Pubblicata pochi giorni orsono, all’albo pretorio del Comune di Nettuno, e dopo oltre due mesi, la delibera del consiglio comunale del 22 dicembre del 2011 con all’oggetto: Proposta di delibera mozione (acqua) presentata dal Comitato acqua Pubblica. Una delibera che ha di fatto cambiato nella sostanza gli intenti e gli obiettivi della delibera proposta dal comitato. Il Sindaco Chiavetta e la maggioranza che lo sostiene hanno mostrato ancora una volta la distanza che c’è tra l’istituzione e il sentire della cittadinanza nettunese che con percentuali record ha votato si al referendum, del 12 e 13 giugno 2011, scegliendo un servizio idrico pubblico partecipato e senza profitti dei privati. Il Comune di Nettuno, in continuità tra amministrazioni di centro destra e centrosinistra, ha sempre scelto di stare dalla parte della gestore della reta idrica Acqualatina. Nel frattempo il Ministro dell’ambiente Clini scrive all’authority per l’energia elettrica e il Gas e ai presidenti delle Regioni: chiedendo alle Autorità d’ambito e ai gestori di rispettare la volontà popolare.
Ma vediamo nel dettaglio come è stato cambiato il contenuto della delibera proposta dal Comitato:” La prima cosa da sottolineare è che la proposta del Comitato è stata completamente stravolta per non impegnare l’amministrazione a fare passi più incisivi e decisivi nei confronti di Acqualatina S.p.a e l’ATO 4.- si legge in una nota del comitato- Oltre a cancellare principi di generali e universalmente accettati, viene da una parte cancellata il riferimento alla “Commissione Rodotà” per poi reinserirne alcuni principi nel comma 5 della premessa, pari pari come definite nell’elaborato della “Commissione”. La contraddizione si accentua quando nella premessa si definisce “……Quando i titolari sono persone giuridiche pubbliche, i beni comuni sono gestiti da soggetti pubblici e sono collocati fuori commercio….” E invece nel “Rilevato” si delibera che “ che la volontà dei cittadini espressa nei risultati del referendum del 12 e 13 giugno 2011…….che ha sancito la chiusura della fase di privatizzazione dei servizi pubblici (Quesito n.1), ma non ha alcun riflesso sull’ATO 4, …” e poi nel “Ritenuto” “……che l’acqua …..non può essere soggetta alle regole del mercato….” Non considerando il fatto che il gestore sia una S.p.a. Poi al comma 2 della delibera “…Di verificare la modifica dell’attuale modello di gestione secondo quanto previsto dalla normativa nazionale e regionale……” suona alquanto generico e sibillino, se poi si delibera anche, al comma 6 “…di impegnare il Sindaco e la Giunta a dare incarico tecnico- legale per attestare l’operatività e la fattibilità della proposta di deliberazione presentata …………entro 60 gg a partire dalla data odierna…..” (che sarebbero già scaduti). Senza specificare quale parte della delibera sia soggetta a verifica. Ma non tenendo neanche conto del parere legale già espresso per motivi analoghi sulla fuoriuscita dalla gestione Acqualatina già fatto dal Comune di Anzio, le decisioni del TAR in merito e la sentenza del Consiglio di Stato che da facoltà ai Comuni di decidere sulla Convenzione di Gestione. Sembra, più che altro, un voler “trovare il pelo nell’uovo”, ripetitivo e senza una richiesta concreta e precisa. Poi il comma 7 “……di impegnare il Sindaco a convocare quadrimestralmente il consiglio in seduta assembleare ed ogni qualvolta se ne ravveda la necessità”. Ma su che cosa? –aggiunge la nota del comitato– E poi non è il Sindaco che convoca il Consiglio ma il Presidente del Consiglio. Si nota inoltre la cancellazione del comma 2 della proposta di delibera che riguardava l’applicazione della delibera n. 26 sulla modifica dello Statuto, perché è stato già fatto e quando? O perché non si vuole fare? Il Comma 4 della delibera: “di impegnare il Sindaco in qualità di rappresentante dell’Ente all’interno dell’ATO 4, di richiedere la verifica che venga rispettato il dettato referendario seguendo sempre la normativa vigente”. Sembra sempre un modo di sviare il problema dell’applicazione del referendum, senza considerare il fatto che ciò che è stato sancito dal referendum è già “la normativa vigente”.
Il Ministro Clini scrive all’authority: fuori i profitti dalle tariffe dell’acqua
Lo aveva promesso durante l’incontro del 23 febbraio con il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, e il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha inviato all’Autorità per l’energia elettrica e il Gas e ai presidenti delle Regioni una lettera inequivocabile: “Desidero segnalare l’esigenza di dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, con la sentenza 26/2011, in merito all’abrogazione del comma 1 dell’articolo 154 del D.lgs 152/06, relativo all’adeguata remunerazione del capitale investito, così come stabilito dal DPR 18 luglio 2011 n. 116. Si ritiene infatti che il provvedimento in materia tariffaria debba essere adottato anche nelle more dell’emanazione del DPCM attuativo di cui all’articolo 21, comma 19 del DL n. 201 del 6 novembre 2011, convertito in legge n. 214 del 22 dicembre 2011“. Sono passati oltre sei mesi dai referendum del 12 e 13 giugno 2011, e ad oggi le Autorità d’Ambito territoriale ottimale e tutti i gestori del servizio idrico integrato ne hanno ignorato l’esito. Dopo l’intervento di Clini non ci sono più alibi: alle Autorità d’Ambito e ai gestori non resta che rispettare, senza ulteriori esitazioni, il voto referendario.