Il Comune sapeva e la verità è nei verbali delle tre conferenze dei servizi regionali, funzionali al rilascio dell’autorizzazione integrale ambientale (Aia) per la centrale della Spadellata, impianto proposto dalla Cogec la cui realizzazione ha scatenato l’inferno. Una il 2 febbraio 2012, l’altra il 6 aprile 2012, la terza il 12 giugno 2012. Andiamo per ordine. Il 24 febbraio la prima seduta istruttoria per l’autorizzazione integrata ambientale per un impianto di trattamento dei fanghi non pericolosi con termoessiccamento e trattamento anaerobico di frazione organica a basso impatto ambientale, con recupero energetico da realizzare nel Comune di Anzio.
Sono presenti, per il Comune, l’ingegnere Walter Dell’Accio e l’assessore all’Ambiente Patrizio Placidi, oltre ai responsabili della Cogec. Sono proprio questi ultimi ad illustrare i processi che si intendono avviare all’interno del’impianto, che sarà organizzato su due linee, una dedicata alla produzione di compost e l’altra al termo essiccamento dei fanghi. La Provincia di Roma chiede che la società chiarisca i previsti flussi dei rifiuti in ingresso e in uscita dall’impianto e un approfondimento sull’approvvigionamento idrico dell’impianto in questione. Insiste sul punto anche la Asl. Il Comune di Anzio, da parte sua, si limita a dichiarare che l’area interessata dal progetto è zona industriale. La riunione si conclude con la richiesta, da parte della Regione Lazio, che il Comune rilasci la necessaria attestazione di assenza di usi civici relativamente all’area in questione e si parla anche della necessità di acquisire il parere dell’Arpa Lazio relativo al piano di monitoraggio e controllo. Ci si dà appuntamento al 6 aprile, seconda seduta di conferenza dei servizi. Nel foglio presenze risultano ancora una volta Dell’Accio e Placidi. Dopo una serie di ulteriori richieste di integrazioni alla società al fine di esprimere un parere definitivo (tra le altre la Asl chiede che i serbatoi interrati funzionali al contenimento delle sostanze chimiche siano delocalizzati rispetto a quanto previsto originariamente), interviene telefonicamente la provincia di Roma, che esprime parere favorevole al progetto ferma restando la prescrizione relativa all’indicazione univoca dei flussi dei rifiuti in ingresso e in uscita dall’impianto. Il Comune di Anzio, si legge nei verbali, “esprimendosi a favore del progetto in questione, consegna la documentazione attestante che l’area di intervento non è gravata da usi civici né è stata interessata, negli ultimi dieci anni, da incendi boschivi”. Un sì dal punto di vista urbanistico e di destinazione, quindi, il Comune approva senza un vero e proprio parere tecnico e senza preoccuparsi delle rimostranze dell’Arpa e della Regione.
Si chiude la seconda fase e arriviamo alla terza conferenza dei servizi, 12 giugno, la seduta decisiva per il rilascio dell’autorizzazione dove risultano assenti stavolta, Placidi e Dell’Accio. Asl, Provincia di Roma e Comune di Anzio, è scritto nel verbale, hanno ribadito il proprio ok. “La stessa amministrazione comunale – si legge – ha inoltre rilasciato attestazione di assenza di usi civici sull’area interessata dal progetto”. Sono tutti d’accordo, alla fine dei giochi. Manca solo il parere dell’Arpa Lazio “seppure opportunamente convocata”. Pertanto la Conferenza dei Servizi non ha acquisito il necessario parere dell’Agenzia.