Riceviamo e pubblichiamo
A due anni di distanza dalle prossime elezioni amministrative nel 2018, sono note alla cittadinanza del nostro territorio le condizioni delle casse comunali di Anzio, condizioni che lasciano intendere il rischio del dissesto finanziario della Città. Come di consueto l’attuale amministrazione non sembra avere cura della cosa pubblica, e non si esagera nel definire molto probabilmente l’amministrazione del Sindaco Luciano Bruschini la peggiore amministrazione di Anzio dal dopoguerra fino ad oggi. Nella malaugurata ipotesi di un dissesto finanziario, cosa comporterebbe per la Città di Anzio?
Introdotto per la prima volta nell’ordinamento giuridico italiano con l’articolo 25 del decreto-legge 2 marzo 1989,l’istituto del dissesto finanziario è stato modificato, seguendo un’evoluzione che lo ha portato a trovare il maggiore equilibrio possibile fra i diritti dei cittadini e i diritti dei creditori dell’ente.
L’art. 244 del testo Unico 267 del 2000 stabilisce che si ha dissesto finanziario quando il Comune non è più in grado di assolvere alle funzioni ed ai servizi indispensabili oppure quando nei confronti dell’ente esistono crediti di terzi ai quali non si riesce a far fronte con il mezzo ordinario del ripristino del riequilibrio di bilancio né con lo strumento del debito fuori bilancio. Il dissesto finanziario di un ente locale non può essere equiparato al fallimento di un’impresa privata: l’ente locale non può cessare di esistere. In caso di dissesto, si crea semplicemente una frattura tra passato e futuro.
Nel caso del dissesto, infatti, pur essendo sentita l’esigenza di tutelare i creditori dell’ente occorre sempre considerare la necessità di assicurare al Comune la continuità di esercizio nonostante il grave stato di crisi in quanto gli squilibri economici finanziari che hanno causato lo stato di crisi dell’ ente, non possono portare ad una forzata cessazione della sua attività. Gli oneri pregressi (compresi i residui attivi e passivi non vincolati), sono estrapolati dal bilancio comunale e passati alla gestione straordinaria. Un apposito Organo, nominato dal Presidente della Repubblica, si incarica delle insolvenze, attraverso la redazione di un piano di estinzione con il quale viene azzerata la situazione che ha creato il deficit, mentre l’Ente Locale con il suo consiglio eletto inizia una nuova vita finanziaria.
La normativa sul risanamento prevede la sospensione della decorrenza degli interessi sui debiti ed il blocco delle azioni esecutive. Pertanto tutti gli Enti Locali che dichiarano il dissesto, devono provvedere con risorse finanziarie proprie. L’ente locale, una volta attivata la procedura del dissesto, deve obbligatoriamente adeguare le imposte, le tasse locali, le aliquote e le tariffe di base nella misura massima prevista dalla legge.
In conclusione: le cause della grave crisi finanziaria e contabile della nostra amministrazione sono lapalissiane. Le conseguenze di siffatta scelleratezza ricadranno sulle tasche dei cittadini di Anzio che assisteranno ad una progressiva diminuzione dei servizi per il territorio, di pari passo ad un aumento esponenziale delle tasse. O diva gratumquaeregisAntium.
Gabriele Federici