Luca Brignone: la vittoria del “sì” non comporterà né crisi occupazionali né crisi energetiche come si sente dire dal fronte del no. Grande partecipazione al gazebo per il SI di questa mattina a piazza Pia ad Anzio
Domenica 17 aprile saremo chiamati a votare per il referendum abrogativo proposto da 9 Consigli regionali in materia di trivellazioni in Italia. Di tutti i quesiti presentati a suo tempo dalle Regioni ne è sopravvissuto solo uno (il che significa che già c’è stata una vittoria da parte dei proponenti), quello relativo alla durata delle concessioni per l’estrazione di gas e petrolio per le 21 piattaforme all’interno delle 12 miglia dalla costa, che nel caso di vittoria del “sì” scadranno secondo quanto previsto al momento del rilascio: dai 5 anni per alcune piattaforme ai 20 per altre.
Cominciamo col dire il punto secondo noi più importante: è assolutamente necessario informarsi e partecipare. È inammissibile che il partito di governo, sedicente democratico, inviti i cittadini a fregarsene e rifiuti di accorpare il referendum alle amministrative sprecando oltre 350 milioni di euro per disincentivare la partecipazione. Sta passando la distorta e pericolosa idea che su certe questioni i cittadini non debbano interessarsi perché tanto non capiscono, ma allora cosa resta della democrazia? Il triste esercizio del voto al politico più presente a sorridente ai talk show televisivi? Questo ci deve far riflettere, soprattutto in vista dell’altro referendum previsto per quest’anno, quello sulla “riforma” costituzionale di ottobre. Ma dobbiamo cominciare dal prossimo 17 aprile votando sì, dicendo quindi una cosa chiara a chi governa adesso e a chi governerà in futuro: tra vent’anni è impensabile immaginare una strategia energetica che si basi sulle fonti fossili!
Certo in una piccola parte ci serviranno ancora (e non sarà la quantità irrisoria presente sotto i nostri mari a fare la differenza. Peraltro solo per il 7% o 10% finirà al nostro paese, il resto potrà essere venduto dalle compagnie ovunque nel mondo), ma stiamo lontanissimi dall’avere un mix energetico accettabile. Oggi le piattaforme godono degli oneri di concessione più bassi d’Europa, gli investimenti nella ricerca sono a quasi 2 punti percentuali del PIL sotto gli obiettivi europei, gli incentivi alle rinnovabili sono scriteriati e fuori controllo e quasi tutto quello che dovrebbe essere stato fatto in tema di sostenibilità è assolutamente anacronistico (praticamente tutto il pacchetto “sblocca italia”).
Tornando più strettamente al voto di domenica 17 bisogna pensare che la vittoria del “sì” non comporterà né crisi occupazionali né crisi energetiche come si sente dire dal fronte del “no”: come già detto le concessioni non cesserebbero il 18 aprile, ma comunque tra anni! Quindi c’è tutto il tempo per spostare gli investimenti e creare occupazione (con le rinnovabili c’è un potenziale di occupazione molto maggiore) e risparmio energetico: basti pensare che sul fronte dell’efficienza e del risparmio, il settore che consente di raggiungere al meglio tutti gli obiettivi in termini economici ed energetici, si stima un risparmio annuo al 2020 di 4,5 miliardi; per dare un’idea è una cifra superiore all’indotto della tassa sulla prima casa, su cui invece si sono “giocate” intere campagne elettorali e l’assetto politico del paese.
Non sarà da solo il referendum a risolvere le complesse e contorte problematiche energetiche, la strada sarà molto più lunga, e non vogliamo invitare nessuno a votare per partito preso. Questo è il nostro piccolo contributo, ma l’invito è quello a non abbassare mai la guardia e ad informarsi e partecipare sempre.
Luca Brignone – Sinistra Italiana Anzio