Non è l’ora della rivincita. Troppo facile e scontato. Chi ti definì “pseudo giornalista” in consiglio comunale (poi scusandosi) è ai domiciliari, chi hai avversato una vita sull’agire politico – nei diversi ruoli che ha avuto in oltre 20 anni – pure. E tu dovresti esultare o brindare? Neanche per idea. Certo, sarebbe la cosa più semplice, di fronte a te invitato a “fare un esame di coscienza” e ai cittadini ora “imbecilli locali”, ora “disturbati mentali”, ora denunciati per aver detto che il mare era inquinato e ora bollati come “ominicchi e viperelle” o mandati a lezione di “etica”. Invece nessuna rivincita, né brindisi, perché ero, sono e resto garantista di fronte alle indagini della magistratura e agli arresti. Ieri come oggi, quando sono state eseguite le ordinanze per l’operazione Evergreen.
Che al di là degli accertamenti della magistratura – c’è chi si affretta a dirci che 4.000 euro di tangenti sono poca cosa… – ci dicono che il sistema è crollato. Il vaso di Pandora, se la Procura di Velletri vuole davvero, è scoperchiato. Per questo è bene leggere a fondo il comunicato della finanza.
Oggi è facile dire che si sapeva di Placidi, ma per un ventennio ha fatto l’assessore, è stato ed è un alleato, e alle ultime elezioni i suoi voti – con il “porta a porta” avviato senza copertura finanziaria – sono stati decisivi per far vincere Luciano Bruschini. Né si può immaginare che la magistratura, oggi, abbia risolto un problema con il quale la politica, questa politica e questa maggioranza – vecchia e nuova – hanno convissuto tacendo. Problema di metodo, attenzione, il penale spetta ad altri. Dire oggi, come si cerca di far passare in maggioranza, che “visto? Bruschini non l’aveva confermato” è una colossale fesseria, perché da ultimo qualche giorno fa Placidi spiegava di non aver accettato l’assessorato e di continuare a sostenere questa coalizione, al punto di aver fatto il nome del suo successore. Basta leggere qui sotto.
Il problema è che qui un po’ tutti sono Placidi e – ripeto – non parliamo di vicende penali.
Questa maggioranza e questa classe politica che da un ventennio imperversa si è mossa sempre sulla base di favori, cooperative vicine, amici da sistemare. Ognuno il suo settore, senza pestarsi i piedi. Fosse un lavoro o la gestione di un impianto pubblico (tra la vicenda del Falasche che non pagava e l’evasione del Deportivo non saprei quale scegliere), la storia di un hotel o i tributi da pagare con calma, un terreno da sbloccare o qualsiasi altra vicenda nella quale entrasse la “politica”. Ne hanno fatto un metodo di governo e controllo che con l’agire politico non c’entra: è stato solo potere per il potere, costruzione di consenso per “comandare”.
Fino a quando è stato fatto mettere il vestito bello a qualche esponente della malavita locale, lo si è fatto avvicinare alla politica, gli sono state spalancate le porte del Comune. Il 16 dicembre c’è un’udienza preliminare che riguarda Placidi e le proroghe alle cooperative per il verde. Secondo il pubblico ministero quelle proroghe garantivano “i soci elettori” dell’assessore. Non fu il sindaco a dire “avete voluto fare le gare? Ecco il risultato” dopo il durissimo passaggio da Giva a Parco di Veio? Insieme a Placidi sono imputati il dirigente Walter Dell’Accio – forse vittima sacrificale in tutta questa storia – e la consigliera Valentina Salsedo che di una delle cooperative è stata presidente fino alla vigilia del voto. Elezioni dove si è presentata in “ticket” con Giorgio Zucchini, attuale vice sindaco, colui che per la storia dei parcheggi finita nell’indagine “Malasuerte” andò a mediare in un incontro presente il marito della consigliera – gestore di un servizio di parcheggio che poi si ritirò – e il fratello del sindaco, indicato dallo stesso primo cittadino, come emerso in Tribunale durante il processo. L’azienda che pagò il “pizzo” – altro che accordo commerciale – lo fece secondo i giudici di primo grado anche per “le pressioni della politica”. Cosa che penalmente non ha rilevanza ma è a dir poco inopportuna. Quei soldi andarono – lo dice l’indagine, lo conferma la sentenza – ai familiari di un detenuto al 41 bis. E il pubblico ministero, in udienza, parlò apertamente di camorra.
Non servivano gli arresti odierni a dirci qual è la situazione, a ipotizzare come leggiamo nel comunicato della Finanza “possibile la sussistenza di accordi illeciti anche con esponenti della criminalità locale, in passato indagati per reati di criminalità organizzata“. Lo sapevamo. Come apertamente, anche in consiglio comunale, Placidi e il sindaco venivano a spiegarci che era meglio per i rifiuti vincesse la Ecocar-Gesam. Oggi sappiamo perché, una parte dell’indagine riguarda i rifornimenti che la seconda faceva nel distributore di Placidi, quello dal quale ogni mattina – nell’ultima campagna elettorale – partivano le “squadre” di galoppini. Una delle tante attività imprenditoriali dell’assessore.
Per questo oggi una commissione d’accesso – chiesta da più parti politiche in passato, con precise interrogazioni – sarebbe facile quanto inutile. Tutte queste cose erano note a un Prefetto che ha preferito prendere tempo, a un Ministero secondo il quale non c’erano i legami tra certe vicende e la politica. C’è Ostia come emergenza, vero? Ma Ostia è già tra noi.
Dispiace che un uomo delle istituzioni, un sindaco che si vanta (e ha ragione) di non essere mai stato sfiorato da indagini in vita sua, non si sia accorto di tutto questo o abbia fatto spallucce. La responsabilità politica è sua, per intero. Da queste vicende alla illegalità delle cose quotidiane, sulla quale abbiamo perso le tracce della responsabile dell’anti corruzione che per la verità in un paio ci ha messo del suo.
Non brindo, non sono contento, non c’entra la possibile candidatura. Dicevo e dico che tutto questo non mi piace – anzi è preoccupante – e che Anzio non lo merita. Qui non c’è solo il sindaco a essere basito – come dice in un comunicato – ma una città vilipesa. Sarebbe il caso che Bruschini e quel che resta della sua maggioranza ne traessero le conseguenze.
Fonte https://giovannidelgiaccio.com