[sg_popup id=”3″ event=”onload”][/sg_popup]di Menuccia Nardi
Qualche giorno fa gli occhi di centinaia di persone in tutte il mondo (e tra queste per un’ora circa c’ero anch’io) sono rimaste incollate alla Tv per guardare incuriosite la diretta delle nozze più attese dell’anno, quelle tra il principe Harry e Meghan Markle (ora duchessa di Sussex): è il 19 maggio scorso, un sabato mattina, e alle 12 (ora inglese), alla St. George’s Chapel, Castello di Windsor, entra Meghan in abito bianco. Un abito semplice e bellissimo, completato da un lungo velo ricamato con 53 fiori, simbolo dei paesi del Commonwealth.
Ora, vi chiederete perché cito l’evento: innanzi tutto perché mi è piaciuto moltissimo, soprattutto per le note di contemporaneità che hanno contraddistinto la cerimonia (personalmente ho adorato la scelta del coro gospel che ha intonato Stand by me: semplicemente sublime!) e poi perché sono rimasta particolarmente colpita dall’incedere sicuro di una sposa che entra da sola in chiesa, accompagnata sì da 10 bimbi – tra paggetti e damigelle – ma senza la necessità di nessuno che le tenga il braccio (il principe Carlo l’ha accompagnata solo negli ultimi metri): una scelta che ho apprezzato e mi ha fatto riflettere (giusto in tema con la rubrica!).
Meghan è una donna del suo tempo, del nostro tempo, che con autonomia e consapevolezza entra da sola per andare incontro alla persona con cui trascorrere la vita. Un’immagine che mi è piaciuta, perché credo dica molto sulla vera essenza del matrimonio: la libera scelta di due persone, che al di là di qualunque differenza sociale si incontrano e si scelgono, in piena libertà e per amore. Davvero bello! Oggi sto sul romantico – sentimentale, ogni tanto ci sta… Alla prossima!