Partito da Nettuno, per laurearsi alla Bocconi, poi l’esperienza negli USA al Fondo Monetario Internazionale. In Italia l’eperienza di governo e oggi le dimissioni dal PD
Stefano Fassina deputato PD, ex viceministro all’economia, ha lasciato ieri il Partito, in disaccordo sulla politica del Governo e in rotta con il premier Matteo Renzi. Stefano fassina viene da Nettuno, provincia di Roma, dov’è nato nel 1966, papà operaio, falegname nella Asl di Anzio, mamma casalinga. Un fratello Giampaolo ottimo consigliere comunale dei DS negli anni 90 ( poi scomparso prematuramente). Nella sua famiglia si votava comunista, questo sì, ma non si respirava la politica, non se ne parlava mai. Le scuole elementari e medie a Nettuno, poi il diploma al Liceo Scientifico Innocenzo XIII° di Anzio.
Riproponiamo un’intervista al settimanale l’Espresso. Lei è di Nettuno. Che infanzia ha avuto in quella cittadina sul mare?«Bella, ordinaria, da ragazzo di provincia anche un po’ coatto. Correvo sulla spiaggia e giocavo a baseball, uno sport che a Nettuno va forte, eredità dello sbarco degli americani. Ho anche vinto due campionati giovanili, ma soltanto perché stavo in una squadra di bravi. Riuscivo meglio negli studi». La sua era una famiglia comunista? «I miei genitori votavano Pci ma senza essere militanti. Mio padre era falegname alla Asl e nel tempo libero faceva altri lavoretti, riuscendo a mantenerci decorosamente. Anche mio fratello Giampaolo aveva scelto di fare il falegname. Ma adesso il suo laboratorio a Nettuno è vuoto e gli strumenti sono impolverati perché lui se n’è andato nel 2007, in quindici giorni, portato via da un tumore quando stava per compiere 39 anni. Uno strappo che mi ha cambiato profondamente». Come? «Mi ha spinto a reagire esaltando la forza della vita. I miei due figli più piccoli, che oggi hanno sei e tre anni, sono la risposta a quell’irruzione così brutale della morte». Si ritiene un buon padre? Raccontano che accompagna sempre i bambini a scuola. «È un compito che mi sono dato. Li sveglio, li lavo, gli preparo il latte e li porto a scuola, cercando di esserci ogni mattina, magari tornando a casa alle quattro di notte. È la mia seconda opportunità e non voglio sprecarla come la prima. Il mio ragazzo più grande, che oggi ha 25 anni, ha avuto un padre troppo giovane e troppo assente». Deve essere anche un buon marito, se è vero che sta con la stessa donna da quasi trent’anni. «Diciamo che sono stato altalenante. Con Rosaria ci siamo conosciuti sui banchi di scuola, ma io me ne sono andato alla Bocconi, mentre lei restava sola a Roma con il bambino. Ero lontano e distratto. Ci siamo sposati molto più tardi, negli Usa, perché era necessario per avere il visto». Che cosa è andato a fare negli Stati Uniti?
«A lavorare, prima come consulente all’Interamerican Development Bank. Poi al Fondo monetario internazionale con uno stipendio impensabile per uno come me: 100 mila dollari l’anno a tempo indeterminato. Ma quando Bersani mi ha chiamato per collaborare al programma elettorale del 2006, non ho resistito e ho lasciato tutto. Nel frattempo anche mia moglie mi aveva lasciato. Per colpa mia». Brutta esperienza. Che aveva combinato? «Non volevo altri bambini, mentre lei li desiderava. Siamo stati separati per alcuni anni, ma quella rottura ha squarciato un velo, mi ha fatto capire quanto lei desse senso a tutta la mia vita».Com’è la seconda volta con la stessa donna? «Si sta più attenti, si fanno meno errori. E forse si è anche più innamorati». Insomma Fassina, lei oggi è un politico affermato, un bravo papà, un marito felice… perché ha sempre quell’aria così corrucciata? «Non si lasci ingannare dalla fisiognomica. Qualche volta i troppi ammiccamenti nascondono brutti caratteri».
