Pd Nettuno, riunione del direttivo. Il segretario Cimino fa il punto

Cimino-PDLo scorso 23 febbraio si è riunito per la prima volta il nuovo direttivo del Pd Nettuno. E’ stata approvata all’unanimità la relazione programmatica del segretario Giovanni Cimino e nell’occasione il Segretario ha presentato la segreteria: Carlo Conte, Daniele Reguiz, Luigi Cerchio, Alberto Andolfi, Tonino Di Senso, Massimo Milo e Gianmatteo Piersanti. Nell’incontro è stato fatto il punto sulla situazione politica locale e nazionale. “Il nostro partito – ha detto Cimino – si riunisce oggi per la prima volta in una sede agibile, dopo il congresso che mi ha eletto segretario del circolo PD di Nettuno. Ho verificato con l’aiuto di molti di voi le opportunità e le idee che ci consentiranno di organizzare al meglio delle nostre possibilità, l’azione politica per recuperare visibilità e soprattutto credibilità agli occhi del nostro elettorato storico. Tanta è la curiosità che sta suscitato il nuovo corso, infatti oggi tra noi sono presenti amici, che hanno chiesto di partecipare come uditori ai lavori, per poi decidere l’eventuale tesseramento al partito, cosa di cui sono certo, Dobbiamo dare esempio di acccoglienza, inclusione, trasparenza verso tutti coloro che vorranno avvicinarsi al nostro partito, soprattutto ai giovani, affinché si ricostituisca il nucleo dei Giovani Democratici, cui spetta un posto nella segreteria.
Comunico pertanto le decisioni che ho preso riguardo l’organizzazione interna del partito:Ho pensato di ripartire con la proposta politica, invitando i membri del direttivo, e tutti gli iscritti, a partecipare ai lavori su tavoli tematici, prendendo spunto dal metodo adottato dalla segreteria provinciale del nostro partito. Allo scopo ci sono stati forniti alcuni documenti da cui partire. La partecipazione ai lavori fornirà l’opportunità di conoscersi meglio, di acquisire informazioni e competenze sulla materia scelta. Al termine fissato per i lavori, potranno essere organizzati convegni e conferenze stampa, per informare la cittadinanza delle nostre proposte; lavoro, servizi sociali e cultura; comunicazione (rubrica “per amor di verità”) evidenziare i risultati ottenuti delle passate; amministrazioni di centro sinistra; sanità; ambiente, ciclo dei rifiuti, sviluppo e attività produttive; Legalità. Bisogna poi organizzare una commissione di supporto che lavori a fianco del nostro consigliere comunale.
Di tutto il lavoro svolto, sarà informata l’Assemblea degli iscritti, attraverso l’organizzazione di incontri periodici come prevede il regolamento del PD. Sarà questa anche l’occasione per confrontare idee e proposte provenienti da parte della cittadinanza.
Il periodo che stiamo attraversando, a causa delle scadenze che riguardano la riorganizzazione del PD nazionale, ci vedrà impegnati anche sul fronte interno. Tutti noi stiamo vivendo questi giorni con apprensione e sgomento, la scissione che una parte del nostro partito sta mettendo in atto, a causa di non si sa bene che cosa. Ho seguito con attenzione il dibattito all’Assemblea Nazionale e per quanto mi sia sforzato di capire, di comprendere le ragioni di quei pochi della minoranza che sono intervenuti, non sono riuscito a coglierne le vere motivazioni, se non quelle di una viscerale antipatia personale nei confronti di Renzi. Quanto sono lontani i giorni in cui nasceva il PD, (dieci anni fa) sento ancora i discorsi degli stessi leader politici motivare la scelta sui tempi maturi affinché gli schieramenti progressisti di centro e di sinistra, ormai legati da valori ed esperienze comuni, facevano un passo indietro per confluire in un unico grande partito riformista. Quello stesso spirito oggi non viene confermato anzi sostituito da una strategia Pdexit messa oramai in atto. Questa strategia che vede il suo atto finale in questi giorni, in realtà parte da lontano, da quando Renzi vinse le primarie a seguito delle dimissioni di Bersani da segretario del PD. A Renzi è stato rimproverato di non aver svolto una politica di sinistra, dimenticando che il suo è stato un governo frutto delle cosi dette larghe intese. Di avere rincorso le politiche di berlusconiana memoria. Ma non sto qui ad elencare tutte le leggi portate a casa dal governo Renzi, poiché sarebbe un elenco troppo lungo. Certo col senno di poi forse in alcuni casi si poteva fare diversamente, forse meglio, ma qualcosa si è fatto, sempre nell’interesse delle categorie più deboli, nel campo dei diritti civili, delle persone disabili, della crescita, del lavoro, della scuola, delle imprese. Qualcuno ricorderà quando Nanni Moretti diceva a D’Alema “fai qualcosa di sinistra”, bene, da quale pulpito viene la predica. Poi la strategia del colpo di grazia sulla riforma costituzionale. Forse quella è stata un’occasione persa per condire di nobiltà la scissione, dandone una motivazione credibile. Però non è andata cosi, ma dopo aver votato a favore della riforma costituzionale in tutti passaggi che l’iter prevede alle camere, cosa hanno fatto? Aprono i Comitati per il NO alla riforma costituzionale. Il risultato ottenuto? La minoranza PD ha contribuito pesantemente, influenzando anche il mondo sindacale, alla sconfitta del Referendum Costituzionale, con conseguente dimissioni del Governo. Fino alle più recenti discussioni sul sistema elettorale, sorte a seguito della sentenza della Corte Costituzionale che ha rilevato profili di illegittimità nel c.d. Italicum, ed in particolar modo nel secondo turno di ballottaggio previsto da codesta legge elettorale. Da qui un caos totale. Un ritorno ad un sistema proporzionale tout court altro non appresenterebbe se non un passo indietro nella storia del nostro paese di almeno venticinque anni. L’opinione pubblica si è fatta l’idea che si è voluto anteporre interessi personali al bene comune. La legge elettorale meramente proporzionale assicura una rappresentanza parlamentare, ma difficilmente la governabilità e la stabilità del paese. Non oso immaginare un futuro prossimo dove cessato l’effetto benefico sui nostri conti pubblici del QI della BCE di Draghi, il paese dovesse avere una instabilità politica o peggio governato da partiti contrari allo spirito europeista. Per impedire questi probabili scenari, dobbiamo impegnarci a spiegare alla gente la realtà della complessità del mondo in cui viviamo. Il tavolo della comunicazione riveste allora un aspetto fondamentale per assumere atteggiamenti ed azioni responsabili ed incisive. Infine due parole sulla situazione locale. C’è da lavorare. Molto. Tutti insieme. Abbiamo perso credibilità nei confronti dell’elettorato cittadino. La gente non crede più nel Partito Democratico. É su questo aspetto che dobbiamo concentrarci con maggiore determinazione, mettendo in campo iniziative serie di ascolto della cittadinanza e proposte concrete per migliorare le sorti della Nostra Nettuno. Dobbiamo chiedere scusa per gli errori commessi e cercare, ove possibile, di porre rimedio.”