La senatrice di Sinistra Italiana solleva il caso dei miasmi dell’impianto di compostaggio ai Ministri della Salute e dell’Ambiente
L’impianto di compostaggio di ACEA (ex kiklos) al confine di Nettuno continua a provocare miasmi e fortissimi disagi alla popolazione. Da oltre venti giorni le famiglie del luogo presidiano il sito 24 ore su 24 per protesta, ma dopo oltre dieci anni di mal funzionamenti e a tre anni dal tragico incidente che ha procurato la morte di due operai, la situazione continua ad essere la stessa. Nel 2016 l’impianto ha riaperto senza eseguire le modifiche che la Regione aveva prescritto in maniera vincolante. Nonostante questa inottemperanza il centro continua ad operare come se niente fosse.
Crediamo che in un periodo come questo, in cui in tutto il territorio regionale si fa molta fatica a trovare siti idonei per il trattamento dei rifiuti, con conseguenti disagi ed inefficienze nella gestione dell’intero ciclo, sia quanto mai necessario lavorare affinché questi siti non vadano a compromettere la qualità della vita nei centri abitati (preesistenti) adiacenti, come sta accadendo al confine di Nettuno.
La questione è già stata discussa in Regione, la quale, ad oggi, non ha saputo prendere provvedimenti adeguati. Come Sinistra Italiana abbiamo voluto dare il nostro contributo portandola all’attenzione del Ministro dell’Ambiente tramite la senatrice Loredana De Petris, attraverso una interrogazione a risposta scritta.
SI Anzio – Nettuno, circolo Pepe Mujica
Di seguito il testo intero dell’interrogazione:
Al Ministro della Salute e al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare
Premesso che:
- i cittadini residenti nei quartieri periferici del comune di Nettuno, città metropolitana di Roma, e di Aprilia sono sottoposti da lungo tempo ad un significativo disagio derivante all’emissione di odori da parte dell’impianto di compostaggio Acea Ambiente Aprilia (ex Kyklos);
- l’impianto è drammaticamente noto a causa dell’incidente che nel luglio del 2014 ha coinvolto due operai, provocandone la morte, a causa delle esalazioni di percolato provenienti dall’autocisterna su cui stavano lavorando;
- da molti anni i comitati cittadini della zona denunciano i cattivi odori e la pericolosità dell’impianto con appelli rimasti, purtroppo, inascoltati;
- si ricorda, in tal senso, come tale tipo di emissioni siano riconosciute dalla normativa e da una consolidata giurisprudenza come vero e proprio inquinamento;
- in tal senso si ricordano:
- la sentenza del TAR Veneto, Sez. III, n. 573, del 5 maggio 2014, ove si legge: “Le emissioni odorigene […] debbono ritenersi ricomprese nella definizione d’inquinamento atmosferico e di emissioni in atmosfera poiché la molestia olfattiva intollerabile è al contempo sia un possibile fattore di «pericolo per la salute umana o per la qualità dell’ambiente», che di compromissione degli «altri usi legittimi dell’ambiente»;
- l’art. 674 del Codice Penale, che recita: “Chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti, è punito con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda fino a euro 206″;
- il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, cosiddetto Codice dell’Ambiente, ove all’articolo 177 vengono introdotte disposizioni generali in materia di gestione di rifiuti e di bonifica dei siti inquinati, al cui comma 4 si legge “I rifiuti sono gestiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente e, in particolare: […] senza causare inconvenienti da rumori o odori;”. Allo stesso modo, l’allegato terzo del medesimo decreto indica i criteri generali da adottare in materia di bonifica e messa in sicurezza, tra cui “evitare ogni rischio aggiuntivo a quello esistente di inquinamento dell’aria, delle acque sotterranee e superficiali, del suolo e sottosuolo, nonché ogni inconveniente derivante da rumori e odori”;
- nel D.Lgs. 13 gennaio 2003, n. 36 di Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti si legge “Devono essere previsti sistemi e/o misure atte a ridurre al minimo i disturbi ed i rischi provenienti dalla discarica e causati da: […] emissione di odori e polvere”, rendendo evidente come tale prescrizione debba applicarsi soprattutto agli impianti di recupero rifiuti;
- risulta dunque particolarmente grave l’inquinamento cui vengono sottoposti i cittadini dell’area, documentato da circa 340 schede di testimonianza indicanti l’origine e l’entità dei miasmi emessi dalla Acea Ambiente Aprilia, che sembra provenire dai due settori di biofiltraggio;
- è evidente come le prescrizioni previste dalla normativa vengano puntualmente disattese, provocando danni e serissimi rischi carico di migliaia di persone, aziende agricole, strutture alberghiere e turistiche, costretti a serrarsi all’interno degli immobili soprattutto nei mesi estivi;
- si ricorda come il controllo e l’efficienza dei biofiltri sia demandato all’Agenzia Regionale di Protezione dell’Ambiente (Arpa) del Lazio, che, tuttavia, non ha sinora chiarito in modo adeguato lo stato della situazione;
- è stato da poco presentato un nuovo esposto a tutte le autorità competenti da parte del Comitato “No Miasmi”. I cittadini, inoltre, hanno svolto un presidio di fronte all’impianto;
- nella seduta del consiglio Regionale del 13 settembre si è appreso che nel settembre del 2016 è stato effettuato un sopralluogo da parte di ARPA, al quale ha fatto seguito una diffida alla società da parte dell’area rifiuti della Regione, per il rispetto delle prescrizioni. Ci si domanda come mai le attività dell’impianto non siano state successivamente sospese;
- l’Assessore Buschini ha comunicato all’assemblea che quanto emerso da nuovi sopralluoghi, avvenuti nel corso del 2017, non può invece essere divulgato in quanto oggetto di indagine;
si chiede di sapere:
se i Ministri non intendano intervenire, anche presso la Regione Lazio e l’agenzia ARPA al fine di verificare lo stato attuale della situazione, in modo da prendere in tal senso opportuni provvedimenti, ed in particolare se:
- i Ministri non intendan accertare se siano stati prodotti controlli aggiornati ed analitici dei biofiltri, sulla base della secondo la metodologia prescritta US EPA TO- 15 Arpa Lazio gascromatografia massa gc/ms dal Piano Monitoraggio e Controllo Modello Arpa Lazio N° G08 7/7/ 2015;
- i Ministri non intendano verificare l’esistenza di relazioni ufficiali corredate di dati analitici in tal senso, promuovendone la realizzazione in caso di esito negativo;
- i Ministri non intendano monitorare l’esecuzione di specifiche analisi degli odori molesti secondo la normativa UNI EN / 13725:2004; UNI/ 10169:2001; UNI EN 13284-1:2003 Calcolo Misura Concentrazione (oue/m3 EN 13725);
- il Ministro dell’Ambiente non intenda verificare se conferimento dell’AIA ad Acea Ambiente Aprilia da parte della Regione Lazio sia avvenuto solamente in seguito alla verifica dell’efficienza dei biofiltri e se essa sia stata effettivamente comprovata da parte di ARPA Lazio;
- il Ministro della Salute non intenda promuovere la realizzazione di uno studio epidemiologico della zona ed uno studio della dispersione degli inquinanti odorigeni;
- i Ministri non intendano verificare l’individuazione di limite d’emissione in termini di unità olfattometriche /metro cubo, che non risulta presente all’interno dell’AIA).