«A lavorare, prima come consulente all’Interamerican Development Bank. Poi al Fondo monetario internazionale con uno stipendio impensabile per uno come me: 100 mila dollari l’anno a tempo indeterminato. Ma quando Bersani mi ha chiamato per collaborare al programma elettorale del 2006, non ho resistito e ho lasciato tutto. Nel frattempo anche mia moglie mi aveva lasciato. Per colpa mia». Brutta esperienza. Che aveva combinato? «Non volevo altri bambini, mentre lei li desiderava. Siamo stati separati per alcuni anni, ma quella rottura ha squarciato un velo, mi ha fatto capire quanto lei desse senso a tutta la mia vita».Com’è la seconda volta con la stessa donna? «Si sta più attenti, si fanno meno errori. E forse si è anche più innamorati». Insomma Fassina, lei oggi è un politico affermato, un bravo papà, un marito felice… perché ha sempre quell’aria così corrucciata? «Non si lasci ingannare dalla fisiognomica. Qualche volta i troppi ammiccamenti nascondono brutti caratteri».
La biografia ufficiale comincia invece da Milano. Ha conseguito la Laurea in Discipline Economiche e Sociali presso l’Università Bocconi di Milano. Dal 1990 al 1992 è segretario nazionale degli studenti universitari di Sinistra giovanile. Laureato in discipline economiche e sociali alla Università Luigi Bocconi, con l’avvento di Prodi e de L’Ulivo al governo nel 1996 è consigliere economico del ministero delle Finanze, passando nel 1999 al dipartimento Affari economici della presidenza del Consiglio. Già consulente della Banca di Sviluppo Inter-Americana, dal 2000 al 2005 è economista al Fondo monetario internazionale. È editorialista de l’Unità e ha all’attivo numerose pubblicazioni di scienza economica anche in collaborazione con altri studiosi, fra i quali il più volte ministro Vincenzo Visco. Il 24 novembre 2009 è scelto come responsabile nazionale Economia e Lavoro del Partito Democratico nella Segreteria nazionale del neo segretario Pier Luigi Bersani. Il 2 maggio 2013 è nominato viceministro dell’economia e delle finanze nel governo Letta. Il 4 gennaio 2014, in contrasto con la nuova linea del partito rappresentata dal segretario Matteo Renzi, presenta dimissioni irrevocabili lasciando l’incarico di viceministro dell’economia.
Un curriculum professionale di tutto rispetto: Direttore scientifico di Nens –Nuova Economia Nuova Società–Componente del comitato scientifico della rivista “Il Fisco”. Dal 2006 editorialista de “L’Unità”. Dal 2000 al 2005 è stato economista al Fondo Monetario Internazionale (Washington DC). Nel 1999 consulente dell’Inter-American Development Bank (Washington DC). Dal 1999 è dirigente del Dipartimento Affari Economici – Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha pubblicato con Vincenzo Visco “Governare il mercato” (Donzelli, Roma, 2008), raccolta di saggi sulle culture economiche del Pd. Nel 2007, con Pier Carlo Padoan, ha curato per Il Mulino la sezione monografica di “Perché L’Europa? – Rapporto 2007 sull’integrazione europea”. Pubblicazioni: “Social Security Reform in Small Emerging Economies” (con K. Dowers e S. Pettinato); P. D. Brunton, P. Masci (editors), Inter-American Development Bank – Washington DC, 2005. “Rising Health Care Spending in PRGF Countries Appears to Be Benefiting the Poor”, with Gabriela Inchauste Comboni, IMFSurvey, June 30, 2003, Washington DC. “Linee di riforma dei Welfare State dei paesi dell’Unione Europea”, in Esping-Andersen G., Paci M., Rocard M.: “Il Welfare del futuro in Europa”, Ediesse, Roma, 1999. “Dalla contribuzione alla fiscalità: una proposta per il finanziamento del sistema pensionistico”, in Pennacchi L. “Lo Stato Sociale del futuro”, prefazione di Ciampi C. A., Donzelli, 1997, Roma. “Equità ed efficienza nel sistema pensionistico pubblico”, con Aprile R. e Pace D., in Padoa Schioppa Kostoris F. (a cura di), “Pensioni e risanamento della finanza pubblica”, Il Mulino, Bologna, 1999.
Claudio Pelagallo