Porto, Bernardone: “Cambiamo quel progetto prima che sia tardi”

“Per restituire il porto ai cittadini bisogna salvare la natura pubblica della società e fare la variante al progetto”. Lo dichiara il consigliere comunale del Pd, Ivano Bernardone, che continua “L’amministrazione Bruschini, stando alle dichiarazioni del Vice Sindaco Zucchini, ora vuole riconquistare il controllo della Capo d’Anzio e per questo annuncia azioni legali nei riguardi della Regione Lazio (?) a cui sembra voler imputare il possibile fallimento della società che dovrebbe realizzare il porto di Anzio. D’altronde, quando si parla di porto, lo scarica barile, spesso senza alcun presupposto razionale, è il trucco più abusato dai nostri amministratori per sottrarsi alle proprie responsabilità. Quando emergono le criticità del progetto insostenibile del porto, non spiegano perchè ciò avviene ne come si risolve il problema, a loro è sempre bastato trovare un colpevole di turno, basta evocare “l’uomo nero che viene da lontano” con la sola avvertenza di cambiargli ogni tanto il nome. Così i colpevoli del disastro porto sono tutti “venuti da lontano” e nel tempo si sono chiamati Pasetto, Marrazzo, Astorre, Montino e persino Mario Monti. Al contrario sarebbero semplici ed inconsapevoli vittime De Angelis, Bruschini, D’Arpino, Borrelli, Zucchini, Placidi ed il resto della compagine che governa Anzio da 17 anni, che ha imposto un progetto sbagliato e irrealizzabile, che ha gestito come ha voluto la Capo d’Anzio portandola sull’orlo del fallimento ed ha negato ogni forma di confronto e partecipazione democratica su questo tema. Zucchini ora fa causa alla Regione Lazio e magari sceglie Zingaretti come prossimo “uomo nero che viene da lontano”, non spiega però perchè non ha mai avviato azioni legali nei riguardi del socio privato a cui l’inerzia dell’amministrazione comunale ha consentito di conquistare, in modo tutt’altro che trasparente, il 40% del nostro porto. Nessuna concreta iniziativa è stata mai attivata in oltre due anni, nonostante il voto unanime del consiglio comunale già nel 2012, nonostante le ripetute sollecitazioni dell’opposizione e nonostante un parere legale che chiariva come il comune poteva e doveva agire immediatamente. Ma i pareri legali, ormai è consuetudine, si commissionano, si pagano con i soldi dei cittadini e poi, se scomodi, si nascondono per anni nei cassetti del Sindaco. Questo comportamento sembra proprio quello di chi vuole il contrario di ciò che annuncia; sarà un caso ma scelte ed omissioni stranamente convergono verso un unico risultato: la svendita del porto ad un privato. Inoltre la difesa della natura pubblica della società, monopolizza il dibattito essendo un’evidente e grave emergenza ma rappresenta solo metà del problema; sull’altra metà tutti o quasi tacciono. La realtà è che il vero nodo da sciogliere e su cui continua ad incombere un’assurdo tabù, resta l’impaticabilià del progetto. All’origine di ogni impasse c’è sempre stato e continuerà ad esserci un progetto faraonico incompatibile con la storia e l’assetto della città, lesivo sotto il profilo dell’impatto ambientale e la cui fattibilità economica resta al più sulla carta, tanto da avere già determinato il fallimento di un bando persino europeo. Oggi più che mai serve quello che gran parte della città chiede da sempre: una variante al progetto in atto che consenta il potenziamento e l’ammodernamento del porto nell’ambito dell’attuale bacino con costi, tempi e contenuti sostenibili sotto il profilo urbanistico, ambientale e finanziario. E’ ovvio ma non si vuole ammettere che se il progetto di un’opera è sbagliato e impraticabile resta tale qualunque sia l’assetto della società che lo dovrebbe realizzare. La tutela della natura pubblica della società e della sua concessione demaniale è certamente una priorità ma ha senso solo se coniugata alla prospettiva di un progetto valido, immediatamente attuabile e certamente diverso da quello in campo. Contrariamente a quanto sostiene l’amministrazione, la variante non solo è tecnicamente possibile ma è la via obbligata da imboccare con urgenza se non si vogliono buttare gli anni ed i milioni di euro già spesi. L’intera classe politica di Anzio deve saper dire ai cittadini che risanare e ripubblicizzare la Capo d’Anzio non basta e che ora serve cambiare il progetto altrimenti il nostro porto, in totale abbandono da decenni, resta senza alcuna prospettiva reale”.