
E tre. Prima nelle case, inadatte allo scopo, di via dell’Armellino. Poi in un albergo chiuso da ordinanza del sindaco, ora in un’altra struttura ricettiva per la quale auspichiamo ci siano tutte le condizioni minime di agibilità e sicurezza.
Dopo l’ultimo bando della Prefettura ad Anzio arriveranno altri richiedenti asilo. Fuggono da situazioni drammatiche, almeno la maggior parte di loro, attraversano il Mediterraneo giocando di fatto a una sorta di roulette russa che mette in palio la vita, aspettano in molti casi di ricongiungersi a familiari che sono già in Europa.
Vanno accolti, non v’è dubbio, ma l’impressione è che non esista programmazione alcuna e soprattutto che i Comuni – come qualche giorno fa ricordava sul Messaggeroil sindaco di Fondi (Latina) – vengono facilmente bypassati. Se domani esce un altro bando e si presenta un’altra struttura ricettiva di Anzio ovvero un costruttore al quale le case di “villettopoli” sono rimaste invendute, ne arriveranno altri.
E’ possibile questo? E cosa intendiamo fare? Si può dire al Prefetto che – almeno per i richiedenti asilo – abbiamo già dato?
Il problema, come in passato da questo umile spazio si è provato a sostenere, non sono loro in sé ma la necessità che il Comune si faccia carico dell’intera vicenda immigrazione. 70-80 rifugiati in più o in meno rappresentano un fastidio per chi cavalca la protesta populista “a loro sì, agli italiani no….” ma un’amministrazione che ha a cuore le sorti della città ha il dovere di guardare al quadro generale. Certo, decine di persone in un solo posto, con una minima assistenza, rappresentano una potenziale fonte di disagio, ma come si diceva in passato lo sono forse di più quelli che – sotto gli occhi di tutti – vivono e vengono sfruttati in precarie condizioni abitative in punti della città ben noti.
E sarebbe il caso, allora, di mettere mano oltre che al rispetto delle regole anche alle famose politiche di inclusione, che sono altro rispetto alla volenterosa Roberta Cafà che va in Prefettura salvo fermarsi sull’uscio e che diventa oggetto di un documento del resto della maggioranza. Perché poi qui si pensa alla visibilità di un assessore o un consigliere, mai al problema in sé. Tanto meno alla sua ipotetica soluzione.
Avanti, c’è posto, allora. Aspettiamo il prossimo bando, tanto tra mani legate dal punto di vista burocratico-amministrativo e chi sembra aver aperto un proficuo canale con gli uffici della Prefettura che si occupano di questo, possiamo aspettarci di tutto. Ma non sarà questo il punto, perché saremo una città cresciuta solo quando conosceremo le realtà degli immigrati – non solo dei “cattivi” richiedenti asilo – e lavoreremo per una integrazione che per fortuna, nella larga maggioranza dei casi, è venuta fuori da sola.
[Fonte http:// giovannidelgiaccio.wordpress.com/]