“La campagna elettorale ad Anzio si avvicina e per la quarta volta consecutiva in 18 anni il centro destra inizia a sbandierare un’opera mai realizzata: il nuovo porto”. Lo dichiara in una nota Luca Brignone, Sinistra Italiana Anzio-Nettuno – In particolare negli ultimi 4 anni, a mesi alterni, abbiamo letto annunci di imminenti pubblicazioni del bando di gara per la realizzazione dell’opera. L’ultimo, quello del 6 aprile scorso, lanciato dal Sindaco Bruschini. Ma esattamente l’Amministrazione cosa si appresta a realizzare “iniziando i lavori entro la fine dell’anno”? Forse è bene fare un brevissimo ripasso dell’ultima fase dell’infinito iter iniziato nel 1999 con qualche dato, per far comprendere meglio la situazione anche ai meno addetti ai lavori:
Dopo che il Comune ha ottenuto, nel 2011, la concessione per la realizzazione e gestione del nuovo porto dalla Regione (perché ricordiamo che il porto è di proprietà della regione Lazio), nel 2013 lancia una gara d’appalto che va deserta. Il costo dell’opera era stimato a 192 milioni di euro e nessun privato ha voluto investirci in project financing (il privato investe per costruire l’opera e ne gestisce una parte per 60 anni facendo utili).
Cambia il crono programma ed il piano finanziario: dai 192 milioni di investimento si passa a 163 milioni. 29 milioni di opere pubbliche in meno! Inoltre l’opera viene divisa in due fasi: la trasformazione del porto esistente in Marina (vedi Nettuno) e successivamente la realizzazione vera e proprio del nuovo bacino, il tutto finanziato, questa volta, attraverso debiti bancari fatti sulle spalle dei cittadini nella speranza di affittare circa mille nuovi posti barca!
Allora è bene che il Sindaco oggi chiarisca e spieghi che non si appresta a realizzare il nuovo porto, ma la trasformazione di quello esistente in un parcheggio di barche private, ed è bene che il suo aspirante successore ed ex Sindaco, De Angelis, nonché maggior sostenitore e promotore dell’opera, spieghi come ha intenzione di muoversi nel caso in cui le previsioni di entrata non si realizzino.
Invitiamo a questo proposito gli abitanti di Anzio che non l’abbiano ancora fatto ad affacciarsi al porto attuale per osservare il deserto di posti barca che c’è, e magari a provare a parlare con chi una barca lì ce l’aveva ma è stato costretto a spostarla a Nettuno a causa dei costi insostenibili. Ricordiamo infine che la società Capo d’Anzio sopravvive perché ha messo a bilancio dei soldi delle cooperative sfrattate che non potrà mai avere.
Allora ci chiediamo, non sarebbe meglio prendere atto del fatto che in 18 anni è cambiato il mercato della nautica, è cambiato lo stato di salute del bilancio comunale e delle famiglie e rivedere l’opera? E la Regione Lazio, che tacendo acconsente, non farebbe meglio ad intervenire (come sollecitiamo inutilmente da qualche tempo) per evitare di dover gestire un fallimento?
C’è alternativa alla gestione del bene comune, ed è necessario che i cittadini capiscano che da 18 anni vengono presi in giro”.