Aprilia. Porcelli: No alla vendita degli edifici di interesse storico

Secondo il Consigliere comunale Porcelli: “La delibera sul Piano delle Alienazioni va immediatamente revocata, quell’atto contiene dei vizi sostanziali in quanto beni ritenuti precedentemente inalienabili per il loro valore storico come quelli dell’ex Onc”

“La delibera sul Piano delle Alienazioni approvata dalla maggioranza Terra nell’ultimo consiglio comunale va immediatamente revocata: quell’atto, come ho avuto modo di spiegare in aula consigliare, contiene dei vizi sostanziali in quanto beni ritenuti precedentemente inalienabili per il loro valore storico sono finiti nel calderone dell’elenco dei beni  alienabile e senza alcun chiarimento in merito. Pertanto inviterei l’amministrazione a riguardare i precedenti deliberati e a ripristinare la legalità violata in tema di ricognizione del patrimonio in vista anche dell’approvazione del bilancio di previsione”.

Il consigliere comunale  di opposizione Carmen Porcelli interviene sul tema delle alienazioni dopo aver contestato duramente nell’ultima seduta di consiglio comunale l’atto portato all’ordine del giorno dalla maggioranza e votato con i soli voti dei consiglieri che appoggiano il sindaco Terra.  “Ho chiesto alla segretaria generale – scrive in una nota il consigliere comunale di opposizione – di mettere a verbale la mia dichiarazione di voto, poiché ricordavo che sugli edifici dell’ex Onc la precedente consiliatura avesse messo nero su bianco che questi edifici erano incedibili. Sono bastate alcune verifiche in segreteria, acquisire la stenotipia di precedenti deliberazioni, per trovare conferma alle mie perplessità. Non un atto, bensì diversi, hanno sancito la qualifica di beni indisponibili per gli edifici di interesse storico che sorgono nel nostro territorio. Edifici che, vista la storia recentissima della nostra città, andrebbero non solo custoditi gelosamente ma anche valorizzati e sottratti dalle mire degli interessi privati, se ci sono, che potrebbero depauperarne il valore in un contesto, ripeto, povero di testimonianze storiche e di tutela del territorio”.

Con l’approvazione del Piano delle Alienazioni e Valorizzazioni immobiliari, allegato al Bilancio 2012 e pluriennale 2012/2014,avvenuta con deliberazione di consiglio comunale n.26 del 31/05/2012, la precedente amministrazione aveva stabilito di escludere alcuni beni dal patrimonio disponibile. E si evince molto bene il perché: basta prendere la delibera completa della stenotipia e leggere la relazione illustrativa dell’allora assessore Antonio Chiusolo per comprenderne i motivi: dalla vendita di alcuni piccoli edifici di carattere storico, che erano tre e quindi quelli dell’Opera Nazionale Combattenti, l’Amministrazione comunale avrebbe incamerato poco; lo stesso discorso valeva per la ex scuola sulla via Mediana, per la quale al pari degli altri tre citati lo schema delle alienazioni riportava la dicitura no e quindi non alienabile. Oggi questi stessi edifici vengono invece inseriti tra quei beni di cui il Comune può disfarsi e senza alcuna motivazione: che interesse c’è sugli immobili storici dell’ex Onc? Perché l’amministrazione Terra, che opererebbe in continuità con la maggioranza del sindaco D’Alessio e di Terra poi, ha cambiato idea su questo argomento e non ha provveduto attraverso un apposito atto a modificare la precedente deliberazione?

Inoltre il Regolamento degli atti di disposizione del Patrimonio Comunale, approvato dal consiglio comunale, prevede all’articolo 47, Beni Alineabili, al comma 3 che “sono altresì alienabili i beni immobili la cui costruzione risalga ad oltre cinquanta anni, per i quali sia intervenuta la sdemanializzazione a seguito del procedimento di verifica dell’interesse culturale di cui all’ad. 13 del D.Lgs. 22 gennaio 2004 n.42” ed ancora  l’articolo 48 (Beni vincolati) stabilisce al comma 3 che “per i beni di interesse storico ed artistico debbono essere preliminarmente osservate le vigenti disposizioni di legge in tema di autorizzazione alla vendita”.

Non solo: dalla lettura della deliberazione di consiglio comunale n.9 del 05/03/2013, la presa d’atto della delibera regionale sulla Variante speciale per il recupero dei nuclei abusivi, l’intervento appassionato dell’ex consigliere ed assessore Patricia Renzi sul valore, risorsa irrinunciabile in un contesto di recupero identitario e storico di una comunità giovane, di edifici che rimandavano alla fondazione di Aprilia, raccolse forte consensi tanto che l’emendamento presentato dall’esponente dell’Altra faccia della politica trovò ragione e approvazione da parte dell’intero consiglio comunale.  Anzi, di più: la deliberazione in questione non solo accolse la preghiera del consigliere Renzi di mantenere vivo il ricordo del mondo rurale apriliano, ma   tradusse in impegni precisi  il cammino di trasformazione urbanistica del territorio definendo la variante “importante strumento che sancisce la definitiva trasformazione del territorio comunale, oggetto della deliberazione da agricolo a urbano, sia bilanciato da una attenta valutazione e valorizzazione dei beni storici ed ambientalipresenti nell’ambito comunale, con le conseguenti azioni volte alla loro conservazione e valorizzazione”. Infine la stessa deliberazione al punto 7 stabiliva che: “con successivi atti amministrativi e programmatici che gli uffici preposti procedano con attenta verifica dei beni ambientali e culturali presenti sul territorio finalizzata alla valorizzazione e alla tutela degli stessi”. Che fine hanno fatto tutti questi buoni propositi?”.

“Pertanto pare ovvio – conclude il consigliere comunale di opposizione –  che non sia possibile procedere a cuor leggero e senza una preventiva revoca dei precedenti atti, senza fornire nuovi indirizzi all’attività amministrativa in tema di dismissione del patrimonio immobiliare: tutto ciò rischia non solo di cancellare con un colpo di spugna la storia della nostra città, ma comporta anche delle errate valutazioni nel bilancio di previsione con errori, che al pari di quelli precedentemente commessi con la revisione dei residui attivi e passivi, finirebbero per pregiudicare la veridicità e, quindi, l’efficacia dello strumento finanziario”.