alla nostra domanda in merito, ma è altrettanto vero che un’opera di tale portata non può non prevedere interventi sulla viabilità di uguale portata, che rischierebbero di stravolgere ulteriormente la fisionomia di Anzio. A questo proposito, veniamo a sapere che l’ecomostro delle Grotte, il molo che doveva servire a proteggere i resti del Porto Neroniano, è in realtà intervento funzionale alla costruzione del Porto, come il Comitato per la tutela della Villa e Grotte di Nerone ha sempre sospettato. E ancora, la Capo d’Anzio spa, è o non è una start-up, cioè ha o non ha i requisiti per la fideiussione da 3 milioni che ha ricevuto recentemente, con l’approvazione del Consiglio Comunale? Infine, quanto è grande il rischio di scalata da parte del socio privato della Capo d’Anzio, che lo stesso D’Arpino ha ammesso, e dunque di ritrovarsi con una “marina” completamente privatizzata? Mentre tutte queste domande rimangono senza risposta – concludono da Sel – Anzio vive nel limbo (e nel degrado sempre maggiore, basta sfogliare un qualsiasi quotidiano locale tempestato da segnalazioni dei cittadini), in attesa di conoscere il suo futuro. Noi rimaniamo contrari a questo progetto sproporzionato e sconclusionato, e auspichiamo ancora una volta che si cerchi in tutti modi di rivedere il progetto, alla luce di tutti i dubbi e tutti i rischi appena sottolineati”.