“Abbiamo appreso con stupore che la commissione elettorale ha respinto le nostre liste dalla competizione per Roma. Si tratta di una decisione che, se fosse confermata, altererebbe pesantemente l’esito delle elezioni amministrative nella Capitale. Presentiamo subito ricorso e nelle prossime ore decideremo quali ulteriori iniziative intraprendere”. E’ quanto dichiara Stefano Fassina, candidato sindaco di Roma.
A salvare la candidatura di Stefano Fassina per il Campidoglio, adesso, può essere solo la giustizia amministrativa. La bocciatura delle due liste a sostegno dell’ex vice ministro – Sinistra per Roma e Civica per Fassina sindaco – secondo la commissione elettorale del Comune nasce da vizi di forma «non sanabili»: centinaia di firme presentate su moduli privi di data, quindi irricevibili. L’unica strada percorribile, a questo punto, resta quella del ricorso al Tar del Lazio. «Se davvero fosse questo il problema, si tratterebbe di un errore molto grave da parte di chi ha presentato la lista – spiega il professor Filippo Satta, docente ordinario di Diritto amministrativo – A questo punto solo di fronte al Tar si possono presentare documenti e prove di correttezza, per poi rivolgersi eventualmente al Consiglio di Stato in seconda istanza».
L’arma da giocare davanti ai giudici amministrativi, per i ricorrenti, risiederebbe nello “stato di servizio” del pubblico ufficiale che ha vidimato i moduli per la raccolta presentati all’ufficio centrale, e poi bocciati: si tratterebbe di una vice presidente di Municipio in carica da pochi mesi, che potrebbe così dimostrare come si tratti di firme comunque recenti. Che questo possa bastare a sanare la situazione resta ancora tutto da dimostrare, anche se nell’entourage di Fassina, dopo la profonda depressione di ieri pomeriggio, in serata è tornata la speranza di un ripescaggio in extremis